Ho bazzicato Mantova per anni, parecchi, sai com’è ho sposato un mantovano! Capita. Di questa meraviglia architettonica, il Palazzo Ducale, ne ho sempre sentito parlare in termini entusiastici, sì da loro, dai mantovani. E lo ammetto candidamente, non ci avevo mai messo piede dentro. E’ un po’ come quando sei di casa da qualche parte, alla fine sì tutto bello, ma ci si abitua subito a quello che si ha davanti agli occhi di continuo. Così dallo straordinario diventa ordinario e poi quasi non te ne accorgi più 🙁
Poi questa estate, per destino o per scelta, a Mantova siamo diventati residenti e:
- non era mica accettabile continuare a vivere qui nell’ignoranza;
- mi sono un po’ stufata dell’immagine monotematica che Mantova ha all’esterno, manco uno che mi abbia detto “ah sì, vai a Mantova, quella del Palazzo Ducale” e invece tutto un coro di “buoniiii i tortelli di zuccaaaaa”, con tutto il rispetto per l’arte culinaria, che da queste parti la conoscono bene;
- complice una mattinata di sole ho deciso che bisognava colmare il gap.
Quando si entra da piazza Sordello non ci si rende proprio conto della complessità e dell’ampiezza di questo edificio. In realtà sono di fronte alla residenza storica della famiglia Gonzaga che per 4 secoli (fino al XVII sec.) governò la regione e realizzò quelle che per noi oggi sono circa 500 camere o sale da ammirare oltre ai cortili e camminamenti. Solo una parte sono oggi visitabili e, dopo il terremoto del 2012, ancora meno, anche se dal 16 luglio al 5 ottobre 2014 è stato temporaneamente riaperto il Castello S. Giorgio per apprezzarne quanto disponibile, compresa la famosa Camera degli Sposi… non potevo lasciami scappare l’occasione!
I Gonzaga non scherzavano affatto, alla loro corte rinascimentale solo i migliori 🙂 Preparatevi a entrare in un vero scrigno dell’arte italiana, sala dopo sala vi faranno compagnia Mantegna, Pisanello, Perugino, Costa, Correggio per citarne solo alcuni. No, l’arredo è stato quasi tutto portato via, ma per assurdo questo permette di leggere meglio gli ambienti, le prospettive, le proporzioni, apprezzarne gli affreschi, gli arazzi, i soffitti, i quadri e quel che resta. Questione di punti di vista.
Non è un semplice dedalo d’arte di fronte al quale puoi solo inchinarti, mi fermo a guardare i dettagli, sulle orme di Philippe Daverio vedo particolari, volti, armature, abiti delle dame e cavalli, il torneo dei cavalieri. Poi sbircio fuori da una finestra, come nella mente di un regista immagino piazza Sordello con la battaglia tra i Bonacolsi e i Gonzaga, vista nel quadro della prima sala e il cinema ha inizio 🙂 Ma andiamo con ordine: nel palazzo ogni stanza ha un nome che evoca un segreto, un profumo, una storia dimenticata, una fantasia dove rituffarsi.
Lo Scalone delle Duchesse, seicentesco, apre le danze e introduce al piano nobile, la Sala del Morone, l’Appartamento di Guastalla, la Sala del Pisanello con un ciclo ispirato alle gesta cavalleresche, le pale d’altare della Galleria Nuova, la Sala degli Arcieri con la Santissima Trinità del Rubens e la Vergine del Viani, la grande volta affrescata della galleria degli Specchi, i soffitti lignei dell’appartamento di Vincenzo, il Corridoio dei Mori… vi lascio una photogallery perché le sperticarsi in parole qui serve davvero a poco. Gustatevi il palazzo con gli occhi 🙂
E poi ci sono le curiosità a dare pepe alla visita. Nella Sala degli Arcieri troverete un Rubens dimezzato, se guardate bene ci sono dei ritagli nella tela, l’opera è stata rimaneggiata e ridotta, alcune parti asportate e riapplicate tipo puzzle. Nella Sala di Giuditta si nasconde invece un Mantegna venduto: sulle pareti, al posto delle tele che vedete ora, erano collocati i Trionfi del Mantegna, che Vasari, il più grande storico dell’arte del tempo, definì “la miglior cosa che Mantegna lavorasse mai”. E il mistero dov’è? Nel Seicento le casse dei Gonzaga erano quasi all’asciutto e ahimè i Trionfi vennero venduti al re d’Inghilterra Carlo I. Il Palazzo Ducale va visto così, come una scena del crimine… dopo i Gonzaga ci hanno pensato i Lanzichenecchi a portarsi via il resto.
