Viaggio a Cuba: aspettativa contro realtà, consigli prima di partire e pensieri sparsi

Ci sono viaggi attesi a lungo, sedimentati, idealizzati. La nostra immaginazione e la nostra mente ha costruito aspettative sulla meta, è difficile porsi un freno, l’attesa è bellissima e nutre la carica emotiva rendendo sempre più desiderato l’obiettivo finale. Non possiamo farne a meno, è una modlità di lettura dei luoghi che andremo ad esplorare fatta solo di fantasia, aspirazioni e desideri. E fin qui tutto bene.

Il rischio quale è? Quello di inciampare nell’altra faccia della medaglia, la delusione dell’aspettativa, che ti trasporta diretta a terra con un dolmen tra le mani. Un pò meno bene, diciamo. Però ogni viaggio è una sintesi di quello che capita nella vita di tutti i giorni. E la “fregatura”, ammettiamolo, prima o poi capita sempre, l’amarezza sarà tanto intensa quanto l’energia che abbiamo dedicato ad immaginare qualcosa che poi si è rivelato diverso. E’ un rischio da mettere sempre in conto, prima di ogni partenza.

Premesso questo arriviamo al viaggio a Cuba e andiamo con ordine, ho aspettato qualche mese per parlarne ed esprimere le mie perplessità.  Diverse persone mi hanno chiesto entusiaste le impressioni avute, forse immaginando solo esotismo, case coloniali, rum, sigari, macchine anni ‘50, sorrisi, spiagge e tanta salsa. Mi sono sentita una voce fuori dal coro, meglio metabolizzare prima e poi dare agli altri qualche consiglio utile prima di avventurarsi nella Isla Grande.


Le premesse 

  • E’ stato un itinerario di 16 gg ad anello, volo MXP-Madrid-L’Havana a/r, quindi metto le mani avanti e ammetto i limiti temporali di questa esperienza, parlo da viaggiatrice-turista-blogger che visitava per la prima volta il paese, provando ad “annusarlo”,  e oggi ne riporta le sue impressioni.
  • Le tappe principali del viaggio sono state: L’Havana, Baia dei Porci, Playa Giron, Reserva Bermeja, Caleta Buena, Punta Perdiz, Cienfuegos, Trinidad, Parque El Cubano, Playa Ancon, Camaguey, Valle de Los Ingenios, Sanctu Espiritus, Santiago, Roca del Morro, Baracoa, Yunque de Baracoa, El Cobre, Guardalavaca, Cayo Coco, Las Tunas, Cayo Guillermo, Playa Pilar, Cayo Santa Maria, Santa Clara, L’Havana. Il tutto dormendo in casas particulares .
  • Il tour operator locale: non ho avuto la possibilità di prenotare in anticipo, ed essendo un viaggio deciso all’ultimo e in altissima stagione (Agosto) i prezzi dei voli per l’Havana erano inabbordabili, quindi ho scelto di appoggiarmi a un TO italiano, che a sua volta si appoggia a quello che a Cuba è il TO statale esistente dal 1992, l’Havanatour srl con sede anche in Italia a Milano. Questa probabilmente è stata la scelta meno azzeccata, più vincolante, perchè il tour era ben organizzato a livello logistico, squisita la guida, ma livellato su un turista medio di poche pretese, da spostare come una pedina in tappe brevi, scadenzate e di scarso approfondimento, un itinerario improntato soprattutto alla ricerca del relax, delle comodità e non all’incontro, alla curiosità, agli spazi autogestibili. Quindi per me è un no secco, croce sopra.

Sarò sincera, in tanti anni di viaggi pochi posti mi han fatto inca**are come Cuba.

E visto che, fin dall’inizio, questo angolo da travel blogger ha sempre avuto l’unica velleità di essere onesto e raccontare agli altri viaggiatori il positivo e il negativo delle mie esperienze, senza filtri e senza patinature, spero di offrire qualche spunto di riflessione per essere d’aiuto a chi ci andrà domani. Cuba è un universo veramente complesso da decifrare con una specificità storica unica al mondo; una volta arrivati, preparatevi al fatto che qualcosa vi stia sfuggendo… accettate il vostro destino e lasciate andare, altrimenti vi rovinate la vacanza.

