L’Olanda può offrire molto di più delle immagini stereotipate a cui subito la associamo (che comunque meritano la nostra attenzione di viaggiatori): le biciclette, i tulipani, i mulini a vento, i canali, i coffee-shop e le donne in vetrina nei quartieri a luci rosse. Oltre a questo ci sono storia, tradizione, modernità, avanguardia e soprattutto una conservazione attenta, intelligente e sostenibile del patrimonio culturale e naturale nazionale.
Basta un breve itinerario di una settimana per rendersene conto e la primavera è di sicuro il periodo migliore per godersi questa meta in tutte le sue sfaccettature. Si tratta di un primo assaggio olandese, per chi ha poco tempo a disposizione, poi tutto intorno c’è un paese intero da scoprire (magari sarà una futura meta appena sarà possibile riprendere a viaggiare con serenità).
Giorno 1. Parco Botanico Keukenhof a Lisse
La prima tappa di un tour primaverile in Olanda non può essere che il paradiso di Lisse, basta arrivare ad Amsterdam e poi puntare circa 35 km a sud-ovest della capitale dei Paesi Bassi. Il giardino botanico Keukenhof è stato definito passeggiata dell’anima (la mia definizione preferita), tripudio di colori, arcobaleno di tulipani, spettacolo della natura, di sicuro uno dei giardini botanici più visitati al mondo. Sette milioni di bulbi, tulipani, narcisi, giacinti, gigli e duemilacinquecento alberi di 87 specie, raccontano la bellezza nel loro linguaggio cromatico, quello che gli artisti da sempre hanno raccontato in altre forme. E’ il simbolo della primavera, aperto solo sue mesi all’anno, di solito da metà marzo a metà maggio in tutto il suo splendore.
Se volete approfondire, qui trovate il post iperfotografico dedicato al Giardino botanico Keukenhof, che nei prossimi mesi di Aprile-Maggio darà il meglio di se con le fioriture primaverili.
Giorno 2. Zaanse Schans ed ERIH
Zaanche Schanse per me è da vedere, ma non solo perché è un condensato di icone d’Olanda: i panorami tipici, gli zoccoli nella fabbrica museo di Kooyman, il formaggio Gouda nel caseificio di Catharina Hoeve, i ponti pedonali di legno, i magazzini, ma soprattutto i tanti mulini a vento che dominano il paesaggio e indubbiamente affascinano qualunque visitatore. Inutile nascondersi dietro un filo d’erba, tutti amiamo, raggiunta la nostra meta, vederne i simboli e gli emblemi nazionali. E qui a soli 15 chilometri a nord-ovest di Amsterdam ce n’è in quantità, tutti raccolti in un unico villaggio.
I mulini a vento in primis, 250 anni fa qui ne erano presenti oltre 600, insieme costituivano il primo sito industriale della storia europea e partendo da Zaanse Schanse si può ripercorrere qualche tratto olandese dell’ European Route of Industrial Heritage (ERIH), una rete tematica dei più importanti siti di archeologia industriale in Europa. Se volete approfondire, qui trovate il post dedicato a questo villaggio olandese, patrimonio mondiale Unesco.
Giorni 3-4-5. Amsterdam
Amsterdam è una meta perfetta per un weekend creativo fatto di canali concentrici che girano all’infinito e una dimensione contenuta, dove perdersi riserva sempre qualcosa di inaspettato: una fila di houseboat vissute, i coffe-shop e le librerie con testi scritti in una lingua incomprensibile, gli spuntini olandesi di pane e aringa, i ponti e le biciclette monochrome poco inclini all’estetica, la mobilità su due ruote con pedalate vigorose, gente di tutti i colori e mescolanze che ti fanno sentire parte di un tutto sempre in movimento, proprio come il suo cielo variabilissimo. Questa atmosfera rilassata e cosmopolita, dinamica e libera, ti trascina.
Questa città è un mix perfetto di vivibilità e soluzioni a misura d’uomo, trasgressione e cultura sfaccettata, la città di Van Gogh e di Anna Frank, del design, delle bici che investono più pedoni delle auto, delle grandi imprese internazionali e delle start up digitali, della birra Heineken e dei bruin cafè, del Joordan con le sue cucine etniche, dei mercati di fiori che fanno da contraltare agli austeri palazzi storici con la loro tipica architettura nord-europea, e ai prestigiosi musei che richiamano visitatori da tutto il mondo. E non chiamatela Venezia del Nord! A parte i canali a poco in comune con la Serenissima, Amsterdam penso sia unica e inconfondibile.
Se volete approfondire, qui trovate il post dedicato a questa splendida capitale europea.
