Vedere il tramonto sulla Piana di Bagan in Birmania era una delle mie #100cosedafareprimadimorire, e le aspettative erano altissime. Quella della Bagan Plains è la prima immagine che salta in mente quando si pensa a un viaggio in Myanmar: è la copertina della Lonely Planet (mongolfiera inclusa), sono le parole di Marco Polo che la riteneva “uno dei luoghi più belli al mondo”, oppure sono quelle di Tiziano Terzani che la descriveva come “uno di quei luoghi che ti rende fiero di appartenere alla razza umana“. Raggiungere la Piana di Bagan è il sogno di qualunque viaggiatore che ami i paesi asiatici. In una pianura silenziosa, estesa come Manhattan, sono concentrati oltre 2.300 templi perfettamente conservati mentre un altro migliaio giace sotto forma di cumuli di pietra distrutti dal tempo e dai terremoti.
Templi rossi, dorati, imbiancati in ogni direzione e prati verdissimi, poche strade asfaltate, molti sentieri sabbiosi attraversati da carretti, biciclette e oggi motorini elettrici. Orchidee, ninfee, alberi di casuarina, banani, grandi e rigogliosi, sicuramente merito dell’acqua abbondante e del caldo costante. Cupole d’oro, pietre intarsiate, mattoni rosati immersi tra foreste di acacie e tamarindi, campi di arachidi e soia, di sesamo e mais. E dentro questo scrigno naturale si trova un miracolo archeologico che non ha niente da invidiare ai parenti illustri Angkor in Cambogia o Borobudur in Indonesia, anche se forse un po’ meno conosciuto.
Non appena scendiamo dalla mini crociera sul fiume Irrawaddy, di fronte alla maestosità del sito e alla presenza di così tanti punti di interesse sparpagliati per tutta la piana di 20 kmq, la prima domanda che mi sono posta è stata: come organizzare questi 2 giorni a Bagan? C’è un attimo di “panico” di fronte a tanta frenesia edilizia dell’anno 1000, e anche la guida cartacea in questo senso mi sembra un lungo elenco di opportunità, senza una proposta sintetica che mi dia una mano. Chiediamo un aiuto local in hotel e ci consigliano un itinerario, rivelatosi poi ottimo . Ve lo ripropongo in modo che possiate usarlo se andrete da quelle parti. Guardate la mappa e seguitemi.
Giorno 1
Il primo giorno si è finalmente a Bagan e si vorrebbe vedere quanto più possibile. Sole e 25°C di prima mattina, noleggiamo un taxi collettivo per la giornata (siamo in 7): anche se la bicicletta o il calesse hanno di sicuro più appeal, ma girare coi bambini sotto il sole e coprire notevoli distanze ci fa optare per il taxi. Dividendo tra tutti il costo giornaliero di 80 $ (a Bagan è tutto più salato rispetto al resto del Myanmar) è fattibile e l’autista sa benissimo la strada e ti porta dritto al punto.
Vi presento le tappe che abbiamo selezionato, partendo da New Bagan dove eravamo alloggiati Kaytumadi Dynasty Hotel (posto splendido e accoglienza super, e lo dico non perché mi hanno ospitata ma perché lo consiglierei davvero a chiunque).
1 – Lawkananda Pagoda
È uno stupa dorato su un’alta scogliera, del tutto fuori dalle mete turistiche ma delizioso, un posto dove rilassarsi e godersi il panorama fluviale, qui attraccavano le navi provenienti da regioni lontane, un buon modo per approcciare Bagan in modo soft.