Una Cuba sudata, lezza e puzzolente, viscerale, incazzosa e oscena e altrove candida e ingenua, sognante, dalla quale non ci si può staccare — della quale si può restare spaventati o stregati, succubi per sempre. Una Cuba vera, sanguigna, lontana dalle ideali cartoline che il viaggio non riuscì a colorare di realtà.

Pedro Juan Gutierrez


Cuba quotidiana 

La realtà quotidiana cubana è un capitolo delicato di cui ho grande rispetto, posso solo dire che girando l’isola ti accorgi come nulla ha a che fare con le oasi caraibiche ovattate dei resort per turisti ed emerge una complessità amara, comprenderla di sicuro richiedebbe tempo, esperienza e per il viaggiatore uno sforzo in più rispetto a tante altre mete. Cuba non sembra cambiata molto, l’abito socialista-progressista attuale si scontra con alcuni dati oggettivi che ti trovi davanti e che come europeo fai fatica a digerire. Faccio solo alcuni esempi, ma ce ne sarebbero tantissimi:

Garanzie di sopravvivenza

Tutti i cubani hanno una minima garanzia statale di sopravvivenza, di educazione scolastica, di buona salute attraverso il sistema sanitario esistente, eppure vedi code infinite ovunque, soprattutto nei negozi statali dove i cubani possono acquistare ben pochi beni garantiti sugli scaffali (sale, riso, fagioli, lattine di pomodoro, etc) attraverso una cartilla o libreto de abastecimiento, la razione alimentare minima dei dipendenti o pensionati. Entri, ti guardi intorno, tutto razionato, tutto da brividi. Poi giri l’angolo, oggi l’isola è ambita dalle multinazionli europee, a L’Avana vai in Calle Obispo o a Santiago e iniziano a fare bella mostra le vetrine Nike, Chanel nr.5 o i jeans Diesel, ma se li possono godere solo i turisti o l’elitè cubana benestante. Ma è un 5% della popolazione, gli altri si arrabattano tra salari da fame, tasse, e cercano di arrotondare con secondi, terzi lavori soprattutto legati al turismo, dove hanno la possibilità, attraverso le mance in CUC, di vivere meglio (con un’economia sommersa non indifferente).

Difficoltà di espatrio

I cubani erano obbligati a vivere dentro la loro isola senza poterla lasciare, e se nascevano fuori dalla capitale, non avevano neppure la libertà di muoversi del tutto all’interno dell’isola, servivano dei permessi speciali per girare il proprio paese, alcune zone dell’isola erano vietate (ad es. era vietato raggiungere i cayos a Nord da cui facilmente si potevano raggiungere le Bahamas di fronte e andarsene). Dal 2013 ufficialmente qualcosa è cambiato, ma ancora oggi la burocrazia è complicata, ha costi elevati e in fondo nel 2019 un cubano non è libero di andare su internet, comprarsi un volo ed espatriare, se non a fronte di un contratto di lavoro all’estero, una “carta di invito” che difficilmente verrebbe fatta a qualcuno che nemmeno si conosce, o qualcuno che per lui faccia tutti i documenti in ambasciata per il matrimonio e si prenda in carico il loro mantenimento.

Acquisto di un immobile

I cubani fino al 2 Novembre 2011 non potevano possedere una casa; lo Stato cubano era considerato unico proprietario di tutte gli immobili e le case sull’isola, quindi gli abitanti delle case private non potevano legalmente vendere le loro proprietà. E ora? Lo Stato ha aperto la compravendita di case ed è partito il boom immobiliare, il governo autorizza al massimo due proprietà, la residenza e una casa vacanza per i cubani o per gli stranieri residenti a Cuba, mentre ci sono limitazioni per gli investitori stranieri. Il costo della maggior parte di queste case è al di sotto dei 30.000 pesos cubani. Ma ipotizzando anche uno stipendio medio-alto di 19 dollari al mese, un cubano dovrebbe lavorare 3.157 mesi o 263 anni per poter pagare una casa. Qualcosa non torna…


Isla Bonita? Ne siamo certi?

Paesaggisticamente parlando Cuba non mi ha impressionato più di tanto.

