Non c’è niente di meglio per farmi sbollire una sonora arrabbiatura che andare a fare un giro nella natura in compagnia della mia macchina fotografica e qui vicino a casa c’è una zona perfetta per una gita fuoriporta, per un percorso eno-amatoriale, o anche solo per affogare le vostre note storte tra le braccia di Dionisio o Bacco, come preferite 🙂 l’avevo intravista giorni fa in compagnia di amici e ci sono tornata in una splendida giornata di sole primaverile, per gustarmela appieno. Direzione Valdobbiadene, nell’alto trevigiano.
Appena oltrepassato il Piave in tutta la sua storica maestosità, si entra a Valdobbiadene e lì inizia l’antica “marca trevigiana”, cioè il territorio della provincia di Treviso. Qui siamo nell’alto trevigiano subito prima delle montagne dove finisce la pianura e inizia un dondolio di colline perfette per la viticoltura. Non siamo in una strada del vino qualunque…la Strada del Prosecco e Vini dei Colli che costeggia le colline fino a Conegliano è stata la prima arteria enologica italiana, culla del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore.
Ma al di là dei titoli, già sono di buonumore, questa giornata di inizio primavera, con gli alberi in fiore e i profili ancora innevati delle montagne e tutte queste colline terrazzate e filari di vite mettono allegria, tutto profuma di stagione, di sapori buoni, di una cultura che ha disegnato il paesaggio, di castagne, grappe, funghi e miele, di prodotti tipici e osterie, di tantissime aziende agricole che producono eccellenze, di cru prestigiosi, di un Veneto che mi piace.
E allora perché no? Fermatevi in una o più delle tantissime aziende agricole a farvi raccontare come avviene la produzione, da quante generazioni sono impegnati nelle coltivazioni, come è stata l’annata, quanti tipi di prosecco producono, a degustarne uno millesimato o un prosecco D.O.C.G, un vino frizzante o uno spumantino. C’è da perdersi, in tutti i sensi 🙂
Mi colpiscono nell’azienda Col del Lupo, queste parole:
Fare vino è una storia antica.
È un dialogo quotidiano con la terra, una poesia di sapere e tradizione che si scrive giorno dopo giorno, in un impegno faticoso e felice.
Sempre generosamente ricambiato.
E allora anche una ignorantona del settore come me, che beve solo ogni tanto in compagnia, capisce che ogni singola bottiglia proviene dalla passione, dal rispetto e dall’amore per la terra. Che ogni cantina è una simbiosi tra passato e presente, tra tradizioni secolari e innovazione, e per arrivare a produrre vini di qualità c’è un mondo dietro di lavoro, fatica e cultura di fare vino. Ma occhio a non esagerare colle degustazioni perché la strada del prosecco si inerpica tra paesini dai nomi suggestivi…Col S.Martino, Farra di Soligo, Refrontolo (è un nano? mah, io ne ho visto solo a guardia dei giardini), S. Pietro di Felletto… vi sorprenderete a incrociare ville aristocratiche, remoti monumenti e sorgenti termali.
Ah se passate da queste parti, non perdetevi un angolino che sembra uscito da un film, mooooolto suggestivo e romantico, a poca distanza dalla Strada del Prosecco c’è una pura suggestione, si chiama Molinetto della Croda, un vecchio mulino costruito colle fondazioni sulla nuda roccia, la “croda” appunto. Dicono fosse l’angolo preferito dai pittori del Veneto e come si fa a non crederci!