Cilento: le grotte marine di Capo Palinuro

Tornata dalle due costiere, amalfitana e cilentana, parto a raccontarvi quella delle due meno conosciuta e frequentata (a parte un mesetto estivo in cui pare ci sia l’assalto dei vacanzieri). Completamente diversa dalla prima, e credo insieme si compensino perfettamente. Molto più selvaggia, più autentica e più family-friendly della prima, con un mare trasparente, bandiere Blu che fioccano e sabbia dorata. E provo coll’aiuto della fotografia a farvi scoprire qualche angolino da segnare in agenda se passate da quelle parti.

Che la nostra Italia sia una miniera di bellezza non è certo una novità, nel Cilento e in particolare nella zona di Capo Palinuro c’è un’esperienza sicuramente da fare: conoscete solo la famosa Grotta Azzurra di Capri? naaaa, dovete rimediare. Ce n’è una seconda di tutto rispetto. Ma partiamo dall’inizio. Al porto turistico di Capo Palinuro partono le escursioni in barca per fare il tour delle grotte e delle calette della zona. Il mare è tranquillo, il sole non manca da queste parti, e a me la vita da spiaggia piace alternarla con qualche perlustrazione della zona 🙂 e da Alessandro , quello degli ombrelloni gialli, fa proprio al caso nostro (costo 15 €/pers adulti e 7 bimbi dai 6 anni in su) .

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Un gozzo, un capitano, un pentadattilo di rocce alte 50 metri, uno dei tratti costieri più belli della Campania. Tra gli uccelli che nidificano, il faro di Capo Palinuro e l’odore di Mediterraneo. Ma il vero tesoro è sotto il livello del mare: sono 32 grotte, un paradiso per i sub, un vero parco speleo-marino. Dopo più di vent’anni torno a vederle ed è proprio vero che i nostri occhi e i nostri sensi cambiano col passare del tempo. La prima di queste grotte che fanno parte del Parco Nazionale del Cilento è proprio lei, la Grotta Azzurra, la più scenografica.

La Grotta Azzurra

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Il nostro gozzo si avvicina all’arco naturale di roccia che è la porta, fuori il sole acceca ma appena entriamo, piano piano, le pupille si abituano all’oscurità, si dilatano e quel buio si trasforma in qualcosa di straordinario. E’ il blu cobalto del mare e la sua unicità a lasciarti senza fiato. Quasi 90 metri di larghezza dominati solo da un gioco di luce, i raggi del sole arrivano qui dentro da un cunicolo sottomarino a 18 metri di profondità e la rifrazione, come per magia, fa galleggiare il gozzo sospeso su una superficie irreale.

Purtroppo il tempo a nostra disposizione è limitato, penso a chi fuori stagione può venire qui e tuffarsi nel cobalto e goderne senza fretta. Spaziale 😀

La Grotta del Sangue

La fantasia umana si è sbizzarrita e a ogni grotta, per le sue caratteristiche, è stato attribuito un nome chiaro e inconfondibile. In questa grotta sono i minerali ferrosi sulla roccia a farla da padrone. In effetti già il nome mette una certa inquietudine, poi entriamo e la suggestione aumenta di fronte al rosso generalizzato sulle pareti che si riflette nel colore dell’acqua. Il nostro capitano prende una lampada e si avvicina alle formazioni: le illumina e la luce fa risaltare le forme (la conchiglia e il coccodrillo) e le cromie giallo-arancio-rosso scuro.

La Grotta d’Argento

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Ci prendiamo gusto col gozzo a entrare in questo gioco di chiaro/scuri, nella Grotta d’Argento  e’ il calcare sui sul fondo che crea, con il muoversi del mare, un intenso effetto argentato. E’ l’acqua marina, azzurra, che mi mescola con la più densa acqua sulfurea, per la presenza di due sorgenti sulfuree che arrivano da profonde spaccature.. Entrando nella grotta gli occhi si concentrano sulle differenza, su drappeggi  e sculture calcaree, stalattiti e stalagmiti dalle diverse forme (una madonnina e una mano). Le fotografie qui, tra la barca in movimento e le condizioni di luce non rendono bene come le parole ma fidatevi di quello che vi dico 🙂

La Grotta Cala Fetente

Il nome è già tutto un programma, si intuisce no? Ci sono esalazioni sulfuree che portano uno “strano” odore J. Qui il colore del mare diventa più chiaro e più intenso  proprio perché si mescola al vapore sulfureo. Le sue caratteristiche idrotermali,  diventano in questa grotta evidenti dove tra le insenature delle pareti, cavità e fondali si vedono patine di manganese e tinte violacee sulle rocce. Una parte di questa cala di chiama infatti la Grotta Viola. Da tapparsi un po’ il naso ma particolare.

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La Grotta Dei Monaci

La sua caratteristica e’ quella di avere nel suo interno delle stalagmiti che somigliano a un gruppo di monaci in preghiera nell’immaginario collettivo. Una grotta per la spitirualità, per il mistero, una specie di tempio sacro. Tra l’altro ricca di pareti dalle tonalità verdi e marroni,  e ricoperta dai pomodori di mare (la nanetta è diventata matta!).

La Grotta Preistorica

Ad Est di Capo Palinuro attraversiamo Punta Galera e  arriviamo alla Grotta Preistorica o Grotta delle Ossa, qui i fossili presenti nelle pareti che testimoniano la frequentazione dell’uomo primitivo nel bacino del Mediterraneo e soprattutto in queste zone. Il nostro capitano-guida ci indica i punti con le incrostazioni umane ed animali risalenti ad epoca preistorica e possiamo vedere da vicino uno strato di materiali fossili (conchiglie, ossa di animali e dicono anche umane) che rivestono la roccia. L’uomo primitivo la conosceva bene.

Cala del Buon Dormire

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Prima del rientro ci siamo meritati una rinfrescata e il nostro gozzo attracca alla Cala del Buon Dormire: piccola, spettacolare, raggiungibile solo in barca/pedalò/nuoto. Giusto il tempo di farsi un bagno, l’acqua è smeraldo e trasparentissima, di quelle che quasi non puoi credere sia il mare nostrum, tutto italiano e a due passi da casa. E’ la più fotografata di Palinuro ed il motivo è semplice: colori unici, la sabbia dorata e l’acqua limpidissima e. un contesto paesaggistico particolare: di fronte c’è lo “Scoglio del Coniglio” e intorno pareti a strapiombo, mi ricorda quasi i paesaggi della Thailandia. A fine Giugno è l’ideale, ancora pochi turisti e massima godibilità.

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Ovviamente il mio è solo un assaggio, quelle di cui vi ho parlato sono solo alcune grotte, Capo Palinuro fa parte del Parco Nazionale del Cilento e di Palinuro se ne parla persino nell’Eneide di Virgilio, Enea passò da queste parti con la sua nave e Palinuro era il mitico nocchiere di Enea, caduto in mare per volere divino e il luogo in cui era morto, come predetto dalla Sibilla, conservò per sempre il suo nome. Giusto per la cronaca eh! 🙂

 

 

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2 Comments

  1. Questo è un angolino da segnare!!
    Meraviglia!

    Reply
  2. …e la cosa bella è che si tratta di un’escursione semplice, fattibile da tutti, poco costosa. Poi a un tipo di schioppo sia a Palinuro che a Marina di Camerota ci sono spiagge e calette bellissime 🙂 per la serie #come2Italy

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  1. Cilento: il castello di San Sergio | Alla ricerca di shambala - […] dopo avervi parlato del mare e delle grotte marine del Cilento, vi porto in un luogo davvero speciale. Si…

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