Arizona e Utah: Horseshoe Bend e Lake Powell

Ormai siamo agli sgoccioli di questa collana americana dedicata ai parchi dell’Ovest, eppure anche questa tappa ha il suo perché, anzi due. Vicinissimi tra l’altro, nei pressi di Page in Arizona. Più scrivo post e più mi rendo conto che con tutta quella carne al fuoco visitata questa estate, pensare di raccontarla con dei post e immagini “live” sarebbe stata durissima e poi ripercorrere con le parole e con calma l’itinerario fatto ti fa mettere a fuoco tutto quello che per stanchezza, contrattempi, mancanza di tempo hai lasciato per strada. E’ un ripercorre e ritrovare, ancora meglio 🙂

Horseshoe Bend__1

HORSESHOE BEND

Il primo perché si chiama Horseshoe Bend, ed è uno scherzetto del fiume Colorado. Sei lungo la Hwy 89 e come fosse niente trovi un unico piccolo cartello “Horseshoe Bend Overlook”, nessuna biglietteria, niente da pagare, solo un trim prima in salita e poi tutto in discesa verso una vallata di arenaria. Tutto apparentemente regolare. Lo scotto da pagare è solo fisico, perché il percorso non è lungo (un miglio), ma se arrivi nelle ore più calde, come è capitato a noi, son dolori!!! Sole implacabile, cappellino e scorta d’acqua di sopravvivenza, caldo boia metteteli in conto, soprattutto se viaggiate come noi con bambina al seguito.

Horseshoe Bend_2

Poi arrivi al punto X, e ti si apre un mondo. E’ una voragine di 300 mt di profondità scavata dal Colorado, un cerchio perfetto, un giro quasi completo che ricorda un ferro di cavallo. Nelle giornate di sole i colori danno il meglio di sé, l’ocra e l’arancio delle pareti scavate nei secoli e il verde intenso del fiume. Colori di una tavolozza audace, un’opera di fronte alla quale puoi solo fermarti un attimo a guardare gli uccelli planare tra le correnti, le increspature del fiume, a riempirti le orecchie del silenzio che aleggia nell’aria. Non cambieresti una virgola. E non c’è macchina fotografica che tenga, per fermare una immagine come questa.

Horseshoe Bend_3

C’è un unico piccolo grande dettaglio: se soffrite di vertigini (come mio marito, che si è rifiutato di avvicinarsi) o avete bambini (con cui la cautela non è mai troppa) Horseshoe Bend va preso colle pinze. Uomo avvertito, mezzo salvato. Purtroppo o per fortuna, le pareti sono a strapiombo, non ci sono protezioni di nessun tipo e bisogna muoversi con attenzione. E in tanti la cautela se la mettono per cappello, vanno noncuranti fino al ciglio per farsi il selfie dell’anno, tutti sorridenti nonostante il fondo di pietruzze frantumate e il pericolo di finire di sotto. Il fatto che sia un luogo ancora selvaggio e dove l’uomo non è ancora intervenuto, dovrebbe far avere un pizzico di rispetto in più.

Horseshoe Bend_5

LAKE POWELL

Il secondo perché si chiama Lake Powell. Cos’avrà di bello un lago artificiale creato sul fiume Colorado con la costruzione della diga di Glen Canyon? Mai partire prevenuti e questa è l’ennesima dimostrazione. La diga nel 1964 ha creato uno dei più grandi bacini idrici dell’America del Nord, 3360 km di perimetro. Lake Powell da solo è immenso e per goderselo veramente bisognerebbe venire qui in primavera/autunno e dedicargli una settimana, di quelle dai ritmi rilassati, magari affittando una houseboat o girandosi in barca il lago, godendosi la vita sui tanti porticcioli (marinas) che affittano cabinati o jet skis. Così sì, sarebbe l’ideale.

Lake Powell_3

Lake Powell_3

Noi siamo invece on the road e non possiamo permettercelo coi tempi. E mi dispiace perché lo spettacolo merita davvero, una volta entrati nel parco nazionale del Glen Canyon (coll’Annual Pass è compreso) la strada costeggia il lago. Il Colorado ci ha impiegato 15 anni a riempire con le sue acque il canyon e lo scenario è impressionante. Ci fermiamo prima alla Wahweap Marina Area e poi saliamo su un promontorio per vedere da vari punti panoramici dall’alto i contrasti tra le falesie rosse e il blu dell’acqua, le altissime rocce nude e stratificate  nei loro stretti e giganteschi slalom.

Lake Powell_5

Lake-Powell

Per gli americani Lake Powell è sinonimo di pesca, vela, nuoto, immersioni e sci d’acqua. E’ relax allo stato puro, è il vecchio West remoto trasformato in un ambiente ospitale e realmente vissuto. Chi l’avrebbe mai detto che un’opera di ingegneria per l’energia idroelettrica avrebbe generato anche un’industria turistica? E invece…mai dire mai. Se decidete per un viaggio da queste parti considerate una giornata piena per godervi il lago e Horseshoe Bend e una mezza giornata per l’Antelope Canyon, che è vicinissimo. I dintorni di Page sono veramente un punto strategico nell’itinerario tra i parchi dell’Ovest.

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Ps. Una menzione speciale va anche a THE WAVE, ufficialmente The Coyote Buttes vicino Kanab, non lontano da Page. Se volete vedere “la grande onda” non fate il nostro errore: prenotate per tempo i biglietti (tanti mesi prima) oppure partecipate alla mirabolante lotteria che mette in palio ben 10 posti al giorno per entrare. Il sito è meraviglioso, ma fare altra strada coll’incertezza di entrare e 10 km di sterrato sotto il sole a picco colla nanetta…per noi era un filino troppo!

North Coyote Buttes_The Wave

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