Anestesia del viaggiatore e dromoterapia

Anestesia del viaggiatore e dromoterapia

Due anni esatti sono passati, era il 21 Febbraio del 2020 quando venne diffusa la notizia del primo morto da Coronavirus in Italia ed ebbe inizio la pandemia. Due anni di incertezze planetarie, di restrizioni globalizzate, di ribaltamento delle nostre vite, tutti sulla stessa barca in un mare in tempesta. La storia di questi due anni, tra fantascienza e sanità, la conosciamo tutti, l’abbiamo vissuta ognuno sulla propria pelle e nella propria quotidianità. E non sono certo qui a tediarvi su questo, consapevole che la storia non sia ancora finita. La domanda a distanza di due anni è: come ho vissuto io, da eterna viaggiatrice, l’impatto che il Covid-19 ha avuto sulla mia vita e sulle mie passioni? Nel 2020, dopo 30 anni di onorato servizio continuativo, scadeva il mio passaporto. Era un segno. L’ufficio passaporti della città in cui vivo era momentaneamente chiuso. Non l’ho più rinnovato. E’ iniziata così una lunga anestesia, dove restare a casa ormai fa parte della nostra nuova normalità. Non ho mai sottovalutato i rischi, non ho mai scherzato con il fuoco, l’idea di affrontare confini internazionali chiusi, raggiungibili solo con motivazioni specifiche, fare lo slalom tra tamponi, quarantene, isolamenti o magari sfruttare i corridoi turistici Covid-free pur di viaggiare, mi fa rabbrividire (scelta personale). Abituata da sempre alla libertà di scelta, all’incontro, al sorriso altrui, a vivere il viaggio come apertura e anche, perché no, come spensieratezza, passione, aria fresca… ho pensato fosse meglio imparare ad accettare una situazione cambiata, e fermarsi senza scalciare. Anche questo blog ne ha risentito, è andato in standby anestetizzato, perché un/una travel blogger ho sempre creduto...
Sebastião Salgado: “Il Sale Della Terra”

Sebastião Salgado: “Il Sale Della Terra”

Sono convinta che viaggio sia una parola trasversale, tutto nasce dalla voglia di correre in un prato più grande, di vedere dal vivo la natura, la cultura, le esperienze, la diversità che da bambina divoravo sui libri e in tv. In viaggio per curiosare, per espandersi, in fondo per imparare e crescere. E poi, tornati a casa, ci sono mille modi per continuare a viaggiare: attraverso le pagine di un libro, le parole di un racconto a voce, la profondità di un ritratto, la fotografia che come una calamita ti catapulta altrove, l’arte capace di aprirti finestre lontanissime, il cinema che ti incolla alla poltrona fisicamente ma ti fa volare con la fantasia, o semplicemente internet a banda larga che raggiunge oggi anche le zone più remote. “Lui era nato in mezzo alle montagne, le amava. Eppure voleva andare oltre le montagne, voleva conoscere. A lui interessavano gli uomini. Gli uomini sono il sale della Terra.” Wim Wenders ll film su un grande maestro contemporaneo, il fotografo Sebastião Salgado, si apre nelle prime scene con queste parole e per me è già un colpo dritto al cuore, se già amavo le sue fotografie è bastato davvero poco a conquistarmi. E il resto è solo un crescendo. Che parte dal punto zero, l’origine greca della parola foto-grafia: disegnare e scrivere con la luce, ritrarre. Forse in pochi lo hanno saputo fare come lui. Per poi raccontare i continenti sulle tracce di un’umanità in pieno cambiamento. “Il sale della Terra” siamo noi, sono gli uomini del mondo, seguiti dal fotografo in quarant’anni di carriera: alcuni tra i fatti più sconvolgenti della nostra storia contemporanea, conflitti internazionali, carestie, migrazioni...
Cinema e viaggi: “Vado a Scuola” di Pascal Plisson

Cinema e viaggi: “Vado a Scuola” di Pascal Plisson

Si può viaggiare con gli occhi e con la mente anche solo di fronte al grande schermo di un cinema. Personalmente amo tantissimo i film cosìddetti “On the road” e ne potrei citare davvero molti che sono stupendi, quali ad esempio Thelma  e Louise, Rain Man l’uomo della pioggia, Fandango, Elizabethtown, This must be the place,  Sideways, I diari della motocicletta, Quasi famosi, Parto col folle, Little Miss Sunshine, Priscilla la regina del deserto, Piovuta dal cielo, A proposito di Schmidt, Middle of nowhere e Into the wild. Complice la domenica di pioggia vedo in programmazione a 40 km da casa (lo danno solo in un cineforum 🙁  ma tant’è) un film che mi ispira tantissimo e ho l’impressione sia perfetto anche per la mia nanetta che ha da poco iniziato le elementari. Si va, io e lei. E’ Vado a scuola di Pascal Plisson. E inizia con una frase: < Dimentichiamo troppo spesso che andare a scuola è una fortuna.  In alcune parti del mondo, arrivare a scuola è un’impresa e accedere all’istruzione una conquista. Ogni mattina, a volte a rischio della loro stessa vita, eroici bambini si incamminano verso la conoscenza. Questi scolari sono i protagonisti delle loro storie, storie di vita vissuta. Storie vere. >   Quattro bambini, quattro parti del mondo a cavallo fra Africa, Asia ed America del Sud, quattro famiglie che vivono di niente e i loro lunghi viaggi per arrivare a scuola ogni giorno. Certo non aspettatevi #Pechino Express o Alle Falde del Kilimangiaro della Colò (di cui io comunque sono una aficionada)… sono quattro binari, crudi e commoventi, attraverso i quali...
Il grande ulivo del Cilento

Il grande ulivo del Cilento

Giorni fa sono dovuta correre insieme ai parenti, al paese natale di mio padre. Un piccolo paese, nell’entroterra cilentano, arroccato a mezzacosta sulle alture dietro Palinuro. Entrare nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano è come entrare in un grande uliveto, ulivi secolari dalle fronde rigogliose e ulivi giovani di nuovo impianto, in un paesaggio vellutato verdissimo che sembra rimasto intatto fin da tempi remoti. La strada tortuosa scoraggia l’accesso superato Vallo della Lucania, ma questa terra contadina nonostante la semplicità dei suoi paesi, gli scempi e le speculazioni edilizie che troppo spesso sono stati compiuti soprattutto sulla costa, conserva tradizioni e “cultura materiale”, il legame delle persone con i propri luoghi di vita e di lavoro. L’occasione per cui ritorno al paese dopo tanti anni di assenza non è delle migliori, è mancata l’ultima sorella di mio padre, che in questo piccolo paese montano ha svolto la sua intera vita e che ha portato avanti la casa di famiglia dove erano vissuti i nonni paterni. Il suo funerale, di prima mattina, è un piccolo condensato dell’affetto tributato dal paese alla sua compaesana. Voglio raccontarlo perché mi ha profondamente colpito e commosso, ed è una dimensione ormai estranea alle nostre città e ai nostri riti di passaggio dalla vita alla morte, spesso limitati alle condoglianze di rito e al disbrigo delle pratiche burocratiche. Sono le 9 di mattina e la chiesa SS. Annunziata è gremita, il parroco conosce uno per uno i suoi compaesani e conosceva bene anche la zia, la racconta per la sua simpatia e la sua apparente scontrosità, e la messa è partecipata da tutti,...

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