Perù: Riserva Nazionale di Paracas, un deserto di sale

La prima tappa del Camino Real, l’itinerario in Perù e Bolivia, è a 4 ore dalla caotica Lima e si trova lungo l’infinito nastro d’asfalto della Panamericana Sur. Dal grigio topo della garùa cittadina piano piano la gamma dei colori si rianima in direzione Sud e tra i distretti di Paracas e Salas, dopo 250 km di strada, si arriva finalmente a un ribaltamento della situazione. Strade non asfaltate, case di mattoni di fango asciugati al sole, abitazioni non terminate con il ferro che esce dai pilastri in cemento, polvere, tanta polvere, improbabili negozietti, uomini a bordo di macchine disastrate, bambini che giocano per le vie… sempre meno umanità e sempre più natura: la strada corre lungo la costa pacifica e l’oceano scarica le sue potenti onde sulla costa.

E’ la Riserva Nazionale di Paracas, in lingua quechua significa “pioggia di sabbia”, zona protetta dal 1975, riserva marina più grande del paese e un paradiso ecologico su una superficie di 335.000 ettari.

“El desierto es un libro abierto”

Ronald Woodman Pollitt

E’ una specie di punto zero entrare qui dentro, quel libro abierto fatto di salnitro e secoli di geologia dal nulla inizia a raccontarsi. Cosa vi troverete davanti? Un susseguirsi di dune morbide, di piste polverose, di fossili marini, di miradores solitari, di distese dall’ocra al marrone alle sfumature ferrose e, a pochi passi, l’oceano, le spiagge con le rocce erose dal vento, l’acqua gelida e gigantesche scogliere. Che voi decidiate di girarla slow in sella a una bicicletta noleggiata o su uno dei loro pulmini fatiscenti, comunque sono convinta che questo angolo di natura incontaminata abbia il suo perché.

Salire su una duna, chiudere gli occhi, e sentire intorno a te solo silenzio-sabbia-vento per chilometri dà un brivido, almeno a me. E’ il potere dell’assenza, del nowhere, dei mancati punti di riferimento. I più pragmatici diranno che non c’è un bel niente da visitare ed è depennabile, io dico che è un ottimo punto di partenza per fare un reset e predisporsi a tutte le meraviglie che questo viaggio in terra peruviana e boliviana farà arrivare dopo. E saranno tante.

video credit: Go2Peru

Tutta la riserva è costituita da un antico fondale oceanico emerso, ecco il perchè dei fossili marini; tutto ciò che vedrete e vi circonderà non è altro che sale. C’è spazio per il piccolo geologo che è in voi, per gli amanti del bird-whatching, per chi cerca una meta ecologica, per chi vuole scoprire i siti archeologici pre-Inca. O per chi semplicemente vuole godersi il panorama lunare, il contrasto tra terra e oceano, gli sterrati e gli off-road polverosi.

In fondo sono pochi i punti da vedere:

  • il Mirador de Flamencos o Parihuanas per vedere La Catedral, formazione rocciosa creata dall’erosione del vento e del mare. Se non fosse per il vento micidiale e il panorama desertico questi belvedere sconfinati sull’oceano mi ricordano l’Australia e la California. La Catedral in realtà era un gigantesco arco sul mare, ma nel 2007 un  terremoto se l’è portato via lasciando solo un faraglione. Comunque sempre un gran belvedere, con sotto le spiaggie di Yumaque e e quella del Diablo (per la corrente micidiale).

  • la Playa Roja, una spiaggia vulcanica di sassolini e sabbia rosso scuro, con uno sfondo di scogliere granitiche ocra che hanno al loro interno magma solidificato e con le onde impetuose davanti. Dicono ce ne siano solo 5 al mondo di questo colore.

  • Lagunillas e La Mina: altro scenario è quello da Punta Arquillo a Lagunillas sono sei i chilometri di costa di spiagge incontaminate. Punta Arquillo è un approdo: dalla cima della scogliera, la vista si apre sull’oceano, su una colonia di otarie che abita le rocce sottostanti e su stormi di uccelli marini. Lì vicino si trova una lingua di mare chiamata La Mina, con l’acqua color smeraldo, dove forse d’estate vale la pena concedersi un bagno; non da meno, subito accanto, la solitaria spiaggia di Lagunillas, baia lontano da tutto.

  • Mendieta: se proprio avete tempo potete proseguire fino al cuore del deserto. Per i turisti che vogliono approfondire la conoscenza sulla biodiversità/ecosistemi della zona, c’è il Centro de Interpretación. E’ uno spazio informativo: dalle informazioni a livello geologico, ad un tunnel dove viene riprodotto il vento degli alisei tipico dei mesi invernali e, nella zona sottomarina, alle specie che abitano l’ecosistema, agli uccelli migratori che raggiungono la riserva per riprodursi, alimentarsi o per riposarsi prima di ripartire verso altre mete.

  • Il candelabro di Paracas: ma il pezzo forte della riserva è sicuramente lui, un enorme geoglifo presente sulla collina. È chiamato Candelabro, la sua forma potrebbe farvi pensare anche a un cactus con tre braccia. Secondo alcuni sarebbe uno dei famosi disegni Nazca.Secondo altri sarebbe stato tracciato dai pirati o sarebbe un simbolo massonico disegnato dai soldati che nel 1820 si unirono al capo rivoluzionario José de San Martín.  Era un simbolo divino? Un gigantesco sismografo? Una pianta allucinogena? Oppure, semplicemente, era uno strumento di orientamento per i marinai? Il dibattito è tuttora aperto (e il modo migliore per vederlo.

  • Museo Julio C. Tello: nel 1925 l’archeologo peruviano Julio C. Tello soprannominò la zona “Testa Lunga”, per la scoperta di alcuni crani umani allungati che giacevano sepolti. Erano resti della cultura di Paracas, che secondo gli studiosi si sviluppò tra il 1000 e il 200 a.C. , si servivano di imbottiture, stecche di legno e legacci per deformarli e i corpi, avvolti in fasce e in posizione fetale, erano posti l’uno accanto all’altro, pronti per “rinascere” in un’altra vita. La Necropoli di Paracas conteneva 429 mummie, alcune di oltre un metro e mezzo di altezza, in posizione fetale sistemate in una cesta e avvolte in tele sontuose dai colori vivaci. Al Museo Julio C. Tello si possono ammirare esempi di queste tele funerarie e centinaia di manufatti della cultura di Paracas.

Infomazioni utili

Come arrivare a Paracas:  Per spostarsi in Perù la soluzione più pratica ed economica è quella di prendere i pullman che attraversano tutto il Paese. Se si scelgono le compagnie giuste, si viaggia meglio che in aereo, e viaggiando di notte coi cama bus si risparmia anche tantissimo. I pullman partono dai molti terminal presenti in tutto il Paese. I peruviani usano moltissimo la rete di bus per ogni tipo di spostamento. L’alternativa è noleggiare a Lima un’auto privata o organizzare i trasferimenti con un to locale.

Tramite la Panamericana Sur, sono disponibili due entrate:
– All’altezza del km 231, si prende la deviazione per Pisco e si prosegue per Pisco- Punta Pejerrey.
– Al km 245, si può imboccare la strada Santa Cruz – Punta Pejerrey.
Tempo necessario da Lima: minimo tre ore e mezza di strada.

Costi della visita: tassa di ingresso alla riserva è di 10 soles (circa 2.60 euro), ingresso + tour della riserva 60 soles (circa 15 euro).

Contatti: rnparacas@sernanp.gob.pe

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