Siamo bombardati di notizie pesanti, devono darle le persone competenti , allora qui senza pretese vi racconto una semplice storia per viaggiatori disorientati.
Ti alzi una mattina, ti informi come sempre, una notizia che pareva lontanissima e simile a un film di fantascienza ti piomba proprio dietro casa. Si, io abito in Lombardia da qualche anno, gli intrecci imprevedibili della vita mi hanno portato qui, i perchè per voi sono poco interessanti. Da Wuhan a noi, dalla Cina all’Italia, 8000 km in un batter di ciglia. E poi la pandemia velocissima, un incalzare incessante, l’incapacità di crederci, la necessità di adattarsi immediatamente alle regole per venirne fuori, la vita di tutti che cambia in pochi giorni come mai avremmo potuto immaginare nel 2020. Ci siamo in mezzo. E si sa, quando il mare è in tempesta, è fondamentale non abbandonare la nave, capitano in primis ed equipaggiamento.
“È durante la tempesta che conosciamo il navigatore”
Lucio Anneo Seneca
Quel mondo che hai sempre amato e che fin da ragazzina hai cercato e voluto ed esplorato ogni volta che hai potuto, neanche fossi la pronipote di Amelia Earthart (pioniera dell’aviazione americana e prima donna avventurosa ad attraversare l’Atlantico), all’improvviso si allontana, sempre di più, l’emergenza sanitaria piomba e travolge, come un uragano scardina tutto, blocca, distanzia, anestizza e inquieta. Devi riprogrammarti, individuare solo poche priorità, le persone che contano e sperare di essere risparmiati. Manca quasi il fiato, metaforicamente come in questa malattia.
C’era una volta la libertà e le differenze, e scioccamente le davamo per scontate. Avevi due soldi in tasca e la voglia di partire, aprivi l’atlante del mondo e il dito puntava là dove la tua anima sentiva un richiamo, e poi dovevi leggere, informarti, creare l’itinerario, volare, e respirare a fondo, fare tuo tutto quello che ogni meta sa donarti, perchè il viaggio è scambio, interazione, arricchimento, ossigeno per chi lo cerca. Un’opportunità e un lusso che spesso abbiamo sottovalutato.
Ecco, ora non conta più, le nostre passioni sono l’ultimo dei pensieri, così da un giorno all’altro siamo stati resettati, è il momento del guardare in faccia la realtà, del rispetto per chi rischia e delle restrizioni stabilite, del rivalutare l’essenziale, la tutela, la salute, la sostenibilità delle nostre scelte. E la soluzione e il rientro alla normalità appaiono oggi un’oasi nel deserto, con un perimetro futuro affatto delineato. Ora il superfluo appare persino stonato e quindi i viaggi possono (e devono) aspettare. Questo spazio incluso, e spesso mi sono chiesta se un onesto “silenzio stampa” fosse la scelta più opportuna.
“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”
Fabrizio De Andrè
Per noi appassionati di viaggi è il momento di imparare a fare molto meno rumore, e dopo questa esperienza riflettere e permettere a un fiore di rinascere, migliore di prima. Più consapevole. Più responsabile. PIù attento alle vere priorità e a quanto ci circonda, a partire dal piccolo raggio intorno a dove viviamo. Di sicuro tornerà il sereno senza nuvoloni neri all’orizzonte, tornerà il vento leggero tra i capelli, torneranno i colori e le mille sfumature del mondo, tornerà il piacere dell’incontro e la libertà di viaggiare senza preoccupazioni. E noi la assaporeremo come un nettare, con nuova consapevolezza.
In attesa paziente del nostro giardino preferito in cui giocare di nuovo, senza scalciare, ora però #stiamoacasa e nel nostro piccolo facciamo tesoro di questo shock per il futuro: proteggiamo chi ne ha bisogno, seguiamo scrupolosamente le indicazioni forniteci, apprezziamo il lavoro di chi è in trincea, accettiamo le emozioni fisiologiche negative che ci inquietano (ansia, tensione e paura), accettiamo la tempesta e cambiamo le nostre abitudini.
