Luca Palmieri: la mia vita a São Luìs in Brasile

Luca Palmieri: la mia vita a São Luìs in Brasile

Oggi vi presento un altro amico e nella sezione Incontri diamo il via alle interviste alla “Voglio vivere così” www.voglioviverecosi.com, un portale sulla vita delle persone espatriate che tante volte mi sono soffermata a leggere, vite inusuali, vite di sognatori coraggiosi, vite di chi ha voluto cambiare radicalmente tutto e ci è riuscito. Lui è Luca Palmieri, 41 anni, genovese, vive a São Luis, capitale dello stato brasiliano del Maranhão, da luglio 2010. In Italia era giornalista sportivo, ma, poco fiducioso sul futuro della sua professione, ha deciso di provare a cambiare vita trasferendosi nel paese della moglie Elizeth. E così, dopo aver viaggiato per vent’anni in tutti i continenti, soprattutto con Avventure nel Mondo, si è fermato nel nordest del Brasile. Oggi è una guida turistica ed insegna l’italiano ai maranhensi che vogliono imparare la nostra lingua. 1.      Luca perché proprio il Brasile? Ho scelto il Brasile prima di tutto, ed inevitabilmente, per motivi familiari. Mia moglie è brasiliana, dello stato del Maranhão. Abbiamo vissuto un anno e mezzo in Italia, ma, giorno dopo giorno, ho sentito sempre più incertezza per il nostro futuro. Da giornalista free lance mi sono visto fra una decina d’anni senza lavoro e con buona parte dei giornali chiusi…Visto che nei diciotto mesi di comune vita italiana le prospettive professionali non hanno fatto significativi passi in avanti, ho deciso di trasferirmi. Era il luglio del 2010 e purtroppo la situazione dell’Italia non è migliorata, anzi. 2.         Quali sono state le prime cose che hai fatto al tuo arrivo? come hai trovato casa e lavoro? Hai avviato una tua attività. Di cosa si tratta? La prima...
Sebastião Salgado: “Il Sale Della Terra”

Sebastião Salgado: “Il Sale Della Terra”

Sono convinta che viaggio sia una parola trasversale, tutto nasce dalla voglia di correre in un prato più grande, di vedere dal vivo la natura, la cultura, le esperienze, la diversità che da bambina divoravo sui libri e in tv. In viaggio per curiosare, per espandersi, in fondo per imparare e crescere. E poi, tornati a casa, ci sono mille modi per continuare a viaggiare: attraverso le pagine di un libro, le parole di un racconto a voce, la profondità di un ritratto, la fotografia che come una calamita ti catapulta altrove, l’arte capace di aprirti finestre lontanissime, il cinema che ti incolla alla poltrona fisicamente ma ti fa volare con la fantasia, o semplicemente internet a banda larga che raggiunge oggi anche le zone più remote. “Lui era nato in mezzo alle montagne, le amava. Eppure voleva andare oltre le montagne, voleva conoscere. A lui interessavano gli uomini. Gli uomini sono il sale della Terra.” Wim Wenders ll film su un grande maestro contemporaneo, il fotografo Sebastião Salgado, si apre nelle prime scene con queste parole e per me è già un colpo dritto al cuore, se già amavo le sue fotografie è bastato davvero poco a conquistarmi. E il resto è solo un crescendo. Che parte dal punto zero, l’origine greca della parola foto-grafia: disegnare e scrivere con la luce, ritrarre. Forse in pochi lo hanno saputo fare come lui. Per poi raccontare i continenti sulle tracce di un’umanità in pieno cambiamento. “Il sale della Terra” siamo noi, sono gli uomini del mondo, seguiti dal fotografo in quarant’anni di carriera: alcuni tra i fatti più sconvolgenti della nostra storia contemporanea, conflitti internazionali, carestie, migrazioni...
Viaggio in Perù e Bolivia: cosa ho imparato sulle Ande

