La via dei Setteponti da Firenze ad Arezzo, uno dei percorsi più antichi della Toscana

Con la pandemia ci siamo riscoperti tutti armchair travellers forzati, viaggiatori da poltrona, in una realtà internazionale ferma a cui abituarsi e in un mondo di neologismi. L’unica via possibile per  ora è la staycation, unione delle parole stay (at home) + vacation, in estrema sintesi una vacanza a casa propria, all’interno dei confini regionali, al massimo nazionali. E’ stato così quasi l’intero 2020, sarà identico questo 2021, confidiamo nel 2022 (forse).

Noi italiani abbiamo sicuramente un asso nella manica, possiamo contare su un Paese che si presta a tantissimi tipi di viaggi ed esperienze, ricchissimo di angoli da scoprire o riscoprire n volte all’insegna di qualsiasi tipo di passione: in ogni zona d’Italia ci sono micro-itinerari per una vacanza o un weekend tra borghi, mare, montagne e città, alla scoperta di reali meraviglie. Basta anche una sola gita di uno o pochissimi giorni per godersele. Oggi vi parlo di un piccolo itinerario toscano di grandissimo valore, percorso questa estate. Fioriscono un po’ ovunque i cammini legati a paesaggi e percorsi storici, alle antiche strade dei pellegrini. E questo è di sicuro un cammino da percorrere.

La via dei Setteponti da Firenze ad Arezzo

La storia di questa strada parte dal Medioevo, tracciata dagli Etruschi e ridisegnata dai Romani per farci passare l’antica Cassia Vetus, la via dei Setteponti è uno dei percorsi più antichi della Toscana. Unisce la piana di Arezzo con quella di Firenze attraverso uno spettacolare itinerario di collina sopra il Valdarno Superiore. Affascinata da questa premessa, ho cercato in rete qualche informazione e in un giorno d’estate in auto l’ho percorsa tutta, fermandomi nelle tappe principali.

É un balcone naturale, un percorso panoramico da Donnini, a sud di Firenze, a Buriano di Castiglion Fibocchi alle porte di Arezzo, ma preparatevi a 60 km di curve continue e strade di campagna, alle vedute tipiche da cartolina sui vigneti e oliveti, sui borghi, sulle pievi millenarie e sui campanili di quelle pievi che servivano da torri di avvistamento ed ancora oggi spiccano lungo tutto l’itinerario. Nel medioevo questa era terra di locande, ospedali per i viandanti e stazioni di posta per il cambio dei cavalli. L’alternativa, se avete più giorni è percorrerla in bicicletta o come i pellegrini nell’antichità, a piedi, suddividendo il percorso in tappe per 3-4 giorni . La strada dei Setteponti non ha dislivelli importanti e dato il fondo stradale è di facile percorrenza, rendendo il cammino adatto a tutti, anche a chi è poco allenato.

L’origine del nome e cosa vedere

Il nome Setteponti deriva dai passaggi sopra i torrenti che scendevano dal Pratomagno fino al fondo valle. Il numero sette nel medioevo aveva un significato religioso, era un modo per esprimere un qualcosa di illimitato. I ponti allora erano fatti in pietra, con disegno a schiena d’asino, spesso ad una sola arcata, come il ponte romano di Loro Ciuffenna o con più arcate come il Ponte a Buriano attraversato da Leonardo da Vinci nei suoi viaggi da Firenze in Val di Chiana. Forse il nome Setteponti deriva proprio dalle sette arcate di questo ponte.

In realtà le tappe sono moltissime, tutto dipende dai giorni che avete a disposizione e da come vi spostate. Io, in un giorno solo, ho preferito selezionare e fermarmi solo in alcune e sono:

Pieve di Cascia & Museo di Masaccio

Se cercate un vero gioiellino nascosto della Toscana e amate come me la storia dell’arte e dell’archietttura, puntate senza indugi sulla Pieve di Cascia. Romanica del XII sec, un possente campanile quadrato e una loggia rinascimentale sono il biglietto da visita di una classica architettura interna severa, solenne ed essenziale, avvolta quasi dal buio, pochissima luce filtra dalle monofore. L’interno è a tre navate costituite dalle consuete sette (numero biblico) arcate. Stupendi i capitelli e resta un unico affresco staccato che mostra un’Annunciazione.

Dietro la pieve, passata l’abside, si trova un’altra chicca piccolissima ma di valore inestimabile, è il Museo Masaccio d’arte sacra, perché vi è conservata la prima grande opera conosciuta del pittore valdarnese: il Trittico di San Giovenale. Dopo una prima sala di dipinti dell’arte fiorentina, argenti, oggetti ecclesiastici e paramenti sacri si entra in una seconda saletta dedicata al Trittico di San Giovenale di Masaccio: un’unica luce illumina un capolavoro, la tavola rappresenta la Madonna col bambino e quattro santi, e sul bordo inferiore la data di esecuzione 23 aprile 1422. E’ quindi la prima opera nota di un giovane Masaccio (aveva solo 20 anni) ed una delle più rappresentative del primo Rinascimento.

Per gli orari di apertura al pubblico e maggiori informazioni visita il sito ufficiale del Museo Masaccio d’Arte Sacra.

