Utah e Arizona: Monument Valley, fotografia di un mito

Utah e Arizona: Monument Valley, fotografia di un mito

“La vera star dei miei film western è sempre stato il paesaggio. La mia località preferita è Monument Valley. Ci sono fiumi, montagne, pianure, deserti: qualsiasi cosa la terra possa offrire. Lo considero il luogo più completo, più bello e pacifico del mondo.” (John Ford) Il silenzio. Poi il vento. Il caldo che picchia. Poi i butte e i mittens. E tutta la cinematografia negli occhi. Tra Utah e Arizona c’è un luogo onirico, in realtà si tratta di una valle…che poi di valle, in effetti, ha ben poco. E’ lei, la Monument Valley. Io ci sono arrivata un po’ sfatta, dopo giornate e chilometri di asfalto, e memorie geologiche viste di ogni tipo (che non depone a suo favore). Eppure è bastato essere lì perché non me ne importasse più niente. Dopo i film western, i poster, tutti quei racconti e le tante aspettative, era Lei: rossa, turchese, polverosa, teatrale. E incredibilmente vera. In una riserva indiana, con i coyote, i cavalli pezzati e qualche nuvoletta a riccioli che sembrava disegnata. Si riesce a parlare poco quando si realizza un desiderio che arriva da lontano. Mi sono chiesta se avrei più visto qualcosa di altrettanto bello. Ancora non lo so, o forse sì, lo spero proprio. Forrest Gump descrive la Monument Valley come “il luogo nel quale non si distingue dove finisce la terra e comincia il cielo“, in realtà è un confine netto e ci si arriva per un’unica strada, un’unica via di accesso. E’ la US Route 163, una leggenda della storia americana, la Navajo Road. Una lunghissima prospettiva che in un colpo solo ti fa rivedere i...
Arizona: Canyon de Chelly National Monument, cuore Navajo

Arizona: Canyon de Chelly National Monument, cuore Navajo

Un giro dei parchi dell’ovest americani per me non aveva senso senza dedicare una tappa alla Navajo Nation. 65.000 km quadrati, tra Arizona, Utah e New Mexico. I Navajo si definiscono ”Diné – The People”. Hanno vissuto su queste terre per oltre quattrocento anni, quando gli Spagnoli esplorarono questa zona nel 1600, usarono il nome “Apache de Navajo”, per definirli “Apache dei campi coltivati”. Semplice. Loro sono le radici della storia americana. Una parte importantissima dell’identità Navajo è la terra su cui questo popolo vive. Loro affermano che la terra venne data dagli Esseri Sacri, i Diyin’ Diné, giunti fin qui dal cielo diedero ai Navajo la terra compresa fra le quattro Montagne Sacre e dissero loro di proteggerla. E tutta questa terra è ancora dei Navajo oggi. E’ così che arriviamo a Chinle, cittadina a 4 km dall’inizio del Canyon de Chelly. E senza volermi permettere nessun giudizio superficiale da persona di passaggio, mi limito a raccontarvi quello che ho visto. Beh, cittadina è una parola grossa, insieme di umanità più che altro. Non aspettatevi di vedere una cittadina tradizionale. I Navajo vivono in gruppi di famiglie. Piccoli gruppi di hogan, per lo più in case mobili con tetti in lamiera ed una o due case possono rappresentare più di una generazione per ogni famiglia. L’aspetto è fatiscente, sembra una terra di confine, siamo lontanissimi dalla realtà di altre cittadine americane non lontane, qui nelle riserve Navajo ti accorgi subito della differenza. E inizi a porti delle domande e a leggere. Leggo che metà degli abitanti vive sotto il livello di povertà. Gli introiti medi annui sono di 12.000...
Utah: Dead Horse Point State Park

Utah: Dead Horse Point State Park

Se cercate un luogo nel mondo capace di togliervi la parola, questo è pane per i vostri denti 😀 Un parco dello Utah, poco a nord di Moab, subito prima di Canyonlands: piccolo, altamente scenografico e sfacciatamente bello. A voler essere cinici in fondo Dead Horse Point cos’è? Uno sperone di roccia sui canyons del fiume Colorado, un viewpoint come tanti altri. Ehhhh, ma di tanta roccia non ti sarai anche un po’ rotta le scatole con tutti questi parchi dell’Ovest? La domanda potrebbe sorgere spontanea. Ma non è così, e vi spiego il perché. Intanto c’è una leggenda dietro al nome Dead Horse Point, e io non me la faccio scappare 🙂 Dicono che qui vivessero allo stato brado magnifici mustang. Liberi e selvaggi tra il rosso delle rocce. Non conoscevano l’uomo, né la schiavitù. Poi in questa terra arrivarono i cowboys, si trovarono davanti lo spettacolo incredibile di questa vallata scolpita, dove il Colorado si unisce al Green River. Affacciandosi sui canyon videro i cavalli e desiderarono subito catturarli, per domarli o venderli. Ma non era impresa facile, erano indomiti e diffidenti. Dovevano trovare un modo, uno stratagemma. C’è un promontorio lì, una lingua di roccia a strapiombo sul fiume che, come un sonnacchioso serpente, scorre duemila piedi più in basso. Una trappola senza via di uscita, l’ideale per i cow-boys. Spinsero i mustang verso il promontorio: era fatta, una volta chiusi i cavalli, sarebbe stato un gioco da ragazzi catturarli, spaventati dal baratro che, come un recinto naturale, girava tutto intorno. Ma i mustang non vollero arrendersi, preferendo la morte alla schiavitù. Scelsero infatti di gettarsi nel canyon, partirono al...
Ovest degli USA: Utah e Arches National Park

