La vita diciamolo può essere un pantano per tanto, troppo tempo, e poi all’improvviso trasformarsi in una montagna russa dove devi tenerti abbastanza forte da non volare di sotto. Ecco diciamo che ultimamente (6 mesi more or less) mi sento un po’ così, in un grande frullatore impazzito. Ne sono successe parecchie. Non che i miei ultimi 16 anni siano stati esattamente “casa e chiesa”, tutt’altro. Ma è come se tutto quello che non è successo prima ti venisse una mattina a bussare alla porta e non hai il tempo di pensarci su, di far quattro chiacchiere, di bighellonare o ragionarci con calma. Sei risucchiato dall’onda e tutto quello che puoi fare è tentare di riemergere per respirare un po’.
Quindi chiedo venia a chi per caso o per volontà passa su queste pagine virtuali e nota la mia assenza, ho avuto ottime ragioni vi garantisco per “trascurare” un attimo questo blog. L’ultima è il mio recente trasloco in un’altra città italiana. Questa volta eccoci a Mantova. E sul traslocare ormai ho una discreta esperienza sul campo, sono al settimo comprensivo di TUTTO. E quando dico tutto non si scherza mica: dai mobili, ai quadri, ai tappeti, alle lampade, a tutte le amenità stipate con dovizia in cantina, alle piante, ai piatti, alle pentole, al servizio Wedgwood da 12 del matrimonio o quello bavarese bordato oro della nonna (mai usato ovviamente), al servizio di 100 bicchieri da acqua-rosso-bianco-spumante-whisky-superalcolico, i vassoi da portata, i sottopiatti, le caraffe, i decanter e “ca**i e mazzi”… provate a imballarveli uno per uno, poi la domanda sorge spontanea: ma perchèèèèèèèè? #spaccotutto 🙂
In fondo quelle 2 settimane di imballaggio della casa sono veramente ben poca cosa. Arriva il momento dei saluti, l’ennesimo. Quello quando non c’è più spazio per attendere, quello dell’ultima sera. E’ un pò come sapere che qualcuno non lo vedrai più domani e devi congedarti nel migliore dei modi possibili. Si, certo, è solo una casa, una delle tante dove abbiamo abitato per un pò, ma ogni casa è inevitabilmente una parte di te. E’ quella luce che all’ora del tramonto la riscalda, è quella pace in mezzo al verde che sembra irreale, è svegliarsi la mattina col profilo della montagna che ti rassicura, è un giardino dove sono cresciuti i tuoi tulipani, è il Norvegese delle foreste del vicino che ti si spaparanza sul divano, è il figlio treenne del vicino che appena può entra in casa a giocare con tua figlia. Sono angoli, sciocche abitudini che semplicemente hai amato. E l’hanno resa tua.
Senza contare le persone e tutti i punti di riferimento, che ti sei costruita intorno e che erano la tua quotidianità. Ok, non c’è tempo per le smancerie, bisogna “farci la scorza”, è solo la settima casa che cambio in 15 anni e non vorrai mica fare la nostalgica? ho superato distacchi ben più grandi, ce la farò, ce la farò anche stavolta. E’ un mantra di autoconvinzione. Domani arriva lo squadrone degli armadi a 4 ante a smontare tutto, come non fosse mai esistito. Si volta pagina, panta rei. Sveglia presto, la nostra casa all inclusive dentro un camion e viaaaa!!!
Gli unni arrivano, i camion per la cronaca sono 4, la nottata da homeless doveva essere sulla carta 1, giusto il tempo di smontare in una città e rimontare il giorno dopo in un’altra. Peccato per un dettaglio. I dettagli contano, si sa, in alcuni casi sono tutto… comprata casa abbiamo deciso a Maggio, nonostante fosse nuova, di rifare alcune cosette (e qui la deformazione professionale mi ha fatto mettere del mio! mea culpa). E i lavori che a Luglio dovevano essere terminati sono gonfiatiiiiii, gonfiatiiiiiiii, gonfiatiiiiii nei tempi . E ovviamente la coppa del ritardo la vince la ditta che deve fare la scala di casa, per cui ehm… come dire, non si può salire da sotto a sopra. Un dettaglio.
