Machu Picchu, la “vecchia montagna” Inca, viaggio pre-Covid e nuove regole post-Covid

Il 24 settembre è stata la Giornata mondiale del turismo: dopo quasi due anni di pandemia, restrizioni e isolamento sociale, il desiderio di tornare a viaggiare a lungo raggio è forte (anche per me). Per tornare alla normalità, per disconnettersi dalla quotidianità e finalmente partire dopo un tempo infinito a casa. Con l’avanzare delle campagne di vaccinazione e la riapertura dei Paesi, la speranza è che si possa presto ritornare a viaggiare. Di certo non come prima, nel mondo post-covid si dirà basta all’overtourism, alla standardizzazione, ai pienoni, si prevedono mete sostenibili, città più tranquille, siti UNESCO non sovraffollati, cieli meno inquinati, attività outdoor. La pandemia ci ha insegnato una lezione fondamentale: viaggiare è un privilegio, non un diritto.

Ripenso ora con il sorriso alla mitica meta peruviana del Machu Picchu, sempre in vetta alle classifiche dei luoghi più belli e desiderati del pianeta. L’ho visitato lungo il Camino Real nel 2018, in una situazione oggi impensabile con mega-assembramento di turisti all’ingresso. E’ ora di parlarne, ma per capire bene le dinamiche pre e post-covid di questo sito Unesco per eccellenza, andiamo per gradi.

Per quasi 400 anni, Machu Picchu è stato nascosto agli occhi del mondo a causa principalmente del suo difficile accesso. La Cittadella Inca si trova sulla cima di una ripida montagna nella parte orientale delle Ande peruviane. Nel 1911, l’esploratore americano Hiram Bingham rese noto al mondo l’importanza del sito Inca. Da allora, la sua popolarità è aumentata così come il numero di visitatori da tutto il mondo. Ma il luogo rimane difficile da accedere. Come si arriva a questa meraviglia? Attraverso un viaggio in treno attraverso i paesaggi della Valle Sacra affianco al fiume Vilcanota.

Inca Trail da Ollantaytambo ad Aguas Calientes

Tutto inizia a Ollantaytambo (77 km da Cuzco), la località da dove si prende il treno per Aguas  Calientes, il punto di partenza per salire a Machu Picchu. Ricordo la necessità di prenotazione anticipata per trovare posto, le carrozze Inca Trail Vistadone con finestre e tetto panoramico per vedere meglio, un’ora e trenta di vero stupore, trepidante attesa e consapevolezza entusiasta che un sogno per qualunque viaggiatore si stava avverando. Questa la versione pre-Covid.

Per avere un’idea prima della pandemia a Ollantaytambo si contavano 80 alberghi. “Almeno la metà delle strutture è fallita – racconta Joaquin Randall, che guida l’associazione degli alberghi e dei ristoranti locali -. Gli hotel “ufficiali”, che pagano le imposte, hanno potuto accedere agli aiuti governativi. Ma non è stato lo stesso per la pletora di attività ‘informali’ attive nella regione“.

Salita in bus da Aguas Calientes e ingresso a Machu Picchu

Di Aguas Calientes, dove dormii una sola notte (per fortuna), non ho un gran ricordo: un ammasso nato e costruito ad hoc per le esigenze turistiche dei grandi flussi da ogni parte del pianeta. Senz’anima, senza storia, senza nessun appeal. È però una tappa logistica obbligata per arrivare all’ingresso di Machu Picchu e nel caso non vogliate farvi almeno due ore di trekking appeso, si possono sfruttare i bus che da Aguas Calientes si inerpicano sulla tortuosa strada sterrata in direzione dell’antica città Inca. Il primo autobus parte attorno alle 5 per raggiungere l’ingresso al sito prima dell’apertura alle 6 (e c’è già la fila).

Gli accessi al sito archeologico di Machu Picchu pre-Covid erano quotidianamente limitati a 2500. In pratica il biglietto, prenotato anticipatamente, consentiva l’accesso solo all’orario prestabilito. Durata massima della visita quattro ore: la possibilità di entrata scadeva entro l’ora rispetto a quella fissata sul biglietto, chi aveva un ticket per le otto poteva entrare solo entro le nove. Quindi immaginate centinaia di persone con zaini, macchine fotografiche, scarpe da trekking, tutti pigiati come sardine ai posti di partenza per riuscire a entrare il prima possibile. Io lì in mezzo, una mezz’ora di attesa senz’aria tra la folla a sgomitare per ossigenarmi e sopravvivere.

Ma ora? Dopo 8 mesi di chiusura completa, Machu Picchu è tornato visitabile ogni giorno da solo un terzo del numero ammesso prima della pandemia – da 2500 a 675 visitatori giornalieri contingentati a orari differenti – uno dei primi numeri chiusi del pianeta. Qui potete trovare tutte le nuove regole e restrizioni post-Covid per la visita del sito. Machu Picchu ora scommette sull’esclusività.

Qui le ultime news di Ottobre 2021 relative al Perù sul sito Viaggiare Sicuri e gli aggiornamenti  sulle restrizioni dal Consiglio Europeo. Certo ci vorrà ancora pazienza, per ora il Perù per noi italiani è in zona E: la possibilità di spostamenti è consentita solo in presenza di precise motivazioni (lavoro, studio, salute, urgenza, rientro al domicilio).

