In effetti è dura ostinarsi oggi ad aggiornare gli articoli di viaggio in un periodo di pandemia ciclica, dove il mondo intero sembra essere cambiato, rivoltato come un calzino, il turismo libero e gioioso come lo intendevamo prima è ormai un ricordo lontanissimo, limitato a parentesi di apertura domestica per poi ripiombare nelle necessarie restrizioni, la salute e la sicurezza gli unici discorsi possibili oltre al lavoro per chi ha la fortuna ancora di averlo … oggettivamente è vero che prima o poi finirà, che torneremo a viaggiare con fiducia, ma è come se ormai non contasse più, come se l’orizzonte fosse annebbiato.
L’estate ha rappresentato un barlume di speranza, una boccata di ossigeno per tutti, noi “girondoloni” in primis, ma l’inverno sta arrivando incappucciato, con questa atmosfera appesantita dal quadro economico preoccupante e il solito balletto quotidiano di notizie fatto di tamponi-terapie intensive-numeri altalenanti-aumento dei casi di Covid19 e le novità sulla suddivisione delle regioni italiane in rosse-arancioni-gialle. Non possiamo restare indifferenti, neppure noi minuscoli travel blogger, e continuare a scrivere articoli di viaggio come se niente fosse. O almeno questo è il mio parere personale.
Di certo permettere a chi ha questa passione di leggere un blog e ogni tanto magari staccare la spina per scoprire la nostra Italia o sognare un futuro itinerario estero quando sarà di nuovo possibile, è lecito e non credo affatto ci si debba fermare del tutto. Però sono convinta che, in ognuno di questi nostri spazi virtuali, serva un’attenzione diversa, forse un passo indietro, sicuramente un cambiamento nell’impostazione degli articoli e qualche riflessione sul periodo che stiamo vivendo.
Eravamo viaggiatori incalliti, appassionati cantastorie di angoli di mondo vicini o remoti… ora siamo con le ali tarpate, come tutti concentrati solo sulle vere priorità, senza biglietti nel cassetto, timbri nuovi sul passaporto o esperienze da raccontare. Solo con la speranza finisca tutto presto e ci si possa riprendere il mondo intero con fiducia e prospettive nuove.
Gli occhi di Osiride a Marsaxlokk, Malta
C’è un augurio che i barcaioli maltesi utilizzano da sempre per augurare prosperità e buona salute alle loro barche (i luzzi) durante il mare in tempesta. Trovo questo elemento una metafora indicatissima proprio ora, alla soglia di questo nostro inverno 2020/2021. Ci trasferiamo idealmente a Marsa Scirocco (Marsaxxlok) a sud-est di Malta dove sono stata a Capodanno 2020, poco prima del lockdown nazionale. Il nome parla chiaro, Marsa-sc-loch è il porto dove soffia lo Scirocco, vento che proviene da Sud-Est, ed è un villaggio di pescatori.
I luzzi punteggaino la sua baia e sono le coloratissime barche da pesca maltesi dipinte di giallo, rosso, verde e blu. Hanno una caratteristica davvero unica, gli occhi disegnati sulla prua. Occhi profondi, occhi indulgenti, occhi socchiusi. Verdi o azzurri, dalle ciglia folte e pigre, sembra che fissino proprio chi gli sta intorno e siano attenti a quel che succede.
E perchè? L’occhio dipinto, è un amuleto contro la malasorte per scongiurare le tempeste, stare attenti agli scogli, augurare una pesca feconda. L’occhio è simbolo di protezione e buona sorte. L’origine è antichissima, si ritrova nelle navi greche e fenicie, rappresentano gli occhi di Osiride o di suo figlio Horus, divinità dell’antico Egitto rappresentato come uomo dalla testa di falco.
Il suo occhio nella mitologia egizia, durante uno scontro con lo zio Seth usurpatore, gli fu strappato e frantumato in 64 pezzi. Allora Thot, il più sapiente degli dei, grazie alla sua scienza glieli ricompose e il suo occhio divenne ancora più potente, simbolo di energia creatrice, elargitore di vita, prosperità e salute. Infatti nella ligua geroglifica l’occhio è il verbo vedere, ma anche creare. E’ portatore di luce nelle tenebre, capace di dominare gli elementi naturali, e i due occhi insieme rappresentano l’intero universo, una fusione tra energia solare, maschile, razionale ed energia lunare, fluida e femminile. E questo spiega tutto!
I luzzi (luzzu in maltese) sono diventati il simbolo dell’arcipelago maltese e questa baia, da sempre rifugio per i navigatori in difficoltà, ti accoglie tra sole, salsedine, il profumo del mare, i mercati vivaci e i ristorantini di pesce freschissimo con i tavoli sul lungomare. Il tutto sotto le centinaia di occhi di Horus presenti e le lettere F (che stanno per fisherman) sullo scafo di ogni barca, quasi a ribadire con orgoglio la loro identità. I luzzi hanno doppio scafo, sono molto stabili e resistenti, un tempo andavano a vela, oggi quasi tutti sono stati convertiti a motore diesel e qualcuno non è utilizzzato per la pesca, ma a scopo turistico per trasporto passeggeri e ammirare la costa dal mare.
Nonostante lo sviluppo urbanistico, Marsaxlokk ha conservato la sua autenticità, e non è un caso che i Cavalieri di San Giovanni costruirono qui importanti fortificazioni per proteggerla dagli attacchi dei corsari e dei turchi ottomani. L’atmosfera è rimasta quella di un villaggio, i gesti dei pescatori che sistemano le reti arrivano da tradizioni millenarie, sono lenti e silenziosi, maglia dopo maglia. Le sfumature ocra della pietra, il lungomare adornato dalle palme, i vicoli stretti con le gallarijas (finestre dei balconi in legno) e le nonne sedute a lavorare al tombolo e all’uncinetto, la spiaggia piatta e rocciosa di St. Peter’s Pool con la piscina naturale, la torre di avvistamento seicentesca San Lucien, la Cuposa Rossa della Chiesa della Madonna di Pompei che svetta al centro della piazza principale.
Il mercato del pesce di Marsaxlokk la domenica è un must, se cercate uno scorcio caratteristico dai tipici colori, sapori e tradizioni mediterranee questo è il posto giusto. Dalla mattina fino alle 14.00 non troverete solo cibo (tonni, pesci spada, orate, rombi, triglie, calamari e gamberi), ma spezie, oggetti per la casa, dolci tipici maltesi e molto altro; è interessante vedere i pescatori che scaricano la mattina presto il pescato, le corse che sostengono i teli, i carrelli, i banchi. Tutto ormai è forse un po’ troppo turistico, ma la verità è che il mercato per i maltesi è un pretesto per venire a fare scorpacciate di pesce nei ristoranti sul lungomare, ovviamente sold out la domenica.
Marsaxlokk mi ha colpito nella sua semplicità e autenticità, lascio che lo Scirocco mi sfiori appicciccandosi ai ricordi, lascio che quelle centinaia di occhi di Horus mi proteggano sempre, anche altrove. Oggi più che mai.