Piantravigne e le balze del Valdarno

Volete vedere il panorama più spettacolare sulle Balze e su tutto il Valdarno? Lungo la via dei Setteponti c’è una deviazione che indica il piccolo borgo medioevale di Piantravigne arroccato su una collina, parcheggiate l’auto o la moto, e potrete vedere il panorama delle balze dall’alto. Ma di cosa si tratta? Sono formazioni geologiche di detriti composti da sabbia, argilla, ciottoli e ghiaia, formate nel Pleistocene per erosione in seguito al prosciugamento di un lago che ricopriva la zona due milioni di anni fa e modellati dagli agenti atmosferici.

Se invece volete vederle anche “da sotto” a Castelfranco di Sopra (Ar) c’è un sentiero ad anello di 6 km, si chiama il Sentiero dell’acqua zolfina, per ammirarle da vicino. Il punto di partenza è poco fuori le mura del borgo, la stradina scende rapidamente verso il Borro delle Fossate dove le indicazioni prevedono il guado del torrente senza difficoltà in vari punti, il sentiero in mezzo alla vegetazione e una vallata dove le protagoniste del paesaggio sono le Balze in tutta la loro particolarità.

Loro Ciuffenna

Uno dei paesi più caratteristici del Valdarno Superiore, uno de “I borghi più belli d’Italia” e, soprattutto per chi ama fotografare, un insieme di scorci fantastici. Si trova proprio a metà della Via dei Setteponti ed è costruito su una gola profondissima sul fiume Ciuffenna, un luogo dove sembra quasi impossibile costruire. E invece il ponte romano in pietra, il mulino più antico di tutta la Toscana costruito a strapiombo sulla roccia viva e un pugno di case e strade conservate benissimo all’ombra del Pratomagno, ne costituiscono la fisionomia.

Qui si continuano a macinare le castagne per ricavarne la farina, qui c’è un museo speciale dedicato a Venturino Venturi, famoso nel modo per le opere in ceramica e i dipinti, gli schizzi e il parco di Collodi. Qui il prodotto tipico è il fagiolo zolfino da accompagnare rigorosamente con l’olio di Reggello, qui si respira un’aria e una calma antica. Poco distante dal centro, tra querce e olivi non perdetevi la Pieve di San Pietro a Gropina, romanica, con un’abside raffinatissima e un pulpito circolare ben più vecchio della struttura romanica della chiesa. E’ di fattura longobarda, le origini della pieve sono dell’VII-IX sec e gli scavi archeologici parlano addirittura del VI sec, si può accedere ai resti paleocristiani nell’interrato della chiesa.

Il Borro

A 20 km da Arezzo ho trovato la strada chiusa per lavori in corso, ma la tappa che avrei tanto voluto fare con una breve deviazione dopo San Giustino Valdarno sarebbe stata il Borro, il piccolo borgo ristrutturato dalla famiglia Ferragamo e trasformato oggi in Relais & Châteaux, dove il tempo sembra essersi fermato. Arroccato su uno sperone di roccia e circondato da strapiombi naturali, risalente all’anno 1039 e grazie alla sua particolare collocazione non ha subito rilevanti trasformazioni nel tempo ed è arrivato fino ai giorni nostri conservando le sue peculiarità.

All’interno: un paesino che non conosce l’asfalto, solo strade lastricate, il ponte che permette di attraversare il fossato, le case in pietra separate dai vicoli, da un lato il profondo borro (burrone), le ville per chi vuole regalarsi una vacanza a cinque stelle, l’agriturismo, la Spa, i ristoranti gourmet e “l’arte di vivere colma di quiete ed eleganza”. Mi incuriosiscono sempre i restauri conservativi e le trasformazioni rispettose della storia.

Ponte a Buriano a Castiglion Fibocchi

Ultima tappa della Via dei Setteponti prima di Arezzo è l’impressionante ponte romanico in pietra con sette archi, Ponte a Buriano. Costruito nel 1277, molti pensano che sia la struttura, icona nel tempo, dello scenario immortalato da Leonardo da Vinci dietro le spalle della celebre Gioconda. Quest’area del fiume Arno ospita la Riserva Naturale Regionale di Ponte a Buriano e Penna. Un paesaggio di colline sinuose che circondano il bacino d’acqua, con pareti verticali di roccia e ampie zone paludose nella parte orientale della Riserva Naturale.

Una struttura architettonica dalle possenti arcate sembra quasi galleggiare sull’Arno, in questo tratto il fiume non è profondo, ma molto largo per il vicino invaso della Penna. Fa impressione pensare che la sua robusta struttura ha resistito a tutte le alluvioni degli ultimi 850 anni, e la sua bellezza ha saputo persino vincere la furia distruttiva della guerra. Quando i tedeschi si ritirarono, alla fine della seconda guerra mondiale, minavano tutti i ponti che si trovavano sul loro percorso. Di fronte ad un’opera architettonica di tale fascino come Ponte a Buriano…. non trovarono il coraggio di farlo saltare in aria. Godetevelo al tramonto, una vera poesia.

 

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2 Comments

  1. Ciao Monica,
    come ho scritto in uno dei miei ultimi post “Percorrere la Setteponti in bici è come un continuo pellegrinaggio sulle due ruote, una porta temporale sul medioevo che non ti annoia mai!”.
    Quindi hai ben descritto questo territorio che spero vorrai visitare, ne resterai affascinata dalla sua storia e dalle Pievi millenarie che si trovano lungo il suo percorso. Ognuna con la sua storia, ognuna con le sue particolarità.

    https://www.facebook.com/setteponti/
    https://settepontiroadbiker.altervista.org/

    Reply
    • Ciao Alberto, grazie della dritta, continuerò di sicuro a scoprire questa “porta temporale sul Medioevo” (bellissima definizione).

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