Perù: Chivay, Lagunillas, La Calera, tre perle minori

Perù: Chivay, Lagunillas, La Calera, tre perle minori

In ogni viaggio ci sono le tappe principali, quelle più conosciute e imperdibili, quelle che ci hanno spinto verso una meta, e poi ci sono le perle minori da scoprire lungo la strada per creare la nostra collana personale di ricordi, di incontri, di sensazioni magari completamente parallela e alternativa a quella immaginata prima di partire. Oggi vi racconto di un Perù minore, tre tappe piccole ma ricche di personalità, autentiche e ognuna con la capacità di arricchire ulteriormente un viaggio peruviano già pieno di tappe famose. Il mercato di Chivay Vicino al Canyon del Colca, c’è el pueblo di Chivay, dove gli alpaca fanno compagnia ai ragazzini come fossero cani di piccola taglia, dove le donne di diverse tribù parlano solo quechua, si incontrano per commerciare e scambiare i loro prodotti, dove i colori appariscenti dei costumi tradizionali sanno di autentico e ancora poco intaccato dal turismo.  Tutte le vie di Chivay conducono a Plaza des Armas, dominata dalla chiesa coloniale di Nostra Signora dell’Assunzione… non c’è molto altro da vedere. C’è poco da fare gli schizzinosi, addentratevi nel mercato e aprite gli occhi: banchi di artigianato e abbigliamento confezionato con “bordados” (ricami e passamanerie locali) si alternano a mais  di colori mai visti e mais nero con cui qui si prepara la chicha, il vino degli Incas, a tagli di carne, pollame, orto-frutta, formaggi e banchetti di cibi cucinati al momento, lo street food peruviano.  Me ne esco con un pranzo volante di tutto rispetto: sacchetto di banane essiccate tipo chips e spiedini di alpaca fatti al momento, una vera bontà. E’ uno spaccato di vita reale di un paese semplice: gli ambulanti,...
Canyon del Colca: “El condor pasa”, vola libero tra i cactus e la neve

Canyon del Colca: “El condor pasa”, vola libero tra i cactus e la neve

Simon & Garfunkel negli anni ’70 incisero una cover del pezzo originale dei Los Incas intitolata El Condor Pasa (If I Could). Basta riascoltarne un accenno per mettere a fuoco un fermo immagine netto di una tappa considerata un must da chi viaggia in terra peruviana: Oh majestuoso Cóndor de los Andes, llévame, a mi hogar, en los Andes, Quiero volver a mi tierra querida y vivir con mis hermanos Incas, que es lo que más añoro Oh maestoso Condor delle Ande portami a casa mia, sulle Ande Voglio tornare alla mia amata terra e vivere con i miei fratelli Inca, che è ciò che più rimpiango Capita, da qualche parte nel mondo, che la mano dell’uomo diventi paziente amore e si fonda con la natura, migliorandola. La valle che porta al Canyon del Colca, nel sud del Perù, è tutta una trama ricamata ad arte di terrazze per uso agricolo, molte delle quali ancora coltivate. Seguono i fianchi delle montagne come preziose cuciture su un abito importante, cambiano forma, si allargano, rendono migliore il paesaggio. Il fiume scorre lontano, in basso, sottile, senza rumore. Il Canyon del Colca è un abisso profondo oltre tremila metri, e la bellezza di questa valle sacra prepara all’incontro con loro. Loro sono i condor delle Ande e la cornice è quella del Mirador Cruz del Condor, il paesaggio si fa lunare e mai visto: sui fianchi delle montagne del canyon infiniti cactus, siepi basse, ed ciuffi di erba gialla, sembra di essere in un deserto ad alta quota e di fronte solo il profilo innevato di montagne altissime. Uno scenario e un...
Arequipa: storie di clausura, sacrifici umani, jugos e picanterías

