Alla scoperta della Sicilia barocca: il mio prossimo viaggio nella Sicilia sud-orientale

Quest’anno il Capodanno lo festeggiamo “a casa nostra”, non intesa come casa fisica, ma nel nostro Paese. Un Capodanno made in Italy, con un itinerario per scoprire una parte d’Italia che non conosco affatto, ma da sempre mi ispira tantissimo. Le nostre bellezze artistiche e architettoniche incantano milioni di turisti ogni anno,  eppure per noi italiani è quasi difficile vedere con occhi da viaggiatori il nostro paese. Avendo una sola settimana a disposizione, ho scelto di dedicarla alla Sicilia.

“La Sicilia è un dono di Dio, ci sono posti che non ti immagini, alla fine di una strada ti imbatti in un anfiteatro fatto di pietra lavica, e se sali sull’Etna e vedi il mare, beh, allora capisci perché chi conosce la Sicilia ne sia innamorato.” (Carmen Consoli)

In particolare mi interessa la Sicilia sud-orientale, è il mio terzo viaggio in terra sicula e da anni mi ripetevo che non potevo non conoscere questa parte d’Italia. E’ nata così l’idea di un itinerario circolare, Catania-Siracusa-Noto-Vendicari-Marzamemi-Ragusa-Modica-Scicli-Caltagirone-Licata-Agrigento-Catania tra mare, siti archeologici e valli della Sicilia orientale, culla del barocco siciliano, ultima eredità della nobiltà siciliana in progressiva decadenza e ricordo indelebile nella memoria di questa terra.

Calcolando le soste necessarie per visitare i luoghi più interessanti, l’itinerario si può fare in una settimana: volo sull’aeroporto di Catania + tour di 6 giorni pieni + noleggio auto. Queste le tappe previste (noi di solito prenotiamo solo la prima notte per avere la massima elesticità, quindi il programma potrebbe variare lungo la strada), sperando l’itinerario possa esservi utile in un vostro futuro viaggio:

Siracusa: Ortigia e Parco Archeologico

Punteremo subito all’Isola di Ortigia, il cuore primitivo della città di Siracusa, girando a piedi il nucleo abitato dove percepire secoli di storia, arte e cultura. Già la lettura della guida dà le vertigini: la successione di date, nomi di architetti, di edifici, un intreccio di opere distrutte e poi costruite negli stessi luoghi senza soluzione di continuità. Me l’immagino così: capricci barocchi, palazzi curvilinei rococò, il Caravaggio e Leonardo Sciascia dietro l’angolo, tra uno zibibbo ed assaggini siciliani. Di sicuro non mi deluderà.

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Poi sarà la volta del Parco Archeologico della Neapolis di Siracusa che racchiude i più importanti monumenti di epoca greca e romana della città. Il più grande altare monumentale in pietra del Mediterraneo, il Teatro Greco scavato nella roccia che rappresenta il maggiore esempio di architettura teatrale dell’occidente greco, le latomie che contengono la grotta nota come “orecchio di Dionisio” e l’Anfiteatro Romano.

Val di Noto: Noto e il Giardino di pietra  

Percorrendo strade tra agrumeti, uliveti e mandorleti arriveremo a Noto, proclamata capitale del Barocco, il suo centro storico è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2002. Inizieremo dal centro chiamato il “Giardino di pietra dorata”, costruito dopo il terremoto del 1693. Tra prospettive scenografiche, pietra calcarea compatta dai toni rosati, maschere grottesche, balconi e grate in ferro battuto, ricami in pietra. Me la immagino così, come la scenografia studiata di un film, il barocco che diventa un progetto urbanistico.

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Riserva di Vendicari e Marzamemi

Piccola pausa naturalistico-biologica sul mare, costa sabbiosa, macchia mediterranea, pantani e saline, garighe e aree coltivate, la zona è diventata un punto di riferimento per le mete migratorie degli uccelli dall’Africa all’ Europa e sullo sfondo c’è un’antica tonnara dismessa nel 1943. E’ l’Oasi faunistica di Vendicari, tra capanni di osservazione per il birdwatching, calette che in questo periodo guarderemo da lontano ed itinerari in un piccolo paradiso naturalistico. Se il meteo ci assiste, andremo di sicuro ad esplorarla.

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Sarà poi la volta di Marzamemi, un piccolo borgo marinaro nato intorno alla sua tonnara, una vera chicca. Un micro-approdo, una storia millenaria, una piazzetta fulcro dell’intero paese, un’atmosfera d’altri tempi intatta che ricorda la lotta per la sopravvivenza ingaggiata ogni giorno con il mare. Vi saprò dire l’impressione in fuori stagione e se ha conservato la sua autenticità.