2 – Old Bagan
È una piccola città murata dove oggi non vive nessuno per ordine governativo, fatta eccezione per il personale degli alberghi (per lo più di lusso in questa zona), qui si trovano le mura storiche i templi e il museo archeologico. Bagan è viva, abitata, coltivata, animata, c’è un mercato, ci sono laboratori artigianali, tra cui quelli per la produzione delle lacche. Si ara, si semina, si raccoglie. Tutto rigorosamente artigianale. Entriamo nel Tempio Shwegugyi, piccolo ma elegante, tra lastre in pietra in lingua pali e corridoi voltati un po’ bui che conservano splendidi affreschi e immagini sacre. Inizio a capire le differenze tra le varie strutture…
Il tempio o pahto è l’altra grande forma di architettura superstite a Bagan e può assumere una varietà di forme. Era multi-piano, costruito intorno a uno Zedi e comprendeva quartieri per i monaci e sale di riunione e preghiera. Il pahto spesso era una struttura massiccia, quadrata o rettangolare con terrazze (vd. Ananda, Dhammayangyi, Gawdawpalin, Htilominlo, Shwegugyi, Sulamani e Thatbyinnyu).
La pagoda o stupa (in birmano si chiama Zeidi o Zedi) è uno dei principali monumenti buddhisti. Il termine è spesso anche Paya. Originariamente erano cumuli di pietre poi monumenti funebre, poi ha acquisito simbolismo cosmico del Buddha contenente le sue reliquie. Lo Zedi ha la forma di una campana poggiante su una struttura in mattoni a base quadrata od ottagonale; di solito ha un picco leggermente affusolato in metallo dorato, decorato con gioielli, sormontato da una decorazione a forma di ombrello sacro (Hti).
Viaggiando s’impara.
3 – Ananda Patho
È uno dei templi più venerati di Bagan. Tiziano Terzani scrisse, descrivendo un alba e ammirando il panorama nella quiete delle sue terrazze:
“All’alba, guardando nella piana di Pagan dal più alto pinnacolo del tempio di Ananda, le risposte vengono a mancare e non riesco neppure a dirmi che cosa davvero c’è da augurarsi per questo straordinario e triste Paese. (…) In fondo questo voler fermare il progresso è qualcosa di vecchio nella Birmania ed è come se i birmani accettassero che la storia, buddhisticamente, non fa che ripetersi. Questo tempio di Ananda, il più bello, il più elegante ne è come la riprova.”
(Tiziano Terzani)
4 – Sulamani Patho
È il “gioiello supremo” di mattoni rossi, circondato da piante di bougainville e protetto da mura, con struttura piramidale accessibile da 5 porte. Lo stile architettonico è più raffinato di altri: forma piramidale su base quadrata, due piani, bellissima sikhara, piastrelle e pannelli vetrosi lungo le modanature delle terrazze. Peccato che sia vietato salire sulle terrazze superiori, allora passeggiamo all’interno dei corridoi dove c’è illuminazione, osserviamo i grandi affreschi e l’immancabile Buddha gigante dorato dove i fedeli appongono foglioline d’oro e di stucco colorato.
5 – Dammayangyi Patho
Qui c’è un karma negativo, si dice che il re Narathu ordinò agli operai di far combaciare i mattoni a secco in modo così perfetto che non potesse passarci nemmeno uno spillo, pena il taglio delle braccia O_O. Dopo la sua morte i corridoi interni furono riempiti di mattoni come ritorsione… ma forse è solo leggenda, sta di fatto che è un edificio enorme, visibile da tutti i punti di Bagan. Ci limitiamo a girarci intorno e guardarne l’esterno. La luce del pomeriggio si sta scaldando e dobbiamo salire in alto per vedere il tramonto.
6 – Shwesandaw Pagoda
L’annosa questione di aspettativa contro realtà viene al dunque, questo è il punto più frequentato per vedere il tramonto, grappoli di turisti assatanati sgomitano per arrampicarsi sui ripidi gradini e fotografare il tramonto dopo essersi inerpicati su per i ripidissimi gradini della pagoda Shwesandaw, la più alta dell’area. Arriviamo un’oretta prima dell’ora X, ancora nessuno, riusciamo a salire in pace e goderci l’orizzonte e la visuale pazzesca che si ha dalla cima. Poi, appena il cielo si tinge d’arancio, arrivano le vagonate di turisti, sulla terrazza superiore si sta stretti peggio che in metropolitana nell’ora di punta. Il tramonto, nonostante il casino, resta indimenticabile 🙂
P.S. Pare che da Marzo 2016 sarà vietato arrampicarsi sui templi del sito archeologico. Siamo stati tra gli ultimi fortunati!
