Visitare Procida in un giorno: 4 km quadrati di pura bellezza

Un piccolo post dove non troverete di sicuro la batteria omnicomprensiva di cosa fare, cosa vedere, come arrivare, dove mangiare, dove dormire a Procida perché proprio non ne sono capace. Mi piace raccontare il profumo dei luoghi, le sensazioni che ti trasmettono a pelle, i dettagli e le peculiarità che te ne fanno innamorare subito o ti fanno scappare. Mi piace giocare con immagini e parole per raccontare il perché lì dovresti veramente andarci. Senza veli, senza pretese di esaustività, ma con un pizzico di poesia dentro, perché di elenchi della spesa e di informazioni copia-incolla siamo pieni ovunque e ho sempre pensato che ultimamente preferisco scrivere 10 post in meno (con buona pace di Analytics), ma mettere in rete qualcosa di sentito.

E Procida, appena scendi dal traghetto, è l’isola ideale in questo senso.

Un’isola cinematografica di soli 4 km quadrati, una tavolozza di colori esplosi, un borgo di marinai e pescatori rimasto fermo nel tempo, dove tutto è ripido, labirintico, intriso di storia e di vita, un dedalo di passaggi e scorci bellissimi. Un’isola per chi vuole apprezzare cose semplici e meravigliose: la cornice del mare, il vento che si incanala nei vicoli, le reti aggrovigliate sui moli, l’atmosfera che fa dimenticare la fretta, il profumo dei limoni, il piacere della lentezza. Un’isola verace dove andare alla scoperta di uno scrigno da visitare a piedi. Che nulla ha da invidiare alle sorelle più famose Capri e Ischia.

Tele, libri, pellicole hanno provato a fermarla nella sua bellezza e particolarità: dal Postino di Troisi, girato nel ’94 in parte a Procida ed in parte a Salina, ad altri 26 film che hanno avuto il privilegio di muoversi nella cornice procidana, tra cui la pellicola tratta dal romanzo di Elsa Morante L’isola di Arturo o Il talento di Mr Ripley con Matt Damon. Il libro La regina delle galere scritto da Franca Assante, racconta poi la trasformazione di Palazzo d’Avalos in casa di pena, un viaggio nella memoria del carcere utilizzato fino alla fine degli anni ‘80, che raccoglie tante storie di vita all’interno del carcere e fa conoscere Procida da un’altra prospettiva, l’intreccio tra monarchia borbonica, burocrazia e corruzione.

Eppure visitarla è sempre una sorpresa e un onore.

Frammenti di Procida

Ogni frammento di quest’isola è un libro narrante e un filo diretto di emozioni, per chi ha la voglia e la fortuna di approdare e dedicarle il suo tempo. In un giorno io e mia figlia siamo riuscite a vedere:

  • MARINA DI PROCIDA: Quando sbarchi dall’aliscafo o dal traghetto la prima impressione è netta, di fronte hai un’isola non sfarzosa e veramente lontana da ogni caos, da ogni movida e dai ritmi tipici del turismo di massa. Qui si sente l’anima del porto, l’odore del pesce fresco appena scaricato, qui gira l’economia dell’isola, qui trovi le grotte di tufo usate ancora come riparo per le barche, i tanti moli e pontili, le aree di rimessaggio. E intorno a fare da sfondo avrete il primo approccio con l’architettura locale, a tinte pastello e scrostata dalla salsedine. Io sono nata in una città di mare e il porto per me è aria di casa, piccolo o grande che sia.
  • IL CENTRO: stradine strette, ripide, lastricate dove scoprire le tradizioni, la cultura, e la tipica architettura dell’isola di Procida. La chiamano spontanea, è rimasta immutata nel tempo, legata alla comunità e a un codice ben definito di elementi chiave: l’arco, la scala rampante, le volte. I dislivelli si superavano con archi e scale a dorso d’asino come accessi, i primi con funzione di passaggio tra le stradine e le abitazioni, mentre le scale rampanti per raggiungere esternamente i piani superiori. Poi ci sono i Casali del XVI sec. a più piani raggruppati attorno a un cortile, ci sono i terrazzi loggiati di origine araba detti vefii, ci sono i tipici colori pastello scelti in modo tale che due case confinanti non abbiano mai la stessa colorazione. Un mosaico che sembra uscito da una fantasia ardita.