Ora siamo viaggiatori “in una stanza” e la frontiera è la porta di casa.
Non lo avremmo mai immaginato. A vincere a man bassa, è il tweet di Lonely Planet Italia per strapparci un sorriso, la guida storica dedicata a tutte le nazioni e capitali del mondo, presenti sugli scaffali di ogni libreria e di ogni appassionato; una nuova copertina con una sala da pranzo, il pane affettato e il titolo “Casa”.
E nel frattempo? Io personalmente non ci riesco, in questo frangente tornare a viaggiare è l’ultimo dei miei pensieri, sono in uno stato di ibernazione che spero passi presto e provo ad attraversare la tempesta come una bonaccia: mantenermi calma, vivere il presente, giorno per giorno (che già è dura). Ma se voi riuscite a coltivare in questo marasma un angolo di leggerezza ci sono centinaia di libri, video e documentari su qualsiasi meta al mondo, tour virtuali dei migliori musei internazionali, si possono studiare le lingue straniere che da tempo avreste voluto migliorare, fare corsi on-line, formazione a distanza. E’ un modo per non annientarci durante la quarantena a casa.
Per quelli a cui dei viaggi non fregava nulla nemmeno prima, sarà il gracchiare ruvido di un album sul vinile, un bicchiere di vino fatto come Dio comanda, un film in bianco e nero, la gioia nei piccoli gesti, il fatto di essere ancora vivi, sani, il capire nella tempesta cosa abbiamo fatto noi per gli altri e chi ci è stato vicino, pensare come affrontare il futuro dopo questo crollo di ogni certezza. Sanitaria, economica, quotidiana. Mi piace ripescare dai miei studi classici un pensiero di Euripide:
“Al conosciuto, un Dio all’improvviso apre la via allo sconosciuto, all’imprevedibile. Fare i conti con il tasso di imprevedibilità della vita umana ci introduce ad un altro concetto smarrito: il senso del limite.”
Euripide
Come in un film di fantascienza siamo moderni Fu Mattia Pascal: il mondo occidentale si sgretola, crollano le identità e le certezze dell’era del benessere infinito, della salita inarrestabile degli indici, delle vacanze a tempo indeterminato, delle navi da crociera-grattacieli e del consumo vorace di tutto, dai social media alle series di Netflix, dal cibo gourmet ai selfie davanti alle opere d’arte. A pensarci bene, é bastato un microscopico virus a porre fine alla baldoria del secolo, ad azzerare le differenze, a infilarci tutti su un unico immenso barcone.
L’isolamento imposto dalle misure di contenimento del virus è una leva preziosa, non solo ci protegge, ma ci aiuta a riscoprire come il nostro io sia sempre legato a un noi, in una relazione di appartenenza senza cui non possiamo esistere. La pandemia è frutto della globalizzazione, il virus si è diffuso ovunque perchè noi ci muoviamo incessantemente sul pianeta, uno stile di vita innaturale. E il risultato è che siamo in un villaggio globale dove figli, genitori, nonni, sono chiusi in casa in città scollegate senza contatti se non via cellulari, Skype, social, Google Meet. Fa riflettere, e molto.
Quando finalmente si riapriranno le porte di casa e il coronavirus sarà debellato, impariamo la lezione: non riprendiamo la corsa pazza verso il benessere individuale, riduciamo le emissioni di carbonio in modo sostanziale, rispettiamo l’ambiente, compriamo solo il necessario e a breve raggio, riscopriamo la nostra meravigliosa Italia anche per darle una mano a ripartire, e apprezziamo una carezza, un sorriso, un gesto di solidarietà come mai abbiamo fatto finora. Sarà come rinascere.
Bello. L’ho letto di primo mattino e mi ha fatto bene sapere che non sono sola a pensare che sarà necessario resettare tante abitudini che davamo scontate. Ma non sarà un rinunciare, perché avremo provato sulla nostra pelle che un altro modo di vivere è non possibile ma necessario
Articolo molto bello e interessante!
https://julesonthemoon.com/