IMPRESSIVE O_O Ecco l’aggettivo giusto per esprimere quello che si prova entrando nella Mezquita. E dire che di monumenti importanti in vita mia ne ho girati parecchi, ma a Cordoba rimanere indifferenti è impossibile 🙂 è veramente “tanta ma taaaaanta roba” direbbe una mia amica. Dicono sia la moschea più grande e stupefacente d’Europa.
Snocciolare qualche numero qui è d’obbligo per capire a cosa siamo di fronte: 856 colonne (quelle rimaste! prima erano 1293), 23.000 mq di superficie, una quantità di archi sovrapposti, capitelli, nervature, navate, cupole, intagli di pietra semplicemente da paura. Mai visto niente di simile. Provo a mettere a fuoco le mie sensazioni fissandole in alcune parole chiave:
a. Commistione
Una struttura stranissima, a cui nessuna immagine può rendere giustizia. Una testimonianza di 13 secoli di storia e culture diverse che non si sono sostituite una all’altra, ma hanno scelto di convivere in uno stesso luogo. Prima chiesa, poi moschea araba musulmana, su cui è stata costruita dentro una cattedrale, con rifacimenti in stili diversi nell’arco di tre secoli. Le tracce musulmane, ebree e cristiane le puoi vedere fianco a fianco, le infilate di archi della moschea e al centro la navata della cattedrale, ai lati una cinquantina di cappelle cristiane. Penso che per una volta l’uomo non ha raso al suolo ciò che non condivideva, ma lo ha lasciato quasi intatto, imparando a conviverci. Una fusione che la rende unica al mondo.
b. Infinito
Ti ci perdi nella Mezquita eppure non ti annoierai mai. E’ stata concepita come spazio semplice, orizzontale, che si ripete all’infinito, democratico a modo suo. Ed era iper-innovativa per i suoi tempi. Fuori il cortile aperto per la preghiera metafora del deserto, dentro file di archi in terracotta dipinti a strisce bianche e rosse per ricreare le palme da dattero. E poi il patio de los naranjos, o degli aranci, con l’acqua a rappresentare l’oasi. Il tutto all’infinito. Ti puoi perdere nelle sue prospettive, nella sua suggestione.
c. Disorientamento
Sarà la scarsità di luce naturale all’interno, l’illuminazione minima dei lapadari arabi, la foresta di colonne, e l’impressione appena entri di non capirci nulla, non inquadrare, non riuscire a incasellare la Mezquita in niente di conosciuto. E si è disorientati. Originalità, precisione, ricchezza, e il senso di pace che ti avvolge sono gli unici riferimenti. E devono bastare. Pure io, nonostante i miei trascorsi architettonici, dopo un’ora di giri pianta alla mano e audio guida all’orecchio, ho gettato la spugna. Meglio godersela e basta.
d. Unicità
I commenti della gente all’uscita della Mezquita sono la vera cartina di tornasole. Si sprecano i wow-magica-unica-struggente-mistica-affascinante-senza parole e chi più ne ha più ne metta. Esci da quel gigantesco portone borchiato che dà sulla Juderia e ti sembra di aver visto, una volta tanto, qualcosa che non ti aspettavi minimamente e che da solo valeva il viaggio. Perché la Mezquita è un confine che diventa amalgama, è incredulità e compiacimento, solennità e magnificenza, stupore e preghiera, tolleranza e rispetto, tutto in un unico monumento.
Qui una breve gallery fatta qualche mese fa:
Da rimanere senza parole solo a guardare le foto! Immagino cosa si possa provare a visitarla. I tuoi articoli sono sempre molto interessanti! Di seguo davvero con piacere e interesse. Alla prossima. Valeria
grazie Valeria, bello iniziare la giornata così 🙂
Ahhhh grazie per questo articolo, erano mesi che pensavo a questo posto senza ricordarmi dove lo avessi visto!!! Ci sono stata un paio di anni fa e mi ha davvero colpito, bellissime foto complimenti e grazie ancora!
devo ammettere che di tutto il giro in Andalusia la Mezquita mi ha lasciato senza fiato e ho amato Siviglia per la sua vitalità e vivibilità (ho fatto pure un pensierino a trasferirmi…se non fosse per quei “due vincoli” di casa).