by Monica Nicoliello | Dic 27, 2017 | Asia |
Chiudo l’anno con un post diverso dal solito, l’omologazione non è mai stata il mio forte e i post di fine anno di soli ringraziamenti e auto-celebrazioni non li posso leggere, figuriamoci scriverli. La domanda per tutti i viaggiatori incalliti, i travel addicted, i travel bloggers, i travel writers, chi ama la strada e la sensazione di scoperta che il viaggio sa trasmetterti sempre, chi ama dopo parlarne, scriverne, o anche solo leggerne dal divano per godere ciclicamente il prima, il durante e il dopo dell’esperienza, è: può scomparire la voglia di viaggiare dopo anni di passione? Sono convinta di no: i grandi amori, quelli veri, quelli sinceri, quelli “di pancia” e non di facciata, soprattutto quelli sani, non ti voltano la schiena, non ti ingannano nutrendosi della tua fiducia, non li perdi mai nonostante gli alti e bassi. E per me da sempre i viaggi sono un grande amore, non l’unico per fortuna. Però la vita capita riservi brutte sorprese, cadute, voltafaccia, teatri svelati, fughe improvvise, difficoltà che mai e poi mai avresti potuto immaginare, e allora le energie le devi raccogliere per sopportare e superare i momenti bui, per andare avanti, per evolvere nonostante tutto (e sto pensando seriamente di scrivere un libro al riguardo, ma tranquilli i viaggi non c’entrano nulla questa volta!). Perché dietro ai blog, anche quelli di appassionati viaggiatori c’è sempre una persona e la sua vita, dove i viaggi fanno solo parte del gioco, in fondo sono solo “sabbia e schiuma”, citando il Profeta di Gibran. Ed è così che la voglia di viaggiare può finire appesa a un filo, sospesa,...
by Monica Nicoliello | Set 18, 2017 | Asia |
Tre isole della Thailandia sulla costa est, tre anime nettamente diverse, e tre amiche ai tempi dell’università alle prese con un lungo viaggio nella terra del Siam. Thai significa libero e la parola libertà credo sia la sintesi migliore per un on the road in questa terra. La nostra esperienza prevedeva sulla carta di puntare verso Nord, ma ogni viaggio è fatto anche di imprevisti e spirito di adattamento, i nostri programmi erano cambiati per “cause di forza maggiore”, due ragazzi americani ci convinsero a dirottare sul Sud e andare verso le isole. Oggi vi parlo di quelle presenti sulla costa Est: Koh Samui, Koh Phangan, Koh Tao. Isole della Thailandia che negli ultimi decenni sono cambiate, non immaginatevi solo paradisi terrestri, sabbia borotalco, quattro capanne sulla spiaggia e una manciata di pescatori. Oggi la realtà è ben diversa: sono mete splendide ma turistiche, location bellissime ma occidentalizzate e questo significa servizi di ogni genere. Anche se poi basta noleggiare un motorino, andare su strade meno battute, visitare qualche tempio, fermarsi a parlare con i locali per trovare lo spirito autentico di un paese tra i più affascinanti del Sud Est asiatico. In fondo è questo il segreto del successo di ogni angolo del Regno di Thailandia, ovunque voi andiate il segreto è solo uno: perdersi senza timori e vivere il più possibile a contatto con la popolazione del luogo, condividere anche se per poco l’essenza di un paese. Per pianificare il viaggio, potrete consultare le diverse guide on-line. Vi consiglio a questo proposito il Magazine di Club Med dove ho trovato una guida ricca di spunti pratici e articoli che spiegano come organizzare un viaggio in Thailandia....
by Monica Nicoliello | Apr 28, 2016 | Asia |
Facciamo una scommessa? Il Myanmar diventerà una delle più famose destinazioni di mare del Sud-Est Asiatico. Con i suoi 2000 km di coste la Birmania è in corsa per essere la prossima meta marina di tendenza in Asia. Un po’ a causa della turbolenta storia del Paese e della chiusura al turismo, un po’ per la sua non facile accessibilità, molte delle sue spiagge sono ancora incontaminate e poco conosciute. I litorali birmani ricordano tanto le spiagge della Thailandia 20 anni fa, quando ancora il turismo di massa non aveva fatto danni (e lo posso dire perché 20 anni fa in Thailandia ci sono stata davvero). L’ultima tappa del mio viaggio in Myanmar è stata quindi Ngapali Beach, un posto remoto ma dove l’industria del turismo sta crescendo: dopo un itinerario denso e articolato ci serviva un po’ di relax finale e mai scelta fu più azzeccata. Avevo letto prima di partire che Ngapali Beach era considerata dagli stessi birmani la più bella spiaggia del Myanmar, che questa zona di mare affacciata sul Golfo del Bengala non era il classico paradiso tropicale, pur avendone tutte le caratteristiche naturali. Qui niente di artificiale, niente lussi, pochi turisti, una natura intatta e una genuinità diventata ormai merce rara. Sulla carta tutto quello che mi piace! Grazie all’aeroporto di Thandwe, raggiungibile con un’ora scarsa di volo da Yangon e da Bagan, arrivi in questa meraviglia e ti accorgi subito di alcuni suoi aspetti fondamentali, che ora vi elencherò e spiegherò nel dettaglio. L’indiscutibile bellezza di Ngapali Beach 3 km di sabbia dorata, una collana di palme da cocco altissime e un oceano da sogno; da Ngapali a Gyeik Tawe (Ngapali è solo...