E’ un’isola caraibica, ricca di bassopiani con pianure fertili e coltivate, nella fascia costiera e centrale, mentre i rilievi montuosi sono concentrati nella parte sud-orientale e occidentale dell’isolaqueste sono le parti naturalistiche più interessanti insieme ai cayos della costa a Nord, ma per riuscire a vederle entrambe (da Baracoa a Sud-Est a Pinar del Rio a Nord-Ovest) bisognerebbe fare almeno 18-20 giorni ed evitare il giro ad anello, arrivare sull’aeroporto di L’Havana e ripartire da Santiago, percorrere l’autostrada che taglia in due l’isola in un’unica direzione facendo le necessarie deviazioni.

Architettonicamente parlando neppure.

Il mix di decadenza, edifici coloniali, barocchi, art deco e neoclassici di L’Havana Vieja impressiona abbastanza per il suo fascino e racconta l’eredità culturale di questa città che fu il porto più grande delle Indie Occidentali spagnole. Però è un gran miscuglio di stili architettonici fusi insieme, dissonante: chiese e conventi tipici del barocco cubano a testimonianza della tradizione coloniale cattolica, fino ad arrivare alla borghesia creola dell’ottocento, all’art decò novecentesca, alle strutture rigide ma funzionali costruite dal governo socialista del Malecon (il lungomare). Accanto a palazzi storici conservati e di recente restaurati, fonte di turismo, giri l’angolo e trovi vie intere e palazzi meravigliosi lasciati totalmente in rovina e decaduti.

Un patrimonio Unesco importante che però si ferma alla capitale, perchè l’unica vera “rivale” è Trinidad, prima città coloniale restaurata, dove il barocco si mischia alle influenze spagnole ed è ricca di patio fioriti, balconcini in ferro battuto, tetti rossi e strade lastricate…adorata dai turisti (e anche da me). Ma tutto il resto insomma, scompare abbastanza, nè  Cinfuegos, antico porto di pirati e cittadina neoclassica, nè Camaguey capoluogo delle coltivazioni agricole di canna da zucchero e allevamenti di bestiame, con uno stile architettonico che unisce eleganza e semplicità, nè Baracoa costruita nel 1511 coi suoi edifici in legno nel classico stile architettonico coloniale cubano, nè può competere Santiago, a cui lasciamo il primato di città rivoluzionaria per eccellenza.


Hasta la Victoria! 

Cuba è piena ovunque di cartelloni, murales, manifesti che mostrano immagini e slogan che promuovono ancora oggi le benedizioni della Rivoluzione cubana, all’ingresso di ogni città, nelle strade principali, nei vicoli, nelle piazze. I manifesti sono strumento per trasmettere idee, educare, convincere, diffondere cultura, impressionare, suscitare emozioni grazie alla forte capacità comunicativa e all’immediato impatto visivo e verbale. I temi trattati sono ovviamente di natura politica, campagne sociali e ideologiche, slogan rivoluzionari. Oggi il governo cubano mantiene un’intricata macchina di propaganda che comprende un’agenzia di stampa globale, riviste, giornali, strutture radiotelevisive, case editrici, gruppi di fronte e altre organizzazioni varie che derivano tutti dalla rivoluzionaria macchina propagandistica di Castro.

Quello che mi ha fatto venire un’immediata orticaria è la perfezione e la cura estrema con cui sono tenuti il Mausoleo di Ernesto Guevara (El Che) a Santa Clara, rivoluzionario, guerrigliero e medico argentino, icona del movimento rivoluzionario cubano, e il Cimitero Monumentale di Santa Ifigenia a Santiago di Cuba dove sono seppelliti tutti gli eroi nazionali e Fidel Castro,politico, militare e statista  che ha governato Cuba dal 1959 al 2008. Il resto del paese (a parte il cuore storico di Trinidad e di L’Avana Vecchia) cade a pezzi, le strade sono poche e risentono degli anni di Bloqueo, gli edifici sono basici e la manutenzione assente, è reale l’arretratezza. Il contrasto stride e irrita, marmi pregiati, cambio della guardia, bandiere al vento, palme altissime da un lato, strade sconnesse, buche, tetti in lamiera e povertà dall’altro. Come se il turista non se ne accorgesse.


Capitolo ETECSA 

Siete dei millenials iperconnessi? Peccato! Internet a Cuba oggi c’è ma dovrete penare parecchio. L’unico modo per accedere a Internet per uno straniero, se non avete attivato il roaming dall’Italia, è quello di andare nei centri di comunicazione predisposti dal governo, sono gli uffici ETECSA (Empresa de Telecomunicaciones de Cuba S.A.). Come ho fatto io, dovete fare la coda e acquistare a 1CUC la tessera di credito per accedere a internet, grattare il codice nascosto e la password e connettervi per un’ora (scarsa) o 5CUC cinque ore. Ma dove? Qui viene il bello.