Ovest degli USA: Utah e Arches National Park

Lo Utah è esattamente come me l’ero immaginato. Non è sempre detto che i tuoi film su una destinazione corrispondano poi alla realtà, anzi. Dei 4 stati attraversati nel West USA di sicuro lo Utah è quello che ho preferito in assoluto: la Highway 12 Scenic Byway e la Interstate 70 corrono verso Green River e Moab, fanno già da sole il viaggio.  Dal Bryce Canyon verso Capitol Reef è un susseguirsi di cambi di scenari: rocce rosse, poi bianche, poi praterie, poi ancora rocce rosse, poi panorami lunari con rosa, giallo, bianco, poi si sale in montagna, la temperatura scende, e all’orizzonte picchi, vette, guglie e asperità del terreno. Solo la mole dei trucks distoglie gli occhi dalla vastità fuori dal finestrino dell’auto. Certo è una bella tirata a livello di chilometri, 275 miglia (4 orette buone di strada senza soste e i tanti overlook dove viene voglia di fermarsi) ed è una tappa da inserire nel tour dei parchi dell’Ovest solo se avete due gg in più a disposizione. Qui però guidare è tutt’altro che stressante, nastri d’asfalto che corrono in mezzo a meraviglie, zero traffico, regole chiare e rispettate da tutti sulla strada. Il vento e l’acqua hanno trasformato il paesaggio, rendendolo unico. Scatto qualche fotografia ma poi meglio lasciare la reflex nella borsa: quello che sta intorno è troppo bello per essere visto attraverso la mediazione di un obiettivo. Un immenso palcoscenico dove si esibisce, protagonista assoluta, la geologia.   E’ un po’ una dimensione metafisica, una specie di quadro di Guttuso al naturale, fatto di silenzi, di cromie forti e plasticità, di surreale. In...
Utah: gli hoodoo del Bryce Canyon

Utah: gli hoodoo del Bryce Canyon

Ma come non avete mai visto gli hoodoo??? Hoodo-what (la mia prima reazione)??? Allora il Bryce Canyon fa al cosa vostro, questo vuoto “geologico” deve essere colmato. Ecco uno di quei parchi dell’Ovest USA anticipati da una tale fama di splendore, che le aspettative sono a 1000 e hai quasi timore di andarci perché la mongolfiera potrebbe sgonfiarsi. E invece no. Anzi. Solo conferme. La sintesi migliore l’ha fatta mia figlia, 6 anni, entriamo nel parco da una pineta, arriviamo a uno al Sunset ViewPoint (per coerenza all’ora del tramonto) in questa specie di immenso balcone naturale che si affaccia su un anfiteatro poco descrivibile a parole, la nanetta guarda il panorama e poi spara a bocca aperta uno “UAUUUUUUUUUU” che fa scoppiare a ridere tutti i turisti presenti. In effetti si fa fatica a crederci. La Madre Terra qui ha veramente esagerato, chiamatela architettura naturale, scherzo del destino, esercito di pinnacoli, terra delle fate, distesa infinita di bellezza. Chiamatelo come volete, questo regalo per gli occhi e per l’anima. Un anfiteatro di hoodoos, sono pinnacoli-camini-colonne di roccia, frutto di notti invernali,  di acqua che gelando erode la roccia e la priva di sedimenti,  frutto di ossidazione dei minerali che regala arancioni, rosa e rossi per il ferro, viola per il manganese e bianco per le formazioni calcaree. Una meraviglia assoluta. “The animal legend people who lived in Bryce Canyon long ago, displeased the coyote. Angered, he turned all the people to rock.”: secondo gli indiani Paiute lo Spirito Coyote trasformò in pietra gli uomini-guerrieri.  Bryce Canyon per i nativi americani è infatti Angka-ku-wass-a-wets = volti dipinti di rosso....
Utah: lo Zion National Park e i suoi cervi

Utah: lo Zion National Park e i suoi cervi

E dopo la full immersion nel grande Luna Park di Las Vegas in the middle of nowhere, la tappa successiva è decisamente rasserenante 🙂 Si entra nello Utah, un altro mondo. Niente fretta, calma olimpica, panorama rosso tutt’intorno e il cielo blu sopra la testa. Ecco lo Zion sulla carta non doveva essere una tappa stratosferica, non impressionante come il Grand Canyon, non maestoso come lo Yosemite, certo un signor parco ma non un jolly… ci sono luoghi dove le aspettative sono a mille e poi quelli col punto interrogativo. Ci arrivi e come al solito le cose cambiano! Provate a visualizzare: una lunga valle con strapiombi rossi inaccessibili, un fondovalle morbido, col suo fiume che serpeggia. Una spaccatura nella terra dura e ostile. Ora fate un volo dal crinale, dritti, giù, fino a valle, saltate dal bordo del Canyon fino nel letto di sabbia ed erba. Planate e seguite le anse del fiume che si fa strada tra massi enormi, piante fresche e cervi che bevono. L’avete immaginato? Ecco, lo Zion National Park è esattamente così. E’ una trattato di geologia e la sua particolarità rispetto ad altri parchi dell’Ovest è essere tutto percorribile camminando. Ci sono solo i limiti delle vostre gambe (oltre alle temperature). Credetemi, stare ai piedi di una parete di roccia delle dimensioni di un edificio fa un’impressione decisamente differente che guardare la stessa in cartolina o in fotografia. Un tornante dietro l’altro con asfalto rosso pure lui e muraglioni di pietra a fare da cornice, brillano gli occhi ogni volta che ripenso a questo parco. E ci sarà un motivo se abbiamo deciso di fare il...

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