Sebastião Salgado: “Il Sale Della Terra”

Sono convinta che viaggio sia una parola trasversale, tutto nasce dalla voglia di correre in un prato più grande, di vedere dal vivo la natura, la cultura, le esperienze, la diversità che da bambina divoravo sui libri e in tv. In viaggio per curiosare, per espandersi, in fondo per imparare e crescere. E poi, tornati a casa, ci sono mille modi per continuare a viaggiare: attraverso le pagine di un libro, le parole di un racconto a voce, la profondità di un ritratto, la fotografia che come una calamita ti catapulta altrove, l’arte capace di aprirti finestre lontanissime, il cinema che ti incolla alla poltrona fisicamente ma ti fa volare con la fantasia, o semplicemente internet a banda larga che raggiunge oggi anche le zone più remote.

“Lui era nato in mezzo alle montagne, le amava.

Eppure voleva andare oltre le montagne, voleva conoscere.

A lui interessavano gli uomini.

Gli uomini sono il sale della Terra.”

Wim Wenders

ll film su un grande maestro contemporaneo, il fotografo Sebastião Salgado, si apre nelle prime scene con queste parole e per me è già un colpo dritto al cuore, se già amavo le sue fotografie è bastato davvero poco a conquistarmi. E il resto è solo un crescendo. Che parte dal punto zero, l’origine greca della parola foto-grafia: disegnare e scrivere con la luce, ritrarre. Forse in pochi lo hanno saputo fare come lui. Per poi raccontare i continenti sulle tracce di un’umanità in pieno cambiamento. “Il sale della Terra” siamo noi, sono gli uomini del mondo, seguiti dal fotografo in quarant’anni di carriera: alcuni tra i fatti più sconvolgenti della nostra storia contemporanea, conflitti internazionali, carestie, migrazioni di massa, sono stati immortalati nel bianco e nero inconfondibile, di rara potenza, del fotografo brasiliano.

Mi colpisce la sua sterzata, lui nasce economista, tutt’altra strada, una brillante carriera a Parigi e Londra, poi l’incontro casuale con una macchina fotografica, l’istinto, la passione, la voglia di crederci, l’investimento e la costruzione di un progetto, di lavoro e di vita insieme a sua moglie. Da Other Americas a Sahel, The End of the Road, da Workers a Exodus, il lavoro di Wenders e Salgado Jr. tenta di riscrivere, attraverso una nuova luce, l’interminabile cammino di Salgado. Ed oltre il talento, è la sua grande umanità e sensibilità che emergono.

Non è una cosa semplice, questa umanità. Non è semplice né da avere, né da trasmettere. Se uno non l’ha dentro sé, non potrà mai percepirla e neppure donarla. Il suo volto in primo piano, il racconto dietro ogni immagine, i bianchi/nero. E’ la completa adesione di un uomo al “momento” che ha saputo fermare, rendere unico, consegnando alla storia le tante, troppe, testimonianze che l’umanità avrebbe altrimenti continuato ad ignorare. Persone immortalate in disparati angoli del mondo, vittime di sistemi socio-economici affatto equi, talvolta brutali.

Quando nelle sue foto le crepe della terra diventano corpi morenti, ombre di bambini, occhi spenti, vetri frantumati dalla guerra, mancanza di dignità, ci si può solo commuovere e comprendere l’indignazione che lo stesso Salgado racconta dietro le sue foto. Lui che nei suoi ultimi viaggi in Rwanda fu costretto a fermarsi. Aveva testimoniato e “catturato” situazioni in tutto il mondo che lo hanno allontanato definitivamente dal suo soggetto principale, l’uomo. Perché l’uomo può essere un essere feroce, terribilmente feroce. E Salgado ha finito per non riconoscersi più.

E’ la morte del padre, la riscoperta della sua terra, il nuovo progetto portato avanti insieme alla moglie e al figlio per fare rinascere una terra ormai erosa dalla siccità e abbandonata, a curarlo da quella “malattia dell’anima”, tanto profonda da portarlo a smettere di far foto. Un’altra sterzata, l’ennesima, la voglia di ripartire dalla natura e il progetto Genesis, dove Salgado sonda popolazioni sperdute (dall’Amazzonia al Nord della Siberia), fotografa territori incontaminati, regnati da animali e bellezze selvagge, un omaggio alla bellezza del pianeta che abitiamo. E insieme l’impegno nella sua terra e il progetto di rimboschimento di quella che un tempo era la tenuta di famiglia in Brasile e oggi dopo 10 anni è un parco nazionale.  Dopo tutta la disperazione di cui è stato testimone, è proprio la natura ad avergli permesso di non perdere la sua fede nell’uomo.

 

Un docu-film del 2014, semplicemente stupendo. Per chi vuole viaggiare, per chi vuole conoscere, per chi vuole andare oltre le montagne.

 

Qui il trailer ufficiale del film italiano:

 

Trovate “Il sale della terra” disponibile online in streaming su Netflix, Prime, Rai Play, Timvision e altri servizi di streaming in Italia. Le piattaforme sono diventate sempre più rilevanti perché ci consentono di accedere facilmente non solo a serie TV, ma avere la possiilità di riflettere con documentari come questo. Fondamentale, però, per godersi la visione è avere una connessione veloce ed affidabile, come quella del provider italiano EOLO, che viaggia su onde radio anziché via cavo e quindi garantisce internet banda larga  anche nei comuni più sperduti d’Italia.


post scritto in collaborazione con Eolo

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