In ogni città, di solito nelle piazze centrali, esistono degli hotspot con il segnale che vi permetteranno di accedere a internet; le connessioni al web non sono diffuse sull’isola. A volte per raggiungere il punto con wi-fi più vicino  dovrete camminare parecchio, altre volte l’hotspot non è disponibile o ballerino … insomma può essere davvero complicato trovare una connessione se non è attiva nella vostra casa particular o hotel (comunque la scheda ETECSA la dovrete usare). Se potete spendere un pò di più, la soluzione per tagliare la testa al toro è pagare al vostro operatore il costo settimanale del roaming telefonico a Cuba e non pensarci più dopo la partenza, vi risparmierete della bile. Per il resto scordatevi Google Map e rispolverate le guide di viaggio cartacee che vi tireranno fuori dalle inevitabili situazioni di empasse per mancanza di tecnologia.


La spremitura del turista occidentale

Ho trovato un’Isla Grande che tratta abbastanza male chi arriva, non intendo di sicuro la gente che mantiene (e lo senti soprattutto nella rete di piccole realtà) la sua fierezza, la sua autenticità e l’apertura al prossimo, quanto un sistema generalizzato di “spremitura” del turista occidentale, sistema che parte dalla presenza della doppia moneta: ci sono due valute in circolazione a Cuba, i pesos cubani o CUP, utilizzati solo dai cubani, e la Moneda Nacional o pesos cubani convertibili CUC, utilizzati da tutti gli stranieri (hotel, musei, ristoranti, trasporti, sigari, internet): un convertibile vale 25 pesos cubani e 1 euro = 1.10 CUC. Ci sono due Cuba oggi: quella dei turisti e quella dell’establishment. Le banconote per i turisti valgono come l’euro. Quelle locali invece non valgono (quasi) niente. Il governo fa praticamente il possibile per far vivere al visitatore straniero un’esperienza edulcorata del paese, lontana dalla reale vita quotidiana della popolazione. E’ stata la mia prima sensazione.

Si potrebbe fare una vacanza a Cuba spendendo davvero pochissimo. Bisogna aggiungere che vivere a lo cubano  significa dormire in posti dove si può prendere la scabbia, pranzare con lo street food offerto dalle finestre dei paladar privat o nelle casas particulares, cenare con il congris (riso e fagioli) e dimenticarsi i taxi a favore degli almendrones (taxi privati collettivi). Al turista invece tutto è “offerto” in CUC: tanto per fare un esempio banale, l’ingresso a una piscina di un resort in un cayo costa quanto lo stipendio mensile di un chirurgo cubano che guadagna 750 pesos (25€), per il noleggio di un’utilitaria ci vogliono non meno di 80€ al giorno, capite che quando ti rendi conto che lo stipendio medio di un cubano si aggira intorno ai 13€ al mese e alcune pensioni anche molto meno, ti si drizzano le antenne.

Il viaggio diventa faticoso quando ti accorgi che a Cuba la fregatura è sempre dietro l’angolo: qualche piccolo esempio… esci fresco dall’aeroporto, vai al cambio Euro/CUC e se non conti bene le banconote… guardacaso sono meno del previsto, fai benzina e la cifra è diversa da quella indicata nel distributore, in negozio alla cassa i prezzi potrebbero essere diversi da quelli indicati sugli scaffali, il proprietario della casa particular non fa firmare l’ospite per non dichiararlo e si intasca l’equivalente di 70€ mentre fuori ci sono le file ai negozi statali con poca merce a prezzi bassissimi, il tour operator ti sgancia sempre in locali dove i prezzi sono quasi europei, persino ogni singolo gabinetto (magari senza carta e senza scarichi funzionanti) si paga, e i sigari ti fanno vedere una cosa, poi quando ti compri ti rifilano quelli di pessima qualità.   Gli stranieri per muoversi da una città all’altra devono utilizzare degli autobus interurbani della compagnia (statale) Linea Azul e non posso prendere i mezzi pubblici, dedicati alla sola popolazione cubana.

