Salar de Uyuni: un marchio a fuoco in un deserto di sale

Salar de Uyuni: un marchio a fuoco in un deserto di sale

Ogni viaggiatore cova per anni dentro delle mete per lui simboliche, dei “prima o poi ci andrò”, dei luoghi da vedere prima di morire. Dei fermo immagine della mente in cui il desiderio di solito si fa sospiro e pochissime volte diventa realtà. E il Salar de Uyuni in Bolivia non può che essere uno di questi. Perchè è purezza assoluta a perdita d’occhio, è silenzio imperante, è orizzonte che si perde ovunque ti giri, è il pù grande deserto di sale sulla faccia della Terra. Qui l’uomo è un dettaglio, è nulla, è preda di effetti ottici, di giochi naturali, di colori intensissimi, di venti sferzanti, di temperature gelide, di assenza totale di agi, in un paesaggio surreale e unico al mondo. E’ un mare bianco a 4000 mt di oltre 12.000 km quadrati. Un luogo dove riconnettersi con la Terra, una terra meravigliosa nella sua asprezza e nella sua bizzarria, perchè basta una notte di pioggia (se capitate come me nella nostra estate, cioè la stagione invernale secca boliviana dovrete sperare nel meteo, altrimenti durante la stagione delle piogge lo spettacolo dei riflessi è garantito) per regalarvi degli specchi dove diventa impossibile distinguere il confine tra cielo e terra, grazie ad un sottile velo di acqua sulla suferficie del Salar. L’orientamento si perde, solo i locali sono in grado di passare indenni qui dentro, evitarne i pericoli e rispettare i tempi tra le distese accecanti di sale, i vulcani, i canyon, le lagune selvagge… perchè il Salar de Uyuni è solo l’inizio di una tre giorni in 4×4 memorabile. Scendo dalla jeep tra un rivolo e l’altro, mi...
Perù: Chivay, Lagunillas, La Calera, tre perle minori

Perù: Chivay, Lagunillas, La Calera, tre perle minori

In ogni viaggio ci sono le tappe principali, quelle più conosciute e imperdibili, quelle che ci hanno spinto verso una meta, e poi ci sono le perle minori da scoprire lungo la strada per creare la nostra collana personale di ricordi, di incontri, di sensazioni magari completamente parallela e alternativa a quella immaginata prima di partire. Oggi vi racconto di un Perù minore, tre tappe piccole ma ricche di personalità, autentiche e ognuna con la capacità di arricchire ulteriormente un viaggio peruviano già pieno di tappe famose. Il mercato di Chivay Vicino al Canyon del Colca, c’è el pueblo di Chivay, dove gli alpaca fanno compagnia ai ragazzini come fossero cani di piccola taglia, dove le donne di diverse tribù parlano solo quechua, si incontrano per commerciare e scambiare i loro prodotti, dove i colori appariscenti dei costumi tradizionali sanno di autentico e ancora poco intaccato dal turismo.  Tutte le vie di Chivay conducono a Plaza des Armas, dominata dalla chiesa coloniale di Nostra Signora dell’Assunzione… non c’è molto altro da vedere. C’è poco da fare gli schizzinosi, addentratevi nel mercato e aprite gli occhi: banchi di artigianato e abbigliamento confezionato con “bordados” (ricami e passamanerie locali) si alternano a mais  di colori mai visti e mais nero con cui qui si prepara la chicha, il vino degli Incas, a tagli di carne, pollame, orto-frutta, formaggi e banchetti di cibi cucinati al momento, lo street food peruviano.  Me ne esco con un pranzo volante di tutto rispetto: sacchetto di banane essiccate tipo chips e spiedini di alpaca fatti al momento, una vera bontà. E’ uno spaccato di vita reale di un paese semplice: gli ambulanti,...
Gardone Riviera, Heller Garden: tutto il mondo in un giardino botanico

