Carlo Venco e il suo giro del mondo in barca a vela

Quello di oggi è un viaggio particolare. Complice la passione per il mare e la voglia di concedersi una pausa. Voglia di avventura. Voglia di libertà. Nella consapevolezza però che tutto ciò avrà un inizio, ma pure una fine. Una parentesi di quattro anni. Un periodo di tempo per immergersi in una nuova dimensione, e poi ritornare con i piedi a terra. In tutti i sensi.

L’ho incrociato per caso Carlo Venco, velista di lungo corso, vicentino. Era un po’ di tempo che avevo messo da parte le interviste, poi ho sentito la sua incredibile storia e mi è venuta voglia di contattarlo. Ha appena ultimato un giro del mondo in barca a vela in solitaria durato 4 anni. Una di quelle storie sintetizzabili in poche righe, ma quelle righe racchiudono un’esperienza meravigliosa, uno di quei sogni realizzabili una sola volta nella vita e una scelta non comune. Lui con la massima semplicità la racconta così:

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“Sono partito dall’Italia (Trieste), ho disceso l’Adriatico e mi sono fermato alle Eolie. Dopo ho proseguito verso la Sardegna e, facendola breve, dopo le Baleari e la Spagna sono andato alle Canarie. Un bel salto di 20 giorni di traversata atlantica ed eccomi arrivato in Martinica. Tre mesi a spasso per le Piccole Antille, ripartenza verso il Venezuela, la Colombia… Isole San Blas, Cartagena, il Canale di Panama, le Galapagos, le Isole Marchesi nella Polinesia francese, le Tuamotu, Tahiti, le Isole della Società (Bora Bora e Raiatea ecc). Un altro bel salto in oceano pacifico verso un atollo disabitato delle Isole Cook: Suwarow. Dalle cook verso l’arcipelago delle Isole Tonga. Trascorsi 6 mesi in Nuova Zelanda sono ripartito alla volta delle Fiji, Vanuatu, Nuova Caledonia e poi via verso la Papua Nuova Guinea e l’Australia del nord est. Dopo verso l’Indonesia. Acripelago stupendo, colto e gentile. Lasciata l’Indonesia sono andato verso il Borneo a vedere gli oranghi. Dopo via verso Singapore e su verso Malacca e Kuala Lumpur. Visitate le isole malesiane via verso la Thailandia. Dalla Thailandia verso le Andamane (arcipelago indiano) traversando il Golfo del Bengala una tappa a Sri Lanka. Da lì eccomi alle Maldive. Dopo via verso Mauritius, la Reunion, Durban, Città del capo in Sudafrica, Sant’Elena (dove fu esiliato Napoleone). Da Sant’elena un altro salto fino a Salvador de Bahia in Brasile, da Salvador, dopo il carnevale, il tratto più lungo: 33 giorni di mare aperto verso le Azzorre e l’Europa e il caro vecchio Mediterraneo. Dopo le Azzorre e lo stretto di Gibilterra ho concluso il mio giro del mondo!”

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No, dico, quando l’ho sentito stavo per svenire 🙂 Una storia che a un certo punto, dalle quattro pareti dell’ufficio e da una vita da dirigente, si è appassionata al mare e alla vela fino a farne il suo lavoro. Carlo, skipper oceanico, organizza traversate nel Mediterraneo e atlantiche con la sua Ipanema III. Finchè decide che è il momento di ascoltare quella vocina che lo chiamava altrove, di fare suo un sogno nel cassetto di sempre. Un viaggio quasi in parallelo, dentro di lui e sugli oceani. Perché “navigare necesse est”, come dicevano i latini. E parte.

Come hai pianificato il programma di viaggio? Come ci si prepara concretamente ad un giro del mondo in solitaria?

Non c’è stata una pianificazione vera e propria: sapevo per sommi capi che rotte fare e in quali periodi farle. Tutto ha preso forma strada facendo.
La preparazione è rivolta quasi esclusivamente all’efficienza della barca che deve essere molto accurata. La mia barca è un 51 piedi di un famoso cantiere francese ben costruita efficiente e estremamente manutenuta. La barca era già pronta ed attrezzata per lunghe navigazioni prima di partire per il giro del mondo ho voluto concedermi dei “lussi” come il gruppo elettrogeno, il dissalatore e il riscaldamento. 

Al di là degli stereotipi che noi, gente di terra, ci portiamo dietro puoi raccontarci cosa significa imparare a vivere in simbiosi con il mare?

Bisogna essere fondamentalmente e naturalmente persone essenziali, equilibrate e dotate di autocontrollo. amare l’avventura e non essere pavidi.

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Quali le difficoltà oggettive e quelle soggettive incontrate in questi anni per mare?

Gestire una grossa barca a vela senza dovere o potere dipendere da nessuno. saper gestire la propria solitudine: c’è chi ci riesce e chi no.

Cosa ti ha colpito maggiormente? popoli poco conosciuti, tradizioni che stanno scomparendo, angoli naturali incontaminati? Ti sei mai chiesto “per quanto tempo ancora sarà così?”

I popoli melanesiani e fondamentalmente gli aborigeni della Papua Nuova Guinea che vivono ancora allo stato primordiale. Tra i posti più belli ricordo le San Blas, l’Indonesia e la Papua Nuova Guinea.

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Sicuramente avrai fatto molti incontri sia con viaggiatori che gente locale nelle terre che hai raggiunto: quali sono i legami che si creano? Che tipo di persone hai incontrato?