Arequipa: storie di clausura, sacrifici umani, jugos e picanterías

Arequipa di certo non passa inosservata. Siamo nel Sud del Perù tra una corona di vulcani, El Misti 5500 mt spicca all’orizzonte, poi il Chachani e il Picchu Picchu. Siamo in una città colta, la città di Vargas Llosa, scrittore vincitore nel 2010 del Nobel per la letteratura, sede della Corte Costituzionale, le targhe d’avvocati sparse ovunque lo fanno presente. Siamo in una città Patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, ed è facile capirne il perchè. Ciudad blanca o arcobaleno? Lei è nota a tutti come ciudad blanca, perchè Arequipa è stata costruita soprattutto con il sillar, un tufo di origine vulcanica biancastro, in effetti è abbagliante, assolata, ariosa. Il biglietto da visita è Plaza des Armas, un quadrilatero di edifici porticati, una cattedrale di dimensioni impressionanti neorinascimentale ma anche un grande giardino, una fontana, un punto d’incontro e crocevia di vita quotidiana. Arequipa colpisce perché non è una realtà affatto neutra, questa città è vivace, coloratissima, meticcia, eclettica, piena di energie. E’ movimento, rumore, sapore, vita, la strada che ti porta con sè e tutta la sua gente. E’ vulcanica come la natura che la circonda. Tutto un saliscendi, uno strombazzamento, un formicaio, un mercato brulicante, una sorpresa continua. Di Arequipa puoi sentire sulla pelle la sua vitalità, che contrasta forte con la sobria e neutrale definizione di città bianca. Spagnola o peruviana? E’ nata spagnola, la sua popolazione è di origine più bianca che india. Ma ad Arequipa le parti s’invertono: il mondo andino lascia spazio ad un’atmosfera spagnola, andalusa nella planimetria, coloniale nell’architettura delle casonas tradizionali e peruviana nell’atmosfera mista di gente di origine spagnola e meticcia. Per...
Perù: sorvolare le Linee di Nazca, uno dei più grandi misteri archeologici

Perù: sorvolare le Linee di Nazca, uno dei più grandi misteri archeologici

Scrivere sulle linee di Nazca è un pò come affrontare un mostro sacro dell’immaginario, il principe degli enigmi e dei misteri archeologici; tutto è stato già scritto e già detto. So solo che nella mente di ogni viaggiatore sorvolare l’arido altopiano di Nazca con un veivolo leggero da pochi posti mette un brivido lungo la schiena; sulla sabbia di quel deserto, in una sperduta regione del Perù su un’area di 520 km quadrati, sono incisi i geoglifi più impressionanti al mondo, patrimonio dell’umanità dal 1994, dei veri quadri disegnati sul terreno, linee grandi e piccole compongono gigantesche figure, visibili nella loro interezza soltanto ad alta quota. Arrivare in Perù e non salire su quel veivolo è come non mettere la ciliegia sulla torta. Un delitto. Il sorvolo sulle linee di Nazca Quindi animo, non fatevi intimidire dal microscopico aeroporto di Nazca in mezzo al nulla, dalla nebbia che periodicamente sale e scende, dai desk delle compagnie peruviane che non rispettano quasi mai gli orari concordati, dai racconti sulla pericolosità e sull’esperienza di volo “per stomaci forti”. Fa parte tutto del prezzo da pagare, oltre a quello economico di cui parleremo dopo. In realtà verificheranno i passaporti, verrete pesati perchè ogni passeggero deve essere posizionato davanti o dietro sulla base di una precisa distribuzione sul veivolo, poi il metal detector verificherà l’assenza di oggetti metallici, quindi attenderete di essere chiamati per nome in una saletta di attesa. Partenza e via senza timori. Una volta saliti a bordo ogni passeggero ha un posto finestrino, uno dei due piloti vi spiegherà cosa state sorvolando in quel momento. Il volo dura generalmente 20 – 30 minuti e...
Perù: Oasi di Huacachina e l’adrenalina da carro tubolares