E non finisce qui: come in ogni palazzo che si rispetti c’è il Labirinto dell’Amore, ma mica come tutti gli altri! A dispetto di ogni legge fisica il labirinto al Ducale è appeso al soffitto, sfrattato da Palazzo San Sebastiano e messo qui dal duca Vincenzo I, a spiegare come è tortuosa la via che porta all’amore (mica trovarlo, è reggerlo una vita la vera impresa!!). Tutto a testa in sù. Il gioco continua poi nelle Stanze degli Arazzi dell’Appartamento di Guglielmo: si respirano le forme di Raffaello, gli arazzi cinquecenteschi derivano dai suoi disegni per Cappella Sistina, alcuni sono veri, qualcuno è stato invece dipinto ed è….rullo di tamburi…strafinto! Quindi occhio alle differenze.
E poi lei, una delle protagoniste carismatiche della storia della città, e la Grotta di Isabella d’Este, il suo spazio privato, dove il tempo si ferma e non c’è spazio per la fretta, perché ci si perde negli esercizi di prospettiva delle tarsie lignee e si possono cercare i suoi enigmi, gli indovinelli, il suo passaggio. Soprattutto lei si interessò di cultura esoterica, di alchimia, e qui nel Palazzo Ducale c’era un percorso alchemico che comincia nel Giardino dei Semplici, un luogo iniziatico con piante seminate secondo antiche leggi ermetiche e poteri magici, per finire nel laboratorio alchemico sotto gli Appartamenti delle Metamorfosi, nascosto dalle piantine ufficiali del palazzo (dopo il terremoto del 2012 chiusi al pubblico).
E poi si chiude in bellezza, da tanto tempo mi ero ripromessa di farci una capatina e finalmente eccola, la “Camera Picta” o Camera degli Sposi, realizzata dal Mantegna per Ludovico II Gonzaga tra il 1465 e il 1474. Se volete farvi un’idea di come funziona un trompe-l’œil siete nel posto giusto, l’artista concepisce l’ambiente come un’illusione spaziale, come se stesse guardando oggetti reali e tridimensionali, in realtà dipinti su una superficie bidimensionale. Il soggetto è talmente realistico da far sparire la parete su cui è dipinto. E allora mi fermo al centro, alzo lo sguardo e l’”oculo” è una prospettiva aperta verso il cielo, un piccolo vano quasi cubico che diventa grande grazie a una raffinata finzione scenica. Teatralità, cultura classica e maestria in questo angolo fantastico di Rinascimento.
Il terremoto del 2012 non ha certo tolto fierezza e nobiltà al Palazzo Ducale, e se decidete di passare a scoprirlo fatemi un fischio…un caffè insieme è garantito 🙂
INFO UTILI: Tenete presente che da Luglio 2014 il Museo è gratuito tutte le prime domeniche del mese e, sempre dallo stesso periodo ed in via sperimentale, sarà aperto il Venerdi In Arte dalle 20.00 alle ore 22.00 con biglietto separato.
Indirizzo: piazza Sordello 40, Mantova
Telefono: 0376 352100 (biglietteria: 0376 224832)
Biglietto intero 6,5 euro con ridotto a 3,25 euro
Orari di visita: dal martedì alla domenica dalle 8.15 alle 19.15 (chiusura biglietteria ore 18.20)
Lunedì chiuso
Qui tutto quello che vi serve se volete visitarlo 🙂
A Mantova non sono mai stata, ma è una città che mi affascina e prima o poi ci farò un salto 🙂
Vieni vieni e quando arrivi fammi un fischio che ci conosciamo, stop writing let’s talk 🙂
A Mantova, o meglio, a Sustinente, ho abitato un anno e mezzo. Mi ricordo che del Palazzo Ducale mi aveva colpito che i Gonzaga erano tutti gobbi! No, a parte gli scherzi è magnifico. Aspetto tua recensione, come e meglio di Philippe Daverio, su Palazzo Te.
Per quanto riguarda la culinaria io ricordo con commozione anche la torta Elvezia…
Noooo, l’Elvezia e’ la mia preferita, 1000 punti a 1 alla sbrisolona 🙂 per Palazzo Te ho preso la Mantova card e prima o poi arriva.
Monica Nicoliello , come NoN , aspettarmi anch’io un caffè Da Mantovani , un Dì , QuanDo vorrà , eppppoi , un articolo COSÌ eDito il 22 giorno Del mio compleanno ?