Tra i geyser della Nuova Zelanda

Tra i geyser della Nuova Zelanda

In realtà si tratta di un viaggio fatto nel 2012, anche se mi sembra già passata un’infinità di tempo. Rivedo mia figlia che non aveva ancora 4 anni e mi sembra cresciutissima, mi rivedo anch’io col sorriso stampato sulla faccia tra una fumarola e un geyser, con lei in braccio. La nostra prima foto la dedico a chiunque ha timori a portare i bambini in aereo, a fargli fare più di poche ore di auto o lontano da casa. Quando i genitori ci sono e sono sereni si va ovunque. Se si vuole e se si può. Il discorso di poter comprare tre posti su un volo intercontinentale per l’Oceania è un capitolo a sé, che prima o poi affronterò anche sul blog, perché qui “casca l’asino” e ne sono pienamente consapevole. Noi abbiamo approfittato di un eccezionale cambio lavoro-residenza e di un mega-accumulo di miglia di mio marito (che fa spesso voli internazionali per lavoro) e ce le siamo fumate tutte in una botta sola, così serenamente 😀 Watararapa, Te Puia, Tongariro, Wanganui, Rotorua: nomi evocativi delle roccaforti Maori. Siamo nel cuore geotermale dell’isola del Nord della Nuova Zelanda dove incrociare geyser, fumarole, laghetti caleidoscopici, fanghi bollenti, e vulcani iperattivi è semplice. Abbiamo lasciato alle spalle la gelida Fiordland, le presenze umane impercettibili, le sparute abitazioni mimetizzate nell’ambiente, km e km di fiordi, foreste, strapiombi, cascate, ghiacciai, laghi e infinite pecore dell’Isola del Sud. E quella del nord ha un’anima diversa, più umana, più civilizzata, più calda e vivibile. Il pezzo forte sono i parchi geotermali, il nostro itinerario ne ha inclusi tre anche se nell’isola del Nord...
Se potessi scegliere… Sydney!

Se potessi scegliere… Sydney!

Non amo tornare nei posti già visti, ma Sydney l’ho incrociata una volta per qualche giorno, l’ho voluta rivedere ancora a distanza di 10 anni (stessa cotta) e ci tornerei subito, per viverci. Lo so, sembra un’infatuazione, un colpo di testa, un desiderio irragionevole … ma nella vita a chi non è capitato di incrociare qualcuno, guardarsi negli occhi e senza bisogno di dirsi una parola o senza motivazioni, sentire una trasmissione di energia e un’attrazione forte? È un po’ lo stesso discorso, o no? 🙂 Provo allora ad ascoltare la mia pancia e spiegarvi il perché me ne sono innamorata. Che sia bella è sotto gli occhi di tutti, e certo non lascia indifferenti. La modernità di solito per me non è un pregio, a me incantano la storia, l’architettura passata attraverso i secoli, l’arte e la bellezza modellata attraverso l’opera dell’uomo…e in questo l’Europa è imbattibile. Sydney è il contrario…quando si dice che gli opposti si attraggono! E’ spazio aperto, orizzonte libero, è rapporto col mare, è odore di salsedine, sono i ferries al posto degli autobus, è gente che nella pausa pranzo prende la tavola da surf e sotto l’ufficio ha una spiaggia hawaiana, è vivibilità, è dinamismo, è multiculturalità, è voglia di guardare al futuro nonostante tutto, è lo “scazzo” aussie (perdonate il termine) e la mancanza di forma, sovrastrutture, è andare volentieri a piedi nudi anche in città, è fregarsene di quello che si ha addosso, è un barbecue senza troppe pretese. E’ la città vivi e lascia vivere, se possibile in modo easy. Si capisce perché la adoro? L’anno scorso mentre ero lì...
Nuova Zelanda: la Te Puia Maori Gallery di Rotorua