Machu Picchu, spazio alle immagini

Superata la barriera d’ingresso, si apre davvero lo spettacolo dell’ingegno umano, abbarbicato tra i due picchi del Machu Picchu (“vecchio picco” in lingua quechua) e Huyana Picchu (“nuovo picco”), il sito domina dall’alto la valle del fiume Urubamba. Gli Inca sono celebri per i progetti di ingegneria civile straordinariamente avanzati e le mie 4 ore di spettacolo puro decido di trascorrerle tutte a godermi la costruzione architettonica più incredibile del loro impero: templi, palazzi, terrazze, monumenti, complessi e muraglie, edificati con grandi blocchi di pietra, senza alcuna malta. Una civiltà che non impiegava animali da soma, strumenti in ferro o ruote. Lascio perdere i trekking più arditi (la tachicardia non me lo permette), e mi godo con avidità ogni angolo, ogni spiegazione, ogni panorama, ogni fotografia, ogni nicchia, passaggio, gradone, particolare di questa meraviglia. L’ho atteso 25 lunghi anni e finalmente ci sono.

Nonostante i troppi turisti (era il 2018), nonostante l’ingresso faticoso e le sgomitate, arrivato qui puoi solo fare un passo indietro e rimanere in silenzio. Rovine sospese nel vuoto, il quadro ambientale impressionante delle Ande tutt’intorno, l’ingegno antico che parla e una cittadina impossibile creata in base al culto del Sole e degli astri, con le conoscenze dei meccanismi celesti, degli equinozi e dei solstizi. Misticismo, maestria, cultura, e aveva ragione lui…

Nella varietà dei suoi incanti e nel potere della sua seduzione, non conosco un altro luogo al mondo che gli si possa comparare” – Hiram Bingham

Machu Picchu, il mistero dietro la costruzione

La prima domanda che ti fai, quassù, è come hanno fatto gli Inca a costruire questa cittadella e trasportare migliaia di tonnellate di roccia su per la montagna e unirle insieme senza lasciare il minimo spazio tra loro? Una delle caratteristiche tipiche dell’architettura Inca era il modo in cui lavoravano i blocchi di pietra, ognuno presentava molti lati che si sarebbero adattati perfettamente tra loro senza bisogno di malta, formando una sorta di puzzle tridimensionale. Questo tipo di progettazione aumentava la stabilità del muro, necessaria a causa dei terremoti frequenti. Costruzioni precisissime, di dimensioni impressionanti, e persino antisismiche in una zona inaccessibile per conformazione.

Ci sono molte teorie sull’origine di questo luogo. Forse era la residenza del re Pachacutec, un osservatorio astronomico, un santuario costruito per onorare un luogo sacro. Machu Picchu si trova completamente circondata da un fiume sacro per gli Inca, il fiume Urubamba. Hanno persino avanzato ipotesi ufologiche, secondo le quali il sito sia stato costruito da civiltà di un altro mondo. Di certo ci sono molti templi sacri e una strana pietra, l’ Intihuatana, della quale non si riesce ancora a dare spiegazione. Forse è un altare sacro, un orologio solare.

Studi recenti hanno dimostrato che la struttura di Machu Picchu riflette la frattura geologica che si trova sotto il sito. Anche altre antiche città Inca, si trovano in corrispondenza dell’incrocio di faglie perché permetteva di avere a disposizione rocce in abbondanza e risparmiare l’energia per tagliarle e scolpirle. La posizione di Machu Picchu, aveva inoltre il vantaggio di convogliare nel sito le acque piovane e allo stesso tempo di proteggerlo da valanghe e smottamenti per aiutare a drenare l’acqua durante i forti temporali frequenti nella regione.

Machu Picchu, il mistero dell’abbandono

Molte le leggende. Un’improvvisa mancanza d’acqua? L‘acqua però scorre ancora nelle ‘fontane” di Machu Picchu. Un’epidemia? Non ne restarono tracce. Forse è vera la versione della guida, cioè che nel 1535 con alla venuta dei conquistadores, gli abitanti di Machu Picchu abbandonarono la città per andare ad aiutare la capitale Cuzco assediata. E la fortuna di Machu Picchu è che gli invasori qui non ci arrivarono mai.

Quindi Machu Picchu scompare dalle mappe e dalla storia per quasi 400 anni, fino a quando uno studioso di storia sudamericana della Yale University, nel 1909 inizia ad esplorare queste parti ed il 24 giugno del 1911, convince, Merchor Arteaga e un ragazzino di 10 anni, Pablito, a mostragli reperti inca importanti. I locali hanno sempre saputo della presenza del Machu Picchu sulla montagna. Machu Picchu era ormai coperta da rovi, vegetazione che nasconde i templi, le case, le porte, chissà forse nascondeva anche tesori. Nel 1912 Bingham e i suoi colleghi riportano alla storia Machu Picchu.

Non trovarono oro, ma una città quasi intatta. Stupenda.


Qui l’itinerario completo di viaggio del Camino Real in Perù e Bolivia 🙂

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