Laghi di Fusine: sulle orme di Balto in Friuli

Laghi di Fusine: sulle orme di Balto in Friuli

Una corsa tenendo stretta l’impugnatura di una slitta trainata da cani sulla neve è un’esperienza che ricorda il Grande Nord. Domina la dimensione naturale e l’uomo, la slitta e il cane diventano in simbiosi parte del paesaggio, parte del bosco innevato, delle cime ghiacciate, nel rispetto totale della natura e dei suoi ritmi. Tra le Alpi friulane quella corsa è diventata un’esperienza reale, per noi adulti ma anche per la nostra nanetta di 4 anni. Siamo andati ai Laghi di Fusine in Valromana dove ha sede la Scuola Internazionale di Mushing-Sleddog di Ararad Katchikian, poco lontano da Tarvisio al confine con la Slovenia. La scuola è tra i punti di diffusione storici più attivi e vitali dello sleddog a livello nazionale ed europeo. Qui trovate il link . Lui è un portento, musher italo-armeno (conducente di slitte trainate dai cani), campione italiano di Sleddog, titolare della Nazionale italiana, frequentatore delle grandi corse in Alaska come le mitiche Iditarod Race, la Yukon Quest in Canada, la Alpi Rod in Francia e tante altre. Esploratore, allevatore, ambasciatore delle Alpi Giulie, consulente per la Rai e altre emittenti, scrittore del manuale “Sleddog in 20 lezioni” e del libro “Sulle orme di Balto”. Tutto qui? macchè! E’ pure chitarrista e cantautore per spettacoli itineranti insieme al suo gruppo Ararad. Senza contare che, al di là della lezione di prova, abbiamo scambiato due chiacchere e mi è sembrata una persona straordinariamente umana, appassionata e semplice. Il libro “Sulle orme di Balto”, che da qualche giorno troneggia sul mio comodino, è il diario di una grande passione e descrive le sensazioni, le difficoltà e l’amicizia...
Possagno e il neoclassicismo

Possagno e il neoclassicismo

Capita certe volte (in Italia soprattutto) di non aver programmato niente, una domenica gironzolare vicino casa e scoprire proprio dietro l’angolo tesori immensi, tracce della nostra storia, cultura, arte e architettura. Avere occhi per accorgersene per me non è stato così immediato, spesso quello che abbiamo “a casa nostra” diventa meno bello per il semplice fatto di vederselo sempre davanti agli occhi, la quotidianità e la consuetudine trasformano lo straordinario in qualcosa di inferiore. Possagno è un paese pedemontano da cui non ti aspetti grandi cose a parte il piacevole panorama sulle montagne, poco più di 2.000 anime, faceva parte della linea italiana durante la prima guerra mondiale e oggi è una tranquilla località veneta in provincia di Treviso. Appena con la macchina mi avvicino al paese, però, qualcosa non torna. Da qualunque parte si acceda, la morfologia dell’abitato è dominata dall’alto da un’architettura imponente, il Tempio Canoviano, chiesa dalle linee iper-classicheggianti, il colonnato in stile greco mi fa immediatamente tornare alla mente il più classico dei classici, quel Partenone che ho studiato sui libri e potuto ammirare dal vivo ad Atene, mentre il corpo centrale ricorda il Pantheon romano.  Il progettista è niente meno che Antonio Canova (1819), scopro che è nato e cresciuto qui a Possagno, solo più tardi mi verrà spiegata da una guida del museo il perché di quella monumentale costruzione in cima al colle, Canova lasciò tutto il suo patrimonio al comune, oltre alle opere di sua proprietà, vi fece costruire la scuola, la chiesa e fu un vero benefattore per i suoi concittadini. Uno stradone e un parcheggio di larghezza esagerata… lasciamo perdere la...

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