 

  • TERRA MURATA: è la contrada più antica, il centro fortificato medievale a picco sul mare, un simbolo con viste ineguagliabili sulla scogliera che difendeva gli abitanti di Procida dagli assalti dal mare. Qui inizia un vero percorso nella storia, tra i palazzi principali del passato e questa parte di isola così inaccessibile. Le immagini dei film girati qui sono emblematiche, scenari che sono diventati familiari a molti; dalla Terrazza dei cannoni dominerete tutto, l’isola, i Campi Flegrei, Ischia, Capri, Sorrento, è come se qui non dovessi chiedere nulla perché hai di fronte tutto. Non perdetevela e se ce la fate visitate, per la posizione fantastica, la Chiesa sconsacrata di S. Margherita oggi adibita a mostre, e prenotate una visita guidata sul sito del comune di Procida al complesso monumentale di Palazzo d’Avalos.
  • MARINA DI CORRICELLA: arriviamo al “must to do”, il luogo più tipico, più romantico e più fotografato dell’isola. Nessun veicolo, qualche locanda e un’infilata di barche di pescatori e cumuli di reti in un porticciolo dove la quiete e le tradizioni secolari sopravvivono indisturbate. Casupole affastellate le une sulle altre, cromie che si specchiano sull’acqua. Un presepe caldo e assolato, per la sua esposizione sud-orientale, eppure intimo, mai caotico sia perché interdetto al traffico, sia perché luogo raccolto, raggiungibile solo attraverso delle antiche rampe di scale. Qui si viene a respirare la cucina casereccia, passeggiare in riva al mare e ascoltare il suono della risacca, osservare l’abilità con cui i vecchi pescatori risistemano le reti. Tutto questo vale il suo nome: Corricella, dal greco kora calè, quartiere bello. E come dargli torto.
  • SPIAGGIA DI CHIAIA: la più “isolata”, in gran parte spiaggia libera, l’abbiamo raggiunta con un bel tratto a piedi e poi 186 scalini imbucati in un vicolo (ci si arriva da piazza Olmo, o Via dei Bagni da Piazza San Giacomo). Chi mi vende una granita al limone me ne parla come una lingua di sabbia scura, tra più belle di Procida: sul lato destro il costone imponente di roccia, sullo sfondo l’altura di Terra Murata, di fronte protagonista assoluto è l’azzurrissimo mare e dopo il calore di Agosto tuffarsi dentro è inevitabile. A Procida le alternative poi sono solo la spiaggia della Chiaiolella più servita e con i due grandi faraglioni in tufo, e la spiaggia del Postino sempre di sabbia grigio-scura e pare molto simile ad alcune spiagge greche, dove Mario e Beatrice (Massimo Troisi e Maria Grazia Cucinotta) si innamorarono.
  • ISOLA DI VIVARA: oasi naturalistica dal 1974 è collegata all’isola di Procida tramite un ponte. Vietata la costruzione di qualsiasi edificio e chiusa al pubblico ad eccezione delle visite guidate, l’isola di Vivara è importante dal punto di vista naturalistico perché rappresenta i resti di un antico cratere vulcanico. Un ambiente rimasto incontaminato che custodisce piante rare, animali selvatici e ritrovamenti archeologici. Le visite guidate sono limitate (da maggio solo per gruppi da 8 persone, dura un’ora e mezza circa e il percorso totale è di 1 km, va prenotato con anticipo di almeno 24h) e per vederla è consigliabile dormire a Procida una notte e organizzare la visita il mattino seguente.

La ripartenza

Andarsene da Procida fa un effetto strano, si sale sul traghetto con la voglia di tornare, altre volte, riassaporando questa meravigliosa normalità a forma di isola tascabile. L’aliscafo alla sera sa di amaro, nel distacco si sommano le sensazioni: la gratitudine per la giornata, le scorze di limone nell’insalata, i giardini nascosti e le bouganville rigogliose, una signora intenta a dipingere uno scorcio isolano, le logge variopinte, l’odore del mare, le maioliche con le frasi di Totò, l’esplosione di rosa, giallo, azzurro, rosso, bianco ed arancione che rendono Procida un vero dipinto a cielo aperto.

E’ come il canto di un’omerica sirena.

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2 Comments

  1. Ciao prof sono Giacomo di 1b.Complimenti per il sito, è bellissimo

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