Giorno 2
Il secondo giorno, saziata l’ansia di vedere le cose principali, la musica cambia (e in meglio): il mood è più sbarazzino, si noleggia uno scooter elettrico e si gira a naso (soluzione col senno di poi preferibile), lasciandosi impolverare dalla sabbia e guidare più dall’istinto che dalla mappa. E come sempre le sorprese non mancano. Bagan non è fatta solo di templi. E’ il luogo principale dove costruiscono le marionette birmane, oggettistica da casa in bambù e ci sono vari workshop da visitare non troppo turistici. Ecco il nostro itinerario della seconda giornata.
1 – Bagan House Lacquerware (Jasmine Road n.9 – New Bagan)
Andiamo a conoscere un’abilità e un’arte antica, quella della laccatura di cui a Bagan sono maestri. E’ il Panyun, una tecnica basata su una resina ricavata da un albero, che esposta all’aria diventa nera. Costruiscono un’anima dell’oggetto in strisce di bambù (assemblate con mani e piedi), lo verniciano con la resina impermeabile, lo fanno asciugare e ripetono il processo 7 volte. L’ultimo strato di lacca è poi colorato e decorato con un lavoro di incisione precisissimo. Per produrre un piattino o un bicchiere ci vogliono 6-8 mesi di lavoro, vederlo da vicino è impressionante. Certo i prezzi finali sono alti, ma se pensi al lavoro che c’è dietro tutto sommato è niente.
2 – Dhamma Yazaka Pagoda
Lungo la strada la incrociamo e decidiamo di fermarci, qui i turisti si contano sulle dita della mano, quasi tutti birmani, la sabbia di fiume viene spazzata di continuo e l’atmosfera è particolarmente sentita. C’è un guardiano all’ingresso, è un vecchietto piccolo, ossuto e rugoso, il colore della sua pelle assomiglia al tempio stesso: è tra il rosso e il marrone. Veste il sarong e naturalmente è scalzo. Mi piace questo posto, mi fa sentire quasi di casa, e la sensazione di essere fuori dal tempo aumenta.
3 – Shwezigon Pagoda
Puntiamo a nord per raggiungere Nyaung U e un altro tempio imperdibile dell’XI sec., interamente laminato in oro. Ci dicono che lo stupa centrale custodisce un dente ed un osso della fronte di Buddha…ma quanti denti avrà avuto?? Ogni tempio ne ha uno!! Anche qui siamo un po’ fuori dalle classiche rotte turistiche, tanti piccoli templi, intorno a quello principale dove i fedeli si recano per pregare, riposare, chiaccherare. Mi rendo conto che qui a Bagan questi templi sono tutti diversi, ognuno con le sue peculiarità, dentro questa vallata ci si potrebbe stare una settimana.
4 – Tempietti a caso
Arriva un momento in cui anche a Bagan ti lasci andare e prosegui a casaccio, noi tre su questo motorino silenzioso, colle ruote affondate nella sabbia, finisce il misticismo e comincia il divertimento, la sgommata, il ridere. Incrociamo un tempietto di legno tutto aperto e intagliato, siamo soli anzi no, sbuca in fondo una sedia a dondolo e un’anziana custode, ci accoglie con un sorriso e viene a dare un fiore bianco a nostra figlia. Bagan mi commuove, proprio ora che ci siamo lasciati andare.
5 – Tramonto a caso
Siamo nella piana centrale in un punto imprecisato, capisco che Bagan non è meglio qua o là, ovunque va benissimo all’ora del tramonto, basta salire sulle terrazze di un qualunque tempio, anche il più piccolo, respirare a fondo in silenzio e portarsela dentro.
Fantastico articolo!! ora so bene cosa andare a vedere a gennaio 2017 🙂
grazie Giorgia, dicembre-gennaio è un ottimo periodo per vedere Bagan e la Birmania in generale 🙂
Grazie, ora so cosa fare. Mi chiedo dov’è che si può andare sulla mongolfiera all’alba? O è tramonto?
https://www.balloonsoverbagan.com/