Un giorno, due, tre, poi cominciano a girarti, perchè ti senti il pollo da spennare, l’agrume da spremere, un passaporto, quello che deve guardarsi sempre le spalle. Ed è pesante,, qualcosa che alla fine rovina tutto. Coscienti del fatto che il paese è povero e la maggior parte della popolazione vive sotto la soglia della povertà con salari non sufficienti per fare fronte al costo della vita, è inevitabile che una gran parte della popolazione sia destinata a vivere di espedienti, chiunque può essere imprenditore di se stesso per tirare a campare. Nel 99% dei casi, la vittima degli “imprenditori improvvisati” sono i turisti stranieri … cioè VOI!


La vera scoperta

In tutto questo quadro di aspettative andate storte (è che al primo, secondo, terzo viaggio sei entusiasta di tutto, poi dopo 25 anni di giri inizi a fare i confronti e mettere i puntini sulle i) c’è un consiglio che mi sento di dare a chi vuole partire per Cuba: è un’isola che va benissimo se vi piace la vita rilassata da resort con solo qualche escursione a 2-3 mete gettonate per vedere qualcosa in più, puntate ai Cayos sulla costa a nord Cuba e non ne sarete delusi, alcuni mantengono paesaggi marini davvero suggestivi (ad es. Playa Pilar), ma penso che il viaggio più interessante a Cuba per un viaggiatore, per chi preferisce muoversi ed esplorare davvero sia un viaggio slow, di tre settimane, alla scoperta delle realtà minori, delle piccole cittadine autentiche, della sua gente, della sua lentezza, dei suoi carretti, degli angoli in rovina, dei lavori dimenticati, dei cortili coloniali, dei locali di Trova dove ballare, della fabbriche di sigari, di tutto quello che si è cristallizzato nel tempo…  magari muovendosi senza vincoli coi taxi collettivi e coi tempi propri. Perchè è nei piccoli paesi dove il turismo di massa è arrivato meno, dove la legalità e l’illegalità vanno meno a braccetto per fregare il turista, dove hai il tempo di entrare nelle case dove le porte sono quasi sempre aperte, sederti sulle immancabili sedie a dondolo e capire davvero qualcosa in più della loro vita. Senza preguidizi e pronti all’ascolto, perchè Cuba credo abbia moltissimo da raccontare.

Dovessi ripartire, col senno di poi (di cui sono piene le fosse), è così che imposterei il mio viaggio.

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14 Comments

  1. Ho letto il suo ” diario di viaggio” con molta attenzione. Voglio complimentarmi per la sua precisione e analisi approfondita. Anche io sono stata a Cuba quest’anno lo scorso febbraio e dissento con il suo scritto almeno all80 %. Comunque mi ha fatto venire voglia di scrivere un diario personale sul viaggio. La ringrazio per lo stimolo.

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    • Grazie Fiorella del suo commento, il viaggio è sempre un abito personale e non pretendo che la mia esperienza sia condivisa da tutti, ognuno ha i suoi gusti, le sue necessità e magari ha vissuto con tutt’altri occhi ed emozioni il viaggio, magari ha la fortuna di conoscere a fondo un paese mentre io ero al mio primo viaggio in terra cubana. Se avrà voglia di condividere qui la sua esperienza positiva e le sue opinioni, sarà utile di sicuro anche a chi legge. Il confronto è sempre costruttivo.

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    • Buona parte è anche vera ma i raffronti bisogna farli con gli altri paesi latino americani dove sicuramente non stanno meglio e in più non hanno neanche un minimo di istruzione e di sanità

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    • Ciao io parto a marzo in quel di Varadero e ho optato case particular inquanto le recensioni dei cari hotel erano davvero scoraggianti..se non per alcuni che paghi una barbarita’Le case particular tralasciando la loro mobilia sembra esserci pulizia ed e ciò che cerco.Leggendo il diario di viaggio della blogger ti scappa la voglia di partire x quella meta.Partiro’ con poche aspettative x non tornare in Italia delusa ma spero carica di emozioni

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      • ciao Elisabetta, ogni esperienza di viaggio fa storia a parte, troppo differenti le aspettative e le esperienze di ogni viaggiatore per confrontarle. Parti entusiasta e aperta alle novità, nelle casas particulares di sicuro trovi pulizia, accoglienza e la possibilità di scambiare due chiacchiere con le famiglie che gestiscono le case. Un’ottima scelta. Io ho portato a casa un’esperienza complessivamente difficile e racconto sempre i miei viaggi con trasparenza, nei tre anni passati ho fatto Perù-Bolivia, Brasile nordest e Myanmar e di tutti ho potuto solo parlare benissimo. Spero un giorno di ricredermi anche su Cuba. Buon viaggio a te!