Presa da raptus, dopo 17 gg fuori casa (parcheggiati altrove), decido che è il momento di mettere la parola fine a questo limbo. Fine o non fine dei lavori a Ferragosto io entro. Mi serve un punto di riferimento, e per la settima volta capisco quanto un trasloco sia destabilizzante. Vivi con una valigia striminzita e non sei in viaggio. Vedi tutte le tue cose smistate/smontate/imballate/incartonate e devi ricrearti una distribuzione, un ordine, una logica, una mappa mentale e fisica, prima nelle tue cose e poi all’esterno. E stare calmo, perché basta un dettaglio che i tuoi programmi vadano a farsi benedire.
In fondo il trasloco è un insegnamento, una prova di pazienza.
Inutile agitarsi, anche se talvolta è inevitabile. Ora finalmente siamo nella nuova casa, c’è ancora parecchio lavoro da fare, Agosto ahimè volerà via tra una finitura, un artigiano, gli ultimi cartoni da svuotare, un garage da riassettare, nuova residenza-Asl-scuola da chiedere. Amenità insomma. Però la discesa è cominciata, ed è quello che conta. Il viaggio negli States anche se finito da un mese, sembra preistoria, già roba di millenni fa. Ora sì che servirebbe non un viaggio, ma una vacanzina di puro relax, al mare, di quelle senza lunghe tratte aeree, senza scarpe ai piedi, telo sulla sabbia e giramento di pollici. Peccato per un altro dettaglio…dopo l’acquisto della casa e una serie elevata alla n di spese extra…non c’è più trippa per gatti 🙂 i dettagli contano, o no?
Perdonate lo sfogo fuori tema travel, da oggi finalmente dopo 30 gg a pane e attesa finalmente habemus ADSL e pc funzionante, mi hanno riconnesso col mondo (ip ip urrà). Ho un sacco di tappe da raccontarvi sul viaggio appena fatto #myUsa e un discreto archivio fotografico. Quindi approfitterò di questo fermo forzato per riaggiornare Alla ricerca di Shambala e riprendere in mano la creaturina. Con più costanza 🙂 Voi intanto godetevi le ferie.
Che bello leggerti! Sono a casa con un giramento unico di c… senza prospettive di nemmeno un giorno di vacanza, con la bacheca intasata da foto di luoghi meravigliosi dove sono le nostre amiche e tanta frustrazione. Almeno tu sei andata negli States e tra un po’ avrai una casa bellissima. Anch’io ho traslocato molte volte e capisco bene tutte le tue sensazioni… Dai che il peggio è alle spalle!
Ciao carissima, pure qui giramento di cocones a mille 🙂 Felice di risentirti, mi sono mancate le mie frequentazioni virtuali. Un grande pat pat sulla spalla in attesa di tempi migliori e viaggetti come piovesse. Intanto godiamoci quelli delle nostre amiche (che ci stanno dando dentro).
Tutta la mia solidarieta’ cara, io che lavoro anche il giorno di ferragosto e che dovro’ attendere ancora un po’ prima di mollare gli ormeggi e veleggiare verso il mio viaggione autunnale…
Un’estate folle, insana, a tratti dolorosa e sfiancante come mai, un mese alla fine e la sensazione di essere alla frutta.
Tieni botta, come spesso capita dopo il temporale arriva la quiete, un abbraccio immenso
ciao Simo, come già ti scrissi tempo fa prendendolo a prestito dalla saggezza Navajo “no rain no rainbows”. E dopo l’estate folle dalle parti di Cattolica….si salvi chi può!!!! abbraccio ricambiato