by Monica Nicoliello | Giu 15, 2016 | Europa |
Praga ha rappresentato una parentesi unica nella mia vita, durata 4 intensi anni. Lo so, non ho mai scritto nulla di questa mia esperienza di vita sul blog, solo un’unica breve eccezione per l’iniziativa #ilsensodeimieiviaggi. E l’assenza della Repubblica Ceca e di Praga come destinazione dal mio blog, ovviamente, non è casuale. Ho avuto bisogno di cambiare, di mettere una distanza di qualche migliaio di chilometri, di metabolizzare nel tempo qualcosa di forte. Una metabolizzazione durata “soli” 10 anni. 10 anni spaccati. Maròòò come passa veloce il tempo 🙁 Le storie d’amore si sa, possono finire. Poco male quando la cosa succede da entrambe le parti e ci si lascia di comune accordo. Un po’ peggio quando si è lasciati: una frattura che spezza, lasciando svuotati e confusi (ma questo per fortuna non è stato il mio caso, anzi). Anche biochimicamente le cose cambiano: ci si innamora follemente, aumentano le endorfine, il senso di benessere, euforia, vitalità. Praga ha assomigliato tanto a questo. Per me sono stati 4 anni molto sopra le righe, molto lavorativi, molto pieni di persone strane, di eventi, di diversità da imparare e da gestire quotidianamente. Una specie di carro apparso all’improvviso nella mia vita, di quelli che passano e senza nemmeno rifletterci più di tanto ci salti sopra e ti ritrovi nel posto giusto al momento giusto, in una specie di ombelico del mondo dove tutto accade, nel bene e nel male. Quando la relazione finisce, che si fa? Ci si concede un giusto “periodo di lutto” per poter elaborare l’infelicità, te ne fai una ragione, affronti la situazione piuttosto che lasciarti andare, vivi...
by Monica Nicoliello | Mag 26, 2016 | Europa |
Sono finiti per me i tempi del viaggio bulimico, non è detto che arrivare in una capitale significhi volerla vedere tutta, tutte le attrazioni principali (che in questo post salto a piè pari), i musei principali, i quartieri e i locali principali, le cose da fare e da vedere perché altrimenti sei out, gli stessi luoghi prevedibili, le stesse strade calpestate in fretta. Sempre più spesso mi capita di prepararmi poco e lasciare andare il viaggio per le strade che vuole lui 🙂 “Smarrirsi in una città, come ci si smarrisce in una foresta, è una cosa tutta da imparare” Walter Benjamin Amsterdam da questo punto di vista è una meta perfetta, canali concentrici che girano all’infinito e una dimensione contenuta, dove perdersi riserva sempre qualcosa di inaspettato: una fila di houseboat vissute, una vetrina di gente che fuma, librerie con testi scritti in una lingua incomprensibile, spuntini olandesi di pane e aringa, ponti e biciclette monochrome poco inclini all’estetica, mobilità su due ruote con pedalate vigorose, gente di tutti i colori e mescolanze che ti fanno sentire parte di un tutto in movimento, e un cielo variabilissimo come ne ho visto pochi. E’ così che inizia la nostra due giorni creativa, a spasso per una capitale europea indubbiamente bellissima. Con gli occhi ben aperti, muovendoci a piedi e senza nessuna pretesa di esaustività. Vi propongo random qualche scorcio di Amsterdam, sicura che spesso le curiosità ispirino e invoglino a partire molto di più dei tomi didascalici 🙂 Ponti, canali e canal cruise Amsterdam nasce dalla bonifica di zone paludose e l’acqua è la parola magica, grazie ai sistemi...
by Monica Nicoliello | Mag 18, 2016 | Europa |
Dopo il post super-fotografico dedicato al Giardino Botanico Keukenhof e quello informativo dedicato ai caratteristici paesi del Waterland, concludo le tre escursioni fuori porta organizzabili comodamente da Amsterdam in giornata con una terza meta: Zaanse Schans, villaggio patrimonio mondiale Unesco. Se ogni tanto vi capita di passare da queste parti sapete che, di fronte ai luoghi molto battuti e molto turistici come questo (su cui è già stato scritto di tutto e si tende a ridire sempre le stesse cose), credo l’unico modo di non scrivere un post fotocopia sia cercare sempre un taglio personale. Ed è quello che,anche oggi, tenterò di fare 🙂 Zaanche Schanse per me è da vedere, ma non solo perché è un condensato di icone d’Olanda: i panorami tipici, gli zoccoli nella fabbrica museo di Kooyman, il formaggio Gouda nel caseificio di Catharina Hoeve, i ponti pedonali di legno, i magazzini, ma soprattutto i tanti mulini a vento che dominano il paesaggio e indubbiamente affascinano qualunque visitatore. Inutile nascondersi dietro un filo d’erba, tutti amiamo, raggiunta la nostra meta, vederne i simboli e gli emblemi nazionali. E qui a soli 15 chilometri a nord-ovest di Amsterdam ce n’è in quantità, tutti raccolti in un unico villaggio. I mulini a vento in primis, 250 anni fa qui ne erano presenti oltre 600, insieme costituivano il primo sito industriale della storia europea. Eseguivano una gamma di lavori di tipo industriale: segheria, macina di minerali per la produzione di colori e vernici, produzione di senape, macine di semi di olio e carta. Solo sei di questi mulini d’epoca sono oggi funzionanti e aperti al pubblico (ingresso 3€), tutto all’interno è azionato dalla...