Gardone Riviera, Heller Garden: tutto il mondo in un giardino botanico

Solo un grande appassionato di natura, amante dei viaggi e un creativo potevano materializzare questa visione, frutto di due storie: agli inizi del ‘900 il medico naturalista e dentista Arturo Hruska, al lavoro presso la famiglia degli Zar, lascia l’Austria per trasferirsi a Gardone Riviera, innamorato della bellezza dei luoghi. Appassionato di viaggi e di giardini, proprio qui trova l’ambiente ideale per creare il suo personale giardino botanico terrazzato a vigneto, che inizia a far crescere con specie vegetali incontrate durante le sue numerosi esplorazioni. Nel 1988 l’artista austriaco André Heller, annoverato fra gli artisti multimediali più influenti del mondo, è riuscito a trasformare questo luogo in un giardino visionario dove sono ospitate non solo piante provenienti da tutto il mondo ma numerose opere d’arte donate da artisti internazionali quali Keith Haring, Roy Lichtenstein, Erwin Novak, Susanne Schmoegner e Rudolgh Hirt,Mimmo Paladino, Peter Pongratz, Auguste Rodin. I rumori della vita sono lontanissimi, e dovete entrare a passo lento, fare spazio alla curiosità, la sorpresa è dietro ogni angolo. L’Heller Garden è un giardino piccolo e fuori dal comune. Un complesso ecologico di ambiente naturale e selezionati oggetti d’arte che diventa un ensamble unico: arte e natura si fondono, sorridono ai visitatori, specie botaniche da ogni parte del mondo, dalle Alpi all’Himalaya, dal Mato Grosso alla Nuova Zelanda, dal Giappone all’Australia, al Canada, all’Africa insieme a opere di scultura contemporanea, ruscelli, ninfee, laghetti artificiali, piccoli sentieri e gradini intagliati nella roccia o passerelle sui laghetti. Giochi d’acqua zen, che invitano alla meditazione, le guglie delle Dolomiti e le montagne asiatiche che si guardano, canne di bambù e prati di orchidee, stagni di ninfee e...
(Quasi) 50 Paesi: ma qual è il mio viaggio preferito?

(Quasi) 50 Paesi: ma qual è il mio viaggio preferito?

Giorni fa, sapendo che si avvicina la partenza per il mio 50° Paese visitato/vissuto/amato (ebbene si, per una volta festeggio le nozze d’oro!) mi è stata posta da Valeria questa domanda: “Wow quanti! Quale paese hai preferito?” Domanda da un milione di dollari che, lì per lì, mi ha fatto spaziare su un mappamondo ideale, attraverso 25 anni di viaggi (eh si, il mio vagabondare è una storia molto lunga, iniziata da ragazzina e continuata con costanza e determinazione), di esperienze, di luoghi attraversati. In pochi minuti, una specie di rush impazzito. Aiuto! Allora mi è tornato alla mente un libro letto all’università, Le città Invisibili di Italo Calvino e una citazione che, traslata, potrebbe essere una risposta perfetta a questa domanda:   Ed è proprio questa l’unica risposta che credo abbia un senso, ogni paese che in quel preciso momento ha saputo rispondere a una mia domanda, che fosse il desiderio di libertà, di divertimento, di affermazione professionale, di profondità, di amore, di natura o di mare, di voglia di provarci e mettersi in gioco, di confronto. Ogni meta ha senso solo quando non ci passi attraverso, ma ti regala qualcosa, ti cambia un po’ e grazie alla sua gente, ai suoi panorami, alla sua realtà sa rispondere a un tuo preciso bisogno/richiesta…poi sì, se volessi essere più banale forse io un debole per l’Australia l’ho sempre avuto, perchè mi ha fatto stare tremendamente bene e risponde a tante mie domande insieme, ma ho imparato a sapere che oggi dico così, magari tra 5 anni le condizioni al contorno cambiano tutto 🙂 E allora, ripercorrendo gli anni e i...
Quanto costa un viaggio in Islanda? Un esempio pratico

Quanto costa un viaggio in Islanda? Un esempio pratico

Viaggiare costa, è inutile negarlo, soprattutto in alcuni Paesi. Quando affronto un viaggio non è mia abitudine parlare esplicitamente di budget. Però visitando l’Islanda la mia esperienza dal punto di vista economico è stata talmente forte da convincermi a parlarne sul blog. Ho pensato quindi a un post dove elencare i costi oggettivi che si devono affrontare se si decide di partire per questa destinazione. Quando si è vincolati come me a viaggiare in alta stagione e non si può prenotare molti mesi prima, quando magari non si ha più né l’età né la voglia di usare tenda e fornelletto al freddo, quando non si vuol fare l’autostop o il couchsurfing perché si ha una figlia piccola, allora bisogna essere consapevoli di quello a cui si può andare incontro. Soprattutto se la meta prescelta è l’Islanda, nazione high-cost per eccellenza.   Il nostro viaggio in Islanda Già prima della partenza, un tam-tam di amici viaggiatori che erano stati in Islanda prima di me mi aveva allertato sul fatto che fosse una destinazione costosa. Ma quanto esattamente? Se penso agli on the road più cari fatti finora la classifica potrebbe essere la seguente: Islanda Scandinavia Australia Nuova Zelanda Di certo non rientrano in classifica l’Asia, l’Africa, il Sud America e neppure gli Stati Uniti, decisamente più abbordabili sotto tanti punti di vista. I cosiddetti paradisi tropicali invece fanno storia a sé e non credo c’entrino nulla con un viaggio on the road, quindi li ho esclusi (anche se alcuni entrerebbero alla grande nella categoria dei Paesi più cari). Ma per avere un dato reale su cui ragionare vediamo innanzitutto le mie condizioni di partenza: 3 persone (2 adulti e 1 bambina di 7 anni). 14 giorni di viaggio...

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