Sicilia Orientale: visitare Ragusa Ibla, l’isola nell’isola

Tom Hall, editor di Lonely Planet, parla della Sicilia come “una terra che non si finisce mai di scoprire“, in questo viaggio ne ho avuto l’ennesima conferma e vi porto in un altro angolo meraviglioso di Sicilia Orientale: Ragusa Ibla. Sali, lasci alle spalle il mare, così come devi lasciare gli stereotipi. Lasci il labirinto di muretti a secco che disegna la campagna, qui si coltiva la terra e si valorizzano i prodotti locali. Infatti tutto ha inizio con il mito di Hybla, divinità della fertilità, protettrice dei campi, e termina con uno degli ultimi baluardi di italianità sulle tracce del barocco. È la Sicilia “babba” perché qui perché i contadini hanno sempre lavorato la terra, è la Sicilia immaginaria diventata oggi di Montalbano, è la Sicilia dei palazzi nobiliari settecenteschi, è la Sicilia degli Mpanatigghi.

Ragusa Ibla sorprende il viaggiatore, soprattutto chi non ne sa nulla e all’improvviso scende dall’alto di Ragusa Superiore – la parte nuova della città, più moderna, organizzata e commerciale, con vie più larghe e simmetriche – per una stradina tortuosa e si trova davanti la cornice dei Monti Iblei e al centro un promontorio con Ragusa Ibla, una città-presepe. Per me è stato un colpo d’occhio fantastico, grappoli di case arroccati su speroni rocciosi, un presepe pensato da un maestro, forse dall’aspetto un pò decadente ma anche quello fa parte del suo fascino, racconta il suo vissuto.

D’altronde qui prima dei gialli e dei misteri del commissario Montalbano son passati “solo” i greci, i romani, i bizantini, gli arabi e gli spagnoli. Poi certo Camilleri e la fiction televisiva hanno rilanciato l’iconografia cinematografica. Ed è subito viaggio. Viaggio nelle viuzze strette, nelle case antiche, negli odori di cibo (squisito) siciliano, negli aromi intesi di arance, nei profumi di gelsomino e soprattutto in una ospitalità intensa e immancabile.

Ma vediamo due possibili approcci a Ragusa Ibla : uno classico e uno alternativo.

Passeggiata barocca per il centro storico

Lo ammetto, in Sicilia Orientale (questo è stato il nostro itinerario) la protagonista è lei, la città vecchia e la sua bellezza barocca. Quindi non posso che iniziare dall’approccio classico. Ibla è famosa per i suoi ponti e per le sue 42 chiese, per essere entrata nell’Olimpo dell’UNESCO dal 2002, oltre che nella case di milioni di telespettatori italiani. Una bellezza fatta di dettagli che convivono in armonia con il maestoso impianto barocco. Passeggiate e lasciatevi condurre, io lo ammetto faccio sempre più fatica a seguire le guide e mi piace informarmi un minimo, ma poi lasciarmi sorprendere e guidare dai luoghi stessi.

Iniziamo dalla parte dei Giardini Iblei, tra viali di palme e cedri che crescono su uno sperone di roccia, tra panchine e vasi in pietra scolpiti e la balconata affacciata sulla valle. Oggi è parco pubblico e l’accesso è libero. I palazzi per le vie di Ragusa, tra vicoli stretti e ripide scalinate (Palazzo Cosentini, Palazzo Zacco, Palazzo Bertini, tra i più noti), sono il simbolo di una Sicilia ricca e colta. Un’aristocrazia che si riuniva nel Circolo di Conversazione, conosciuto come Caffé dei Cavalieri. Sbuchiamo in piazza Pola, tutto un brulicare di gente e di bar: è il cuore della città, insieme a piazza Duomo. Un gioiello dietro l’altro, la facciata imponente del Duomo di San Giorgio, la cattedrale di San Giovanni Battista, il campanile della chiesa di Santa Maria dell’Itria, la Chiesa di Santa Maria delle Scale, il portale gotico-catalano di San Giorgio.

La pietra locale calcarea assume la forma di volute, di vuoti e di pieni, di colonne e capitelli, di statue e di decorazioni, di mensoloni fatti di personaggi e animali, mostri, belve, un barocco ricercato e a tratti opulento, era lo stile dominante quando fu ricostruita l’intera area quasi completamente cancellata dal terremoto del 1693. Guardi la scalinata scenografica e la facciata del duomo, tutto quello che ha intorno – è impressionante – mi chiedo cosa doveva essere Ragusa nel ‘700. Poi per proseguire basta seguire l’istinto e la curiosità, di sicuro gli scorci della  “città dei ponti” e dell’ “l’isola nell’isola” (come viene chiamata Iblea) non mancheranno.

La tradizione e l’evoluzione: da Sicilia “babba” a Food Valley italiana

I siciliani la chiamavano la provincia “babba”, dove i contadini hanno sempre lavorato la terra, senza mai occuparsi troppo di quello che succedeva nel resto della regione. Così l’agricoltura è cresciuta (oggi questa zona fornisce il 60% della frutta e della verdura che si consuma sull’isola) e tradizioni e saperi si sono trasmessi di padre in figlio. Qui le zucchine, le arance, il miele, i formaggi, le ricotte o le mozzarelle sono sempre state a chilometro zero.

Nel 2005 viene fondata l’associazione culturale Glocal per promuovere la propria terra. Nel 2014, grazie al Fondo europeo per lo sviluppo rurale, nasce il progetto “Dalle Torri alle Primizie” : otto percorsi per appagare i cinque sensi e conoscere il territorio attraverso il turismo rurale. Per il gusto ci sono le vie del latte (d’asina, vaccino o di capra), dove si possono incontrare le famiglie che producono ricotte e formaggi da generazioni. Si entra nelle aziende agricole e si ordina qualcosa da riportare nel “continente”.

L’agricoltura diventa ingegno e innovazione. Oggi è sostenibile, fatta da imprenditori giovani, agricoltori 2.0, cervelli di ritorno, presidi Slow Food, chef che si sono formati fuori dall’Isola ma che nell’Isola sono tornati. La cucina di queste parti è quella premiata da guide e critici, è capace di reinterpretare la tradizione con uno spirito nuovo, resta autentica pur diventando gourmet. E poi questa è anche terra di vini, di cantine storiche che si sono sapute rinnovare e su cui i nuovi talenti hanno scommesso.

Una sorta di Food Valley siciliana dove si vendono a chilometro zero mandorle, latte, pomodori, formaggi, la lavanda pinnata, i capperi iblei, la menta fruttata, la provola ragusana, i carrubi, la cipolla di Giarratana, il Cerasuolo di Vittoria e il Frappato, la cioccolata di Modica fedele all’antica ricetta degli Aztechi, le focacce tipiche, e tantissime altre bontà.

Quindi se venite da queste parti non immaginatevi solo il pittoresco, il barocco, i monumenti e la fiction; troverete, gradino dopo gradino, km dopo km, un’esperienza a 360°.

« Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla, una certa qualità d’animo, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo nero che spia.»
Gesualdo Bufalino

 

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