by Monica Nicoliello | Mag 7, 2016 | Europa |
Credo ci siano pochi luoghi al mondo capaci di mettere d’accordo davvero tutti, nessuno escluso. Uno di questi è senza dubbio il giardino botanico Keukenhof, in Olanda, e poco tempo fa finalmente sono riuscita ad andarci. Questo è uno dei parchi floreali più grandi del mondo, una meraviglia che si deve assolutamente vedere almeno una volta nella vita. Tanto più che raggiungere Keukenhof è veramente facile: basta arrivare ad Amsterdam e poi puntare verso la cittadina di Lisse, che si trova circa 35 km a sud-ovest della capitale dei Paesi Bassi. Tre cose ci sono rimaste del Paradiso: le stelle, i fiori e i bambini. (Anonimo) Che poi di preciso come si fa a spiegare il Paradiso? Keukenhof è stato definito passeggiata dell’anima (la mia definizione preferita), tripudio di colori, arcobaleno di tulipani, spettacolo della natura, di sicuro uno dei giardini botanici più visitati al mondo. Sette milioni di bulbi, tulipani, narcisi, giacinti, gigli e duemilacinquecento alberi di 87 specie, raccontano la bellezza nel loro linguaggio cromatico, quello che gli artisti da sempre hanno raccontato in altre forme. E’ il simbolo della primavera, aperto solo sue mesi all’anno da metà marzo a metà maggio (quest’anno fino al 16 maggio) in tutto il suo splendore. Visto il meteo olandese ballerino, ci è andata di lusso, parecchio freddo ma sole e qualche nuvola, nessuna pioggia a rovinare la giornata tanto attesa e così scopro che al Keukenhof 3-4 ore se ne volano tra il profumo dei giacinti, pennellate fiorite che sembra di essere in un quadro, il lavoro meticoloso dei giardinieri, le panchine sotto una pioggia di petali di sakura (qualcuno pure qui, mica solo in Giappone...
by Monica Nicoliello | Nov 3, 2015 | Europa |
Viaggiando con mia figlia in Islanda penso che ogni bambino, ancora prima di nascere, sia passato per forza di qui. Perché? Perché ci sono le montagne veramente a punta, le nuvolette a pecorelle, il sole nell’angolo del foglio (se non piove eh!), i colori accesi delle matite colorate, proprio come nei disegni di qualsiasi bambino. E poi ci sono le chiesette minuscole col tetto rosso, i grandi prati verdi e le antiche abitazioni che somigliano alle case degli Hobbit. Pensate che io scherzi? Allora oggi vi porto a Glaumbær, nel nord dell’Islanda, dove un’antica fattoria in torba abitata fino al 1930 è diventata oggi un museo di cultura popolare. E vedrete che è proprio come vi ho raccontato. Seguiamo la strada n. 75 a nord di Varmahlíð, una piccola deviazione di 8 km dalla Hringvegur e arriviamo al museo della fattoria in torba (interi/bambini Ikr900/gratuito; 9-18 giu-metà set), risalente al XVIII secolo; è il miglior museo del suo genere in tutta l’Islanda settentrionale e merita sicuramente una visita. Perché permette di capire come si viveva qui duecento anni fa, come erano costruite queste case nella terra, quali materiali avevano a disposizione, come era organizzata la vita quotidiana, scoprendo una vita durissima che non c’è più. Chissà com’era passare i lunghi inverni polari qui dentro, leggendo le saghe islandesi!! Il sito è piccolino, si tratta in tutto di 12 case in torba seminterrate, costruite con mura di zolle quadrate e nastri d’erba e collegate tra loro da un corridoio interno lungo 20 m. Gli ambienti erano senza riscaldamento. Ci abitavano circa 25 persone e si può immaginare come la vita in comune in...
by Monica Nicoliello | Ott 15, 2015 | Europa |
Partiamo da una premessa precisa, perché avere le idee chiare spesso aiuta. I Westfjords (Fiordi Occidentali o Fiordi dell’Ovest, a seconda di come preferiate chiamarli in italiano) rappresentano la parte più remota e meno popolata d’Islanda. Per essere maggiormente poetici potremmo dire che sono il vero nulla islandese: in questa zona si trova solo la natura splendida e selvaggia, e quindi si trova fuori dai circuiti turistici più battuti. Per i locali i Westfjords (in islandese Vestfirðir) sono la regione più interessante del Paese, un territorio che conserva molti segreti, incluse misteriose storie di uomini a contatto con elfi, troll ed altri esseri mitologici (che circolavano ancora in questa regione fino a due generazioni fa, secondo alcuni). Ancora oggi gli abitanti del nord- ovest vengono considerati la gente più strana e particolare d’Islanda. Dopo esserci stata, non faccio fatica a crederlo. Nei Fiordi Occidentali potrete leggere la storia geologica del paese, a partire dalla creazione dell’Islanda 15—16 milioni di anni fa. Fiordi e profonde vallate scavate da torrenti glaciali, micro villaggi di pescatori, storie di baleniere e di dura vita nell’Artico, scogliere e spiagge di farina di conchiglie, valli compatte che si gettano nell’Oceano, assenza di rumori, cieli vivi, una natura aspra di una bellezza silenziosa e un po’ inquietante. Intrisa dello spirito più profondo del popolo islandese. Di sicuro una delle parti più affascinanti d’Islanda. Spesso viene tagliata fuori dai circuiti turistici o perché manca il tempo o per le difficoltà a esplorare la zona (parte delle strade sono sterrate). Per affrontarla, vista la nostra esperienza, servono due condizioni: Un piccolo 4×4 perché alcuni punti salienti è bene essere attrezzati con una vettura adeguata, anche se le strade principali sono comunque asfaltate. Almeno tre giorni...