Ragusa Ibla e Donnafugata

Una piccola collina che dopo il terremoto del 1693 fu interamente ricostruita in stile barocco, un distretto che insieme a Catania e Noto è diventato patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Qui a Ragusa Ibla mi immagino poche auto per le strade, cibo genuino, calma che regna sovrana, e una cittadina talmente bella da meritare di essere girata senza nessuna guida, solo col naso all’insù e la voglia di scoprirla, tra viuzze e scalinate, tufi silenziosi, persiane sigillate dietro uno sguardo che spia. E un velo di mistero, da commissario Montalbano.

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Tappa successiva vicino a Ragusa sarà il Castello di Donnafugata, magnifica dimora nobiliare del tardo ‘800 con più di centoventi stanze, e un’area intorno di circa 2500 metri quadrati; mi immagino già i suoi muri a secco, in pietra bianca ragusana, i torrioni laterali e la sorveglianza all’ingresso di un soldato (la fantasia galoppa!). Il barone, la dimora gentilizia, la vita mondana, una location perfetta tanto da aver ispirato Luchino Visconti, che qui ha girato “Il Gattopardo”.

Modica e Scicli

Modica dicono che colpisca per la teatralità del suo assetto urbano, la chiamano “la città dei merletti” per la tradizione del ricamo, ma pare sia speciale anche per l’arte del cioccolato di pasta amara (qui approfondirò di sicuro i tema). Mi aspetto la casa di Salvatore Quasimodo, le necropoli scavate nella roccia del 2000 a.C., una città un po’ contorta e un po’ sensuale, fatta di vicoli e poesia.

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Scicli invece è un’altra perla barocca: arroccata su un paesaggio rupestre, tra grotte carsiche, origini preistoriche, e un mix di architettura sacra e profana. E un turismo molto eco, slow e d’élite, tutte le carte in regole per essere una vera scoperta. Anche lei Patrimonio dell’Unesco dal 2002, credo potrebbe essere una meta di quelle da cui non ti aspetti nulla, e invece…

Caltagirone  e Licata: ceramiche e tracce di Montalbano

A Caltagirone spero di vedere i suoi presepi fatti di vita semplice, quelli tradizionali in maiolica che raccontano la religiosità popolare e l’artigianato locale. E poi mi piacerebbe vedere come nascono le ceramiche artistiche, favolose. La ceramica qui è un elemento presente ovunque, nei palazzi, nelle chiese, nei monumenti, nei giardini e nelle piazze. Non vedo l’ora di vedere la Scala di Santa Maria del Monte, unica al mondo coi suoi 142 gradini rivestiti di mattonelle di ceramica dipinta.

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Dall’entroterra vireremo poi verso il mare per raggiungere Licata, magari Puntasecca per far felice mia figlia (8 anni) che non si perde una puntata di Montalbano e farebbe i salti di gioia per vedere la casa del commissario di Marinella. Poi certo se uno volesse fare un itinerario dedicato a Camilleri e le sue creature, i personaggi, i tragitti, i luoghi ci vorrebbe effettivamente molto più tempo… Il nostro sarà un assaggio veloce e magari una buona scusa per tornare.

Agrigento: Valle dei Templi e Scala dei Turchi

Dulcis in fundo, già che siamo a due passi e non ho mai avuto l’onore di vederla, l’ultima tappa sarà la Valle dei Templi di Agrigento,  il sito archeologico più grande del mondo (1300 ettari) e più famoso della Sicilia. Speriamo davvero il meteo si clemente, perché la voglia di andare a vedere l’antica Akragas è tantissima. Dieci templi dedicati agli dei della Magna Grecia, tre santuari, alcune necropoli e le fortificazioni, in un paesaggio agricolo fatto di ulivi centenari e mandorli. Inutile dire che l’aspettativa è alta.

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A pochi chilometri si trova Scala dei Turchi, una scogliera-capolavoro simile ad una nave arenata, bianchissima, modellata nei secoli dall’erosione del vento e delle piogge. E’ una falesia calcarea con ampi scaloni morbidi che dal mare salgono verso il cielo. Forse uno dei luoghi più suggestivi, irreali ed unici della Sicilia. Mi vedo già lì, a respirare finalmente quella salsedine in cui sono nata e che tanto ora mi manca.

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Vado, scopro questo angolo d’Italia, e poi nell’anno nuovo torno alla base per raccontarvi com’è andata. Intanto voglio augurare Buon Natale e Buon Anno a tutti voi: ci risentiamo dopo le feste!

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