Giorni 6-7. Waterland
Il Waterland è un piccolo territorio a 2o km a nord di Amsterdam, strappato al mare con impegno e tenacia grazie ai sistemi di controllo delle acque che hanno permesso di bonificare questa zona. Partendo dalla capitale, il Waterland è raggiungibile in circa mezz’ora di strada per raggiungere diversi villaggi: Broek in Waterland, Monnickendam, Volendam, Edam, Marken. Tutti uno più bello dell’altro.
Qui il paesaggio è segnato da due elementi, terra e acqua, pianura e acquitrini, polder ricoperti di pascoli verdi e qualche villaggio minuscolo e sonnolento. Case appuntite e curatissime, ritmi rilassati, caseifici e allevamenti di bestiame, un orizzonte piatto a 360°, ogni tanto un picco di verticalità di un mulino a vento. Vento che soffia freddo, eravamo partiti con l’illusione di gironzolare in bicicletta i dintorni, ma quei 3-5° gradi di Aprile, il meteo pazzerello e la bambina al seguito ci hanno fatto cambiare idea. Le nostre tappe nel Waterland sono state tre:
Volendam
Un villaggio affacciato sullo Zuiderzee (un mare interno che venne chiuso e divenne l’attuale lago IJssel), un vecchio porticciolo col suo lungomare, un’infilata di casette colorate e tipici barconi da pesca, ristoranti a base di pesce dove le anguille affumicate sono un must, abitanti che spuntano negli abiti tradizionali, il dedali stretti di viuzze dove perdersi e trovare gli zoccoli appesi fuori dalla porta, street food olandese ossia filetto di merluzzo impanato, poffertjes e waffel golosi.
Rimasto isolato per sei secoli, questo villaggio di pescatori ha mantenuto un’atmosfera tipica da Mare del Nord, anche se il turismo ormai è di casa, ma basta evitare l’alta stagione per goderselo per bene. Passeggiamo sul lungomare che costeggia il porticciolo, visitiamo il museo delle tradizioni popolari, la manifattura dei sigari e la cheese factory, Volendam dà il senso di un’Olanda più tradizionale, serena, con i suoi ritmi slow.
Marken
Marken è la mia preferita, un tuffo nel XVIII secolo, una punta isolata sulla Penisola nel Markermeer, dove tempeste e inondazioni costrinsero i pescatori ad abitare sui poggi, sulle palafitte, in case strette e alte. L’accesso è pedonale, il colpo d’occhio sullla Kerkbuurt e sul porticciolo parla di autenticità: i vecchi affumicatoi per il pesce, il Marken Museum dedicato alla storia dell’isola che ha inizio dai monaci frisoni, gli scorci fiabeschi, la Keerk in Buurterstraat costruita dai pescatori per chiedere a Dio di vegliare sui loro viaggi in mare, il laboratorio artigianale degli zoccoli in legno, piccoli canalo, gatti che girozonlano in quantità.
Un villaggio trasformasi in museo all’aperto. Camminiamo fino al Paard van Marken, un faro che sembra messo lì apposta per coronare un tramonto rosso in mezzo a una serata burrascosa, ceniamo dalla Taverne De Vischeer in una sala in legno, affacciata sul mare, dai sapori e dagli arredi marinari. Fuori dalle grandi finestre solo il vento che mette in guardia e il richiamo degli uccelli, questo piccolo borgo ha fascino da vendere e incanta.
Monnickendam
Monnickendam è un altro piccolo villaggio con una grande storia, che parte dal XIII secolo, il nome è già un programma e significa “la diga dei monaci” (sempre loro, i frisoni). L’impressione iniziale è che sia un po’ meno affascinante dei due villaggi limitrofi, però camminando lungo la via principale Noordeinde scopriamo alcune curiosità. Tipo la Speeltoren, la torre dell’ex municipio che ospita oggi un museo archeologico con un carillon ancora funzionante dalle figure animate di angeli e cavalieri, quello che un tempo accompagnava le imbarcazioni di ritorno al porto. O l’antica Pesa pubblica detta Waaf (De Waegh), il ponte levatoio, il porticciolo consacrato alla pesca delle aringhe e il quartiere degli affumicatoi del pesce con le imbarcazioni storiche. Insomma anche Monnickendam ha il suo perché e basta poco tempo per vederla.
Consigli utili per l’itinerario
Quanto tempo serve: 6-7 giorni in tutto
- Parco Botanico Keukenhof a Lisse (1 giorno)
- Zaanse Schans ed ERIH (1 giorno)
- Amsterdam (2-3 giorni)
- Waterland (1-2 giorni)
Come andare: in camper!
Per una maggiore autonomia negli spostamenti e per evitare i costi salati olandesi degli alloggi (soprattutto nella capitale e dintorni) un’ottima soluzione per i trasferimenti potrebbe essere noleggiare un camper da privati attraverso una piattaforma innovativa che fa incontrare chi vuole provare questa esperienza, ma non possiede un camper, e i privati proprietari che riescono ad ammortizzarne i costi di mantenimento.
post scritto in collaborazione con Goboony