Viaggio in Perù e Bolivia: cosa ho imparato sulle Ande

Ogni volta che torno da un viaggio, prima di scriverne, ho bisogno di un distacco perché riuscire a comunicare ad altri quanto vissuto sulla propria pelle, qualunque sia l’argomento, non è mai banale e la distanza consente alle emozioni e poi alle parole di essere messe a fuoco. E il viaggio in Perù e Bolivia è stato per me un vero schiacciasassi di energie spese, di energie assorbite e ricambiate, di esperienze meravigliose. Quando vivi qualcosa di così atteso e intenso non puoi “bruciartelo” con post anonimi di cui il web è pieno, devi metterci del tuo. Ed è questo che proverò a fare nella prossima serie di articoli dedicati. Siate pronti a decollare con la fantasia, le tappe di questo viaggio saranno tantissime, ma prima di partire per il Sudamerica, come avevo già fatto tempo fa per il viaggio nel Nord-Est del Brasile , vi anticipo i pensieri liberi (accompagnati per ora solo da qualche foto volante fatta col cellulare) che a caldo mi ero annotata lungo la strada. Le cose che ho imparato sulle Ande: brevi note introduttive a questo viaggio speciale. Lezione nr.1 : il Sudamerica chiama Sono convinta che, ovunque si vada, noi scegliamo la destinazione di viaggio che più ci è affine in ogni parentesi di vita. Può essere la ricerca di relax, di adrenalina, di un senso, di uno scambio, di stupore, di uno spazio di libertà o la risposta a un bisogno temporaneo di qualunque tipo. L’ispirazione di nuovo mi ha portato in Sudamerica, è come se avessi un mappamondo ideale che ruota davanti e il mio indice si fermasse sempre lì,...
Carlo Venco e il suo giro del mondo in barca a vela

Carlo Venco e il suo giro del mondo in barca a vela

Quello di oggi è un viaggio particolare. Complice la passione per il mare e la voglia di concedersi una pausa. Voglia di avventura. Voglia di libertà. Nella consapevolezza però che tutto ciò avrà un inizio, ma pure una fine. Una parentesi di quattro anni. Un periodo di tempo per immergersi in una nuova dimensione, e poi ritornare con i piedi a terra. In tutti i sensi. L’ho incrociato per caso Carlo Venco, velista di lungo corso, vicentino. Era un po’ di tempo che avevo messo da parte le interviste, poi ho sentito la sua incredibile storia e mi è venuta voglia di contattarlo. Ha appena ultimato un giro del mondo in barca a vela in solitaria durato 4 anni. Una di quelle storie sintetizzabili in poche righe, ma quelle righe racchiudono un’esperienza meravigliosa, uno di quei sogni realizzabili una sola volta nella vita e una scelta non comune. Lui con la massima semplicità la racconta così: “Sono partito dall’Italia (Trieste), ho disceso l’Adriatico e mi sono fermato alle Eolie. Dopo ho proseguito verso la Sardegna e, facendola breve, dopo le Baleari e la Spagna sono andato alle Canarie. Un bel salto di 20 giorni di traversata atlantica ed eccomi arrivato in Martinica. Tre mesi a spasso per le Piccole Antille, ripartenza verso il Venezuela, la Colombia… Isole San Blas, Cartagena, il Canale di Panama, le Galapagos, le Isole Marchesi nella Polinesia francese, le Tuamotu, Tahiti, le Isole della Società (Bora Bora e Raiatea ecc). Un altro bel salto in oceano pacifico verso un atollo disabitato delle Isole Cook: Suwarow. Dalle cook verso l’arcipelago delle Isole Tonga. Trascorsi 6 mesi in...
Bosnia-Erzegovina: una cartolina da Mostar

Bosnia-Erzegovina: una cartolina da Mostar

Torno da Mostar con impressioni aggrovigliate, forse mi serve tempo per metabolizzare, capita. Oggi si può passare da una sponda all’altra del fiume Neretva senza alcun pericolo. Oggi si può camminare nel centro senza alcun problema. Oggi ha un sapore strano, la ricostruzione di quel ponte “com’era dov’era” come soluzione simbolica ai danni della guerra e la ricetta del ritorno agli antichi splendori sembra essere stata adottata, a Mostar come in molte altre città. A me non convince. Oggi Mostar è una città sdoppiata. C’è quella ricostruita da cartolina, piena di merletti, pashmine e di souvenir, che tutto sommato ha fatto fortuna sulla disgrazia della guerra, visitata da un sacco di turisti dalla Dalmazia in giornata. L’immagine ricomposta di un dialogo tra culture diverse, le casette a due piani, dal colore caldo della pietra tenelija ai tetti a lastre, alcuni edifici vengono soprelevati “in stile”. Gli echi della Turchia li senti dappertutto, all’improvviso mi sembra di essere tornata a Istanbul. E poi c’è la Mostar delle granate, dei ruderi, delle facciate sventrate dai colpi di mortaio, dei cimiteri dietro l’angolo in pieno centro dove tantissimi sono morti nel 1993. E le lapidi infilate una dietro l’altra a ricordarli. E il magone che ti viene a camminarci in mezzo, il bianco del marmo in mezzo all’erba e il significato che lascia. La storia della ex-Jugoslavia la conoscete tutti. I croati, che prima avevano combattuto insieme ai bosniaci contro i serbi, tradirono gli alleati musulmani, distruggendo la parte orientale della città. Mostar Ovest quartieri croati cattolici, Mostar Est terra bosniaca, etnia musulmana. Il monito Stari Most: don’t forget 1993, inciso su una...

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