by Monica Nicoliello | Apr 13, 2016 | Asia |
Vedere il tramonto sulla Piana di Bagan in Birmania era una delle mie #100cosedafareprimadimorire, e le aspettative erano altissime. Quella della Bagan Plains è la prima immagine che salta in mente quando si pensa a un viaggio in Myanmar: è la copertina della Lonely Planet (mongolfiera inclusa), sono le parole di Marco Polo che la riteneva “uno dei luoghi più belli al mondo”, oppure sono quelle di Tiziano Terzani che la descriveva come “uno di quei luoghi che ti rende fiero di appartenere alla razza umana“. Raggiungere la Piana di Bagan è il sogno di qualunque viaggiatore che ami i paesi asiatici. In una pianura silenziosa, estesa come Manhattan, sono concentrati oltre 2.300 templi perfettamente conservati mentre un altro migliaio giace sotto forma di cumuli di pietra distrutti dal tempo e dai terremoti. Templi rossi, dorati, imbiancati in ogni direzione e prati verdissimi, poche strade asfaltate, molti sentieri sabbiosi attraversati da carretti, biciclette e oggi motorini elettrici. Orchidee, ninfee, alberi di casuarina, banani, grandi e rigogliosi, sicuramente merito dell’acqua abbondante e del caldo costante. Cupole d’oro, pietre intarsiate, mattoni rosati immersi tra foreste di acacie e tamarindi, campi di arachidi e soia, di sesamo e mais. E dentro questo scrigno naturale si trova un miracolo archeologico che non ha niente da invidiare ai parenti illustri Angkor in Cambogia o Borobudur in Indonesia, anche se forse un po’ meno conosciuto. Non appena scendiamo dalla mini crociera sul fiume Irrawaddy, di fronte alla maestosità del sito e alla presenza di così tanti punti di interesse sparpagliati per tutta la piana di 20 kmq, la prima domanda che mi sono posta è stata: come organizzare questi 2 giorni a Bagan? C’è un attimo di “panico” di fronte...
by Monica Nicoliello | Apr 7, 2016 | Asia |
Se vogliamo trovare un difetto al Myanmar si potrebbe dire che, effettivamente, dopo un po’ non se ne può più di pagode, paya e stupa conditi in tutte le salse. Per spezzare l’andazzo di questo viaggio, certamente splendido ma un filino monotematico, il fiume Irrawaddy (chiamato anche Ayeyarwaddy) ci ha offerto un’occasione imperdibile. Infatti la crociera fluviale lungo il corso d’acqua più importante della Birmania, un simbolo di questo Paese, è un vero e proprio classico. Secondo voi potevo perdermela? Da Mandalay a Bagan il mezzo di trasporto principale, più antico, più semplice, più funzionale era uno solo: la barca 🙂 Migliaia di barche di ogni tipo, battelli postali, traghetti statali, barche da crociera, navi cargo, semplici piroghe, il retaggio dell’impero coloniale inglese degli anni ‘20 unito al sapere secolare di un popolo abituato a muoversi sull’acqua. Muoversi in barca ti fa cambiare prospettiva, te la rallenta, ti permette di vedere la vita che si svolge sul fiume e, in un viaggio di continui spostamenti, è perché no anche relax. Non è una crociera di serie B, ma un’alternativa al trasferimento su strada di tutto rispetto. “La prima condizione per comprendere un paese straniero, è annusarlo” (Rudyard Kipling) E navigare lungo questo fiume in effetti ti permette di respirare la sua atmosfera e di percepirla in modo nuovo. Poi certo, visto che a me piace raccontare sempre il bello o il brutto di un’esperienza senza filtri e indorature perché vivo i luoghi da semplice viaggiatrice, vi dico che il paesaggio è molto “flat”, non bisogna aspettarsi panorami impressionanti. La chiave interessante è proprio la comunità contadina, i villaggi rurali, le imbarcazioni...
by Monica Nicoliello | Mar 22, 2016 | Asia |
Prima di partire per il Myanmar, avevo sentito dire da altri viaggiatori che Mingun, Sagaing, Inwa e Amarapura, ovvero le 4 capitali storiche della Birmania che si trovano nei dintorni di Mandalay, erano meglio di quest’ultima e più gettonata città (anch’essa una ex capitale, per la precisione l’ultima prima dell’occupazione britannica). Sarò sincera: venendo dalla tranquillità del lago Inle e delle colline intorno a Pindaya, Mandalay col suo traffico, il suo smog e la sua moderna impronta cinese, a pelle non mi ha entusiasmato molto. Così, avendo due giorni a disposizione, mi sono lasciata guidare dall’istinto e ho scelto di approfondire la conoscenza delle 4 capitali storiche nelle sue vicinanze. E, si sa, l’istinto è spesso una buona guida. Il regno di Mandalay possedeva una caratteristica: i sovrani avevano la passione di spostare continuamente la capitale. Era un modo per lasciare la loro impronta duratura. Fatto sta che la campagna attorno a Mandalay visse secoli di febbrile attività. I palazzi dei sovrani scomparivano rapidamente, perchè costruiti di legno. Gli edifici religiosi invece, costruiti in pietra e mattoni, rimasero. Sagaing, Inwa, Mingun e Amarapura si contesero il primato per quattro secoli, finche’ gli inglesi posero fine alle lotte interne. Fatto sta che a due passi da Mandalay ci sono dei veri spettacoli, avvolti in pascoli e campi di riso, tutti collegati dal fiume Irrawaddy. Raggiungibili in giornata in battello, con un’auto o prendendo un taxi-giornaliero. O per chi vuole una vera immersione local consiglio di provare il tuk-tuk, gli autobus birmani che sono delle semplici camionette con due assi di legno a mo’ di sedili, di solito stipate di genti e bagagli, tanto all’interno quanto...