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    • Si è dimenticata di accennare al motivo principale perché si va a Cuba: donne e divertimento! Non esiste nessun altro posto al mondo paragonabile per un turista maschio!…

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  2. Ho visitato Cuba la prima volta nel 1997. Ci sono tornata altre 6 volte, perché ho “famiglia” a Holguin, dove vivono i nonni di mio figlio. Quello che hai descritto è cosi da sempre. Di peggio prima c’era la corrente contingentata (los apagones) che sono “tornati di moda” a causa di alcune piccole “liberalizzazioni”.
    Cuba ?? è un Paese sotto embargo, tutti lo dimentichiamo.
    A Cuba si va per viaggiare attraverso la storia, attraverso il suo popolo, attraverso il sogno di resistenza all’imperialismo americano. Se si cercano monumenti o paesaggi mozzafiato, si rimane delusi. Cuba è un Paese “per intenditori”, consapevoli della “spremitura”. Se non si va con questo spirito, meglio scegliere un’altra meta 🙂

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    • Ciao Antonella, grazie del tuo commento, il tuo punto di vista dovuto ai legami familiari è sicuramente più approfondito del mio, di semplice visitatrice. Il turista medio fa una vacanza a Cuba da 2 settimane, e purtroppo torna a casa con impressioni molto contrastanti forse perché le immagini veicolate all’esterno sono tutt’altro dalla realtà e puoi andare anche con la buona volontà, lo spirito di conoscere e approfondire (per me fondamentale), ma trovi davanti un muro di gomma dove prima viene la spremitura e poi tutto il resto. Ho girato in 25 anni tanti paesi e ho termini di paragone, e questa “consapevolezza” non la accetto, perché se vuoi che un viaggiatore apprezzi la tua terra devi metterlo a suo agio, devi accompagnarlo, forse devi anche un po’ aiutarlo … tutte cose che ho trovato profondamente insite nella cultura di altri paesi. Di sicuro non mi aspettavo questa complessità, a Cuba per capirci qualcosa devi avere tempo e trovare i canali giusti per conoscerla sul serio. In futuro magari spero di ricredermi.

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  3. Probabilmente non hai conosciuto Cuba e la sua gente,hai fatto un itinerario molto ampio in 15 giorni,l’ideale è fermarsi per qualche giorno all’Avana sicuramente,e tante altre città o paesi.Anche noi è la sesta volta che ci andiamo facendo ogni volta una zona diversa,la stiamo dividendo per assaporare le varie caratteristiche, musicali,gastronomiche ambientali,sempre gente meravigliosa mai nessuno ha tentato di fregarci.Noi la adoriamo,oltre L’Avana anche l’oriente di Cuba come Baracoa,un popolo meraviglioso,tu hai raccolto solo negatività,al contrario di noi.Un beso.

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    • Ciao Francesco, sicuramente è come dici tu, il tempo di conoscere a fondo la gente di Cuba non c’è stato proprio per come era impostato l’itinerario. Mai dire mai, magai in futuro ci sarà una seconda occasione per ricredermi. Grazie del tuo commento.

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  4. Really Nice Blog, Thank you for sharing with us

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  5. Ciao Monica, non sono mai stata a Cuba ed ho trovato il tuo articolo molto interessante; solitamente come te non tendo ad appoggiarmi a tour organizzati per non incappare in tappe troppo impostate e brevi, ma scelgo sempre l’organizzazione fai-da-te in modo da gestire i nostri tempi ed essere più flessibili. I tuoi consigli e anche le opinioni nei commenti precedenti saranno davvero preziosi nella futura organizzazione del mio viaggio. Grazie Noemi

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    • Grazie a te Noemi (per lavoro ho dovuto “tralasciare” per un pò il blog ma conto presto di rimettermi a produrre). Monica

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  6. Ciao Monica, sto pensando di andare a Cuba questo inverno dopo la metà di ottobre. Ringrazio te e gli altri che hanno scritto le loro impressioni.
    Ne farò sicuramente tesoro.
    Alberto.

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