Perù: Oasi di Huacachina e l’adrenalina da carro tubolares

Un Perù totalmente diverso da quello che ti aspetti: siamo nel deserto di Atacama e il panorama impressiona, dune a perdita d’occhio e un laghetto al centro (un tempo solo naturale ora alimentato in parte artificialmente) con palme, eucalipti, piante esotiche e carrube a corollario per lo spettacolo dell’oasi di Huacachina, 300 km a sud di Lima vicino Ica. L’“oasi d’America” sembra di angolo di Nord-Africa in Perù. Huacachina era popolare tra i ricchi peruviani nel 1940, che venivano a fare il bagno nella laguna, pensando che le acque avevano poteri di guarigione. Poi l’oasi incantata fu dimenticata dagli anni ’50 in poi. Ritrovò prestigio dal 1990, grazie al turismo diventando meta attrattiva per i viaggiatori in cerca di emozioni forti e come meta per le festività delle famiglie peruviane. Oggi è decisamente trasformata, di sicuro troppo sfruttata, però quella distesa di sabbia e dune sahariana continua ad avere il suo perchè ed è oggettivamente un luogo di grande valore ambientale perché si tratta di una delle rare oasi naturali presenti tra l’America del Nord e del Sud. Huacachina è una vera e propria oasi nel deserto. Con la differenza che per raggiungerla non è necessario imbarcarsi in una carovana di mercanti e inoltrarsi per settimane tra le dune. Basta fare una passeggiata in centro a Ica, e prendere un moto-taxi destinazione Huacachina. In cinque minuti, svoltate un paio di dune di periferia, si arriva al villaggio, e fuori solo sabbia chiara, sole rovente e il vuoto sinuoso del deserto. Si respira la meraviglia naturale delle oasi. Detta così sembrerebbe inevitabile il senso di isolamento e di serenità trasmesso da questo luogo, eppure intorno al laghetto sono spuntati come funghi servizi (alberghi,...
Perù: Isole Ballestas, le piccole Galapagos peruviane

Perù: Isole Ballestas, le piccole Galapagos peruviane

Trenta minuti scarsi di navigazione dall’imbarcadero di Paracas, una sosta veloce per vedere dal mare El candelabro nella Riserva di Paracas, e si arriva alle Isole Ballestas. Un piccolo arcipelago, un santuario naturalistico oggi protetto e abitato solo da cormorani, sule, gabbiani, pellicani, albatros, leoni marini, otarie e pinguini di Humboldt… poi se siete fortunati potrete vedere persino i delfini. Uno stormo di cormorani ci volteggia intorno per darci il benvenuto, è tutto un tripudio di stridii, ali, e traiettorie aeree: nessun silenzio in questo mare, anzi forse qualche imbarcazione di troppo. Passiamo sotto archi maestosi di roccia modellati dal mare e dal vento nel corso di migliaia di anni, opere meravigliose d’arte che mi confermano come la natura sia l’architetto migliore del mondo. Sembrano isole fuori dal mondo, un’enclave protetta, dove gli animali hanno scelto di fermarsi a riposare, lontano dai pericoli e dal caos, immersi in un mare primordiale, infastiditi solo da qualche motoscafo carico di esseri “anomali” coi salvagenti arancioni, cellulari e macchine fotografiche addosso. Le Islas Ballestas rappresentano senz’altro qualcosa di unico nel loro genere: le isole, di per sé, sono molto brulle, ma popolatissime e la fauna è la vera sorpresa… video credit: @civiltà antiche e antichi misteri Il capitano spegne ogni tanto il motore per non infastidirli, è una forma di rispetto che mi piace. Disturbarli nel loro habitat sarebbe un sacrilegio. Ci spiega che non tutti gli animali visibili vivono stabilmente qui: alcuni fanno solo uno scalo tecnico prima di proseguire il loro lungo viaggio con destinazione Patagonia e mi piace pensare che anch’io, prima o poi, arriverò alla “fin del mundo”, sono quei...

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