Ho incontrato persone di tutti i tipi, sia viaggiatori che locali, ma solo con alcuni mantengo tutt’ora dei rapporti: con persone che vivono in Nuova Zelanda, in Australia, in Polinesia e nel Mar dei Caraibi.

I lettori di questo travel blog ti farebbero mille domande sui luoghi incredibili della Terra che hai visitato: scegline uno e parlacene.

La Papua Nuova Guinea: tra gli innumerevoli scali questo meraviglioso posto e i suoi abitanti è stato veramente un paese diverso nel senso che la gente è ancora all’età della pietra e quindi non posso raffrontarla a nessun altro posto da me conosciuto. Mi ha lasciato veramente stupito. Ad esempio accendono ancora il fuoco sfregando dei bastoncini e masticano una radice amarissima che gli rende la bocca rossa e priva di denti anche in giovanissima età.

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Qualcosa che non ti aspettavi o qualche episodio successo che ha segnato il viaggio e non ti dimenticherai facilmente?

In realtà no perchè sono partito aperto a tutto. E’ successo di tutto ma nulla mi ha segnato più di tanto. L’unica nota stonata è stato andare in Brasile: mi aspettavo di visitare un paese allegro e pieno di gente spensierata e invece ho trovato un paese caotico, violento e incivile.

Quando si è in mezzo all’oceano, tu e la tua barca, è vero che ci si immerge in un’altra dimensione? Libertà, contemplazione, rispetto della natura, ritorno all’essenzialità…come la descriveresti?

La sensazione di essere un nulla, un granello di sabbia, una goccia d’acqua in mezzo ad una natura che se vuole in un secondo ti spazza via senza lasciare alcuna traccia di te.

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L’umiltà, la coscienza delle proprie potenzialità e dei propri limiti e la verifica di ogni piccolo dubbio sono alla base di ogni giornata di navigazione?

Hai già detto tutto tu: devi conoscere la tecnica della navigazione, devi navigare con l’intelligenza e non con le braccia.

Il mare è un apprendistato, insegna ad essere maestri di se stessi?

Il mare è una passione che ti impone però delle regole. Se le accetti navigare ti piacerà, se non le accetti diventa una enorme sofferenza e un grande pericolo.

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Ringrazio moltissimo Carlo Venco per la sua disponibilità e le sue parole, è stato per me un onore raccogliere la sua testimonianza. Vi ricordo che potete trovarlo sul suo sito o sulla sua pagina facebook , e non dimenticatevi : 

“Sul mare non è come a scuola, non ci stanno professori. Ci sta il mare e ci stai tu.

E il mare non insegna, il mare fa, con la maniera sua.”

Erri De Luca

15 Comments

  1. “Guardo il mare ascoltando la nota cantata dalla prora- E vedo un piccolo gabbiano posato sul mio ginocchio…avvicino lentamente la mano. Mi guarda lisciandosi le penne…allora mi parla.. e mi racconta del Bel Veliero dove molti uomini sono rimasti ancora marinai. Parlano poco, osservano il tempo, leggono le stelle e nel volo dei gabbiani riconoscono i cenni che i delfini gli fanno.”
    (B.Moitessier, La lunga rotta, Solo tra mari e cieli)

    Ricordo questo libro e leggere questo articolo è stato per un attimo come viaggiare, vivere e condividere, almeno idealmente, le emozioni e le incertezze nel ritrovarsi soli con la forza della natura e faccia a faccia con se stessi.

    Grazie

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    • bellissima citazione Gianni e…se solo per un attimo le parole di questo blog (e l’intervista di Carlo) ti hanno fatto questo effetto…beh, io sono un pò commossa 🙂 grazie 1000

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  2. Un uomo una grande impresa. Bellissimo 🙂

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    • Concordo in pieno

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  3. Credo nella possibilità di poter scegliere senza compromessi e limiti di nessun tipo. Questa storia ne è una semplice testimonianza. Grande Carlo!

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    • Ci credo anch’io, ogni tanto nella vita si creano degli spazi e sta a noi saperne approfittare per oltrepassare i limiti.

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  4. Bellissima intervista Monica e bellissime le parole di Carlo che sintetizza perfettamente le emozioni uniche che i viaggi per mare riescono a regalarci.

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    • Grazie Marzia, le sue risposte sono un insieme di saggezza, sintesi ed esperienza. Le ho apprezzate molto anch’io.

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  5. assolutamente incredibile. In pochi riescono a fare questo tipo di esperienze. Si contano (forse) nella dita di una mano…

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    • però è bello sapere che qualcuno ce la fa 🙂

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  6. Wowwww…spero proprio di riuscire a imitarlo quanto prima, appena ho risolto un pò di problemini che mi assillano 🙂

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    • Te lo auguro Valerio, deve essere un’esperienza di vita pazzesca.

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  7. Carlo ha avuto il coraggio di fare davvero quello che la maggior parte di noi velisti, sottoscritto incluso, è solo in grado di sognare. Mi sento meglio solo quando spiego la vela e metto la prua verso il largo. Bellissimo post, complimenti.

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    • mica solo i velisti, eh! 😛

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  8. un sogno… mi stò organizzando per navigare con un cat dal brasile verso il mediterraneo e mi farebbe piacere avere da carlo, lui che ha già fatto questa navigazione, dei consigli per il periodo e la rotta da seguire…

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