Nuova Zelanda: la Te Puia Maori Gallery di Rotorua

Poche parole e poi lascio spazio alle immagini scattate a Rotorua in Nuova Zelanda. Immagini sull’arte di scolpire e intagliare il legno secondo la tradizione Maori. Sculture lignee dalle linee curve e dai particolari elaborati, sorprendenti se si pensa agli strumenti semplici con cui furono fatte. Sculture che trovano la loro espressione più alta nelle warenui o case per le riunioni, nei pataka o magazzini e nelle waka o canoe, tutte cose di uso quotidiano capaci di raccontare la storia di una comunità riprodotta sul legno. Una storia meravigliosamente scolpita di cui parlerò in un prossimo post, intanto qui le foto scattate a Te...
Gli animali dei miei viaggi in Australia

Gli animali dei miei viaggi in Australia

Questo mese il Senso dei miei Viaggi mi entusiama con un tema che calza a pennello, gli Animali dei miei Viaggi…chi mi conosce sa che c’è un’etologa nascosta dentro di me (tutta colpa di Piero Angela e Giorgio Celli) 🙂 tant’è che all’università la mia prima scelta era veterinaria, poi per tanti motivi che non sto qui a spiegare la mia strada è finita per andare altrove. In ogni paese dove vado, se ci sono bestie strane in giro, sono il primissimo obiettivo del mio viaggio, fu così che convinsi mio marito ad alzarsi alle 4 del mattino per andare a vedere i Platypus in un fiume nel Queensland, le tartarughe giganti a Mauritius, le otarie e gli uccelli che non volano in Nuova Zelanda, le scimmie della foresta in Thailandia e il colobo rosso di Zanzibar, le meraviglie sott’acqua del Mar Rosso e delle Maldive o il pesce Napoleone sulla barriera corallina australiana, ma anche i piccoli pinguini o i Big Five del Sudafrica, le iguanone dell’Indonesia e prima o poi realizzerò il sogno di andare alle Galapagos, vedere i gorilla di montagna in Congo, vedere i delfini del Rio delle Amazzoni e  qualche altro sassolino (chiamiamolo così) che mi tengo nella scarpa da anni! “A mi me encanta”, come dicono gli spagnoli, stare a guardarli e capire qualcosa della loro saggezza millenaria, dei loro comportamenti, delle interazioni con il loro habitat naturale. E’ come un libro a cielo aperto. E senza andare così lontano alzi la mano chi non ha mai provato a seguire il volo di un’aquila o lo scivolare dei germani reali sul lago o...
Queensland (Australia): racconti da Heron Island

Queensland (Australia): racconti da Heron Island

Riprendo il filo della gallery di immagini precedente per passare a raccontarvi questo strano angolo di mondo, un’isola che lascia il segno, nel bene o nel male. Heron Island è uno dei tanti paradisi sulla grande barriera corallina australiana, Tropico del Capricorno, Queensland, 620 km a nord di Bribane, con un trasferimento un po’ macchinoso (2 voli Sydney-Brisbane-Gladstone e poi traghetto di 2 ore con mare molto mosso e vomitata di rito) arriviamo frullati a Heron Island, isoletta-atollo sede di ricerche universitarie sulla fauna….e in breve capiamo il perché!!! Non è un paradiso qualunque per esseri umani…è un paradiso per uccelli (e per un sacco di altre bestie)! L’isola è stata dichiarata parco nazionale e riserva ornitologica, e per metà è occupata da una stazione scientifica di ricerca dell’università. Mica solo aironi come farebbe pensare il nome, sula leucogaster, limosa lapponica, anous minutus, egretta sacra, gallenaurus philippensis, larus novae, sterna bergi e altre 60 specie diverse che nidificano e procreano su  questo fazzoletto d’Australia…sembra un film di Hitchcock!!! La prima impressione è terribile. Non c’e’ ramo di quest’isola senza un nido, ci sentiamo circondati, qualcuno più schizzinoso gira con l’ombrello per schivare i “regalini” che puntualmente si rischiano camminando per l’isola, la nana dice che tutti questi uccellacci puzzolenti le danno fastidio (e in effetti!). Ma il bello viene di notte, le bestiole fanno un casino indicibile, dei versi mostruosi, come bambini torturati, i noddy terns (uccelli neri con la testa bianca) e i mutton birds (i loro richiami somigliano al miagolio dei gatti) non ci fanno dormire e mio marito col sonno leggerissimo e